Questa mattina il mondo ha perso una guida spirituale, un uomo capace di unire popoli, culture e religioni con la forza disarmante della semplicità e dell’ascolto. È venuto a mancare Papa Francesco, il Pontefice che ha saputo parlare ai cuori prima ancora che alle coscienze. Un uomo che, prima di diventare Vescovo di Roma, ha vissuto esperienze che lo hanno reso straordinariamente vicino a chi ogni giorno affronta la vita reale, fatta di sacrifici, di notti di lavoro, di incontri difficili e di vite ai margini.Pochi sanno – o forse pochi ricordano – che Jorge Mario Bergoglio, da giovane, ha lavorato come buttafuori in un locale malfamato di Córdoba, in Argentina. Lo faceva per mantenersi agli studi, ma quell’esperienza ha inciso profondamente sulla sua formazione umana. In quel contesto duro e spesso segnato dalla solitudine e dall’emarginazione, ha imparato ad ascoltare senza giudicare, a proteggere senza discriminare, a riconoscere la dignità anche in chi la società tendeva a dimenticare.È lì, tra una porta da sorvegliare e un volto da scrutare, che è nato il seme di quella pastorale della vicinanza che avrebbe poi caratterizzato tutto il suo pontificato. Francesco non ha mai smesso di essere un uomo di strada, uno che conosceva la notte, la paura e l’invisibilità sociale. E proprio per questo ha scelto di essere il Papa degli ultimi, dei poveri, dei migranti, dei detenuti, degli scartati. Ha voluto una Chiesa “ospedale da campo”, aperta, accogliente, capace di curare le ferite prima ancora di giudicare i peccati.Come Presidente dell’AISS, e come rappresentante di chi lavora ogni giorno per garantire sicurezza con discrezione e umanità, sento di poter dire che Papa Francesco ha restituito dignità anche alla nostra professione. La sua esperienza giovanile come buttafuori non è stata un episodio marginale, ma un tassello importante della sua visione del mondo. Una visione fondata sulla prossimità, sul rispetto e sulla capacità di vedere l’altro non come un problema, ma come una persona.Oggi lo salutiamo con dolore, ma anche con gratitudine. Perché ci lascia un esempio raro di coerenza, coraggio e compassione. E ci ricorda che anche dalle esperienze più umili può nascere una grande luce.Grazie, Santo Padre. Continueremo a camminare con quel senso di umanità che Lei ci ha insegnato.
Franco Cecconi