In Puglia il campo largo si allarga sempre di più. Ad allargarsi però è solo quello delle polemiche, delle accuse reciproche. Del tira e molla. Dopo l’ultima bufera giudiziaria che ha coinvolto un assessore regionale della giunta Emiliano, Anita Maurodinoia, il Movimento cinque stelle rompe con il Pd, il partito espressione dell’assessore coinvolto e che nel frattempo si è dimessa da tutte le cariche elettive e dal partito stesso.
Giuseppe Conte al riguardo è categorico. «Non ci sono più le condizioni per svolgere seriamente le primarie, riteniamo che le ragioni che ci hanno spinto a sostenere Laforgia permangano immutate, anzi si rafforzano». Niente più primarie del campo largo per designare il candidato alla guida del Comune di Bari, a tre giorni dal loro svolgimento. È l’ennesima bufera che si abbatte sulla città, coinvolgendo esponenti politici di primo piano.
La situazione è tesa. Sia nel Partito democratico, sia nel M5s. Il tentativo dei pentastellati di dare lezioni di moralità è fallito. I democrat non ci stanno. «Il Movimento non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno» e, ancora, da «soli non andranno da nessuna parte», sono solo alcuni dei commenti degli esponenti del Pd. Conte, nel frattempo, tira dritto per la sua strada, senza ripensamenti, incurante di un partito “amico” che bolla la sua scelta come «incomprensibile». A Bari il campo largo si frantuma, lasciando per strada i cocci di quel progetto comune che anche in Puglia si voleva sperimentare, sulla scia del successo ottenuto in Sardegna. I cocci di un progetto che a Bari è tramontato sul nascere, metafora di ciò che poteva essere e non sarà più.