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Allarme sanitario: ”In alcune regioni le sale operatorie chiuderanno per carenza di chirurghi”

Le borse di specializzazione sono sempre più deserte e i medici lasciano il Ssn per il privato. Importare gli stranieri è la soluzione?

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La carenza di chirurghi è un problema serio, capace di influenzare pesantemente l’accesso ai servizi sanitari, specialmente nelle regioni svantaggiate. Questo potrebbe portare alla chiusura temporanea di alcune sale operatorie, con conseguenze negative sulla capacità del sistema sanitario di gestire le emergenze.

Ipotetico scenario per il futuro prossimo

Si immagini un cartello con la scritta “chiuso per carenza di chirurghi” fuori dalla sala operatoria di un ospedale pubblico italiano. E’ uno scenario non molto lontano dalla realtà.
Il numero insufficiente di chirurghi, compromette direttamente la capacità degli ospedali pubblici di fornire cure adeguate. Testimonia la necessità urgente di affrontare il problema della fuga dei medici verso il settore privato e all’estero. E la mancanza di investimenti per la formazione di nuovi specialisti.
Inoltre, il cartello suggerisce una pausa forzata nelle attività chirurgiche, con tutte le implicazioni negative che ciò comporta per i pazienti in lista d’attesa, magari per interventi urgenti. Un campanello d’allarme che rende necessario l’adozione di misure concrete per invertire questa tendenza, garantendo a tutti i cittadini l’accesso a cure mediche di alta qualità.
Sulla questione è intervenuto il presidente Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani), Marco Scatizzi, che allarmato, lancia l’avvertimento secondo cui ”nei prossimi anni si chiuderanno le sale operatorie. Se in Liguria si sono iscritti alla Scuola di specializzazione in Chirurgia generale solo 4 laureati in Medicina, nei prossimi 5 anni – cioè a chiusura del ciclo di studi – la necessità di specialisti della regione, considerando i tanti colleghi che andranno in pensione, sarà molto più alta rispetto a 4 specializzandi. Questo scenario è riproducibile in tante altre regioni”.
La carenza di chirurghi è un problema diffuso in molti Paesi europei, ma in Italia sembra essere particolarmente grave e persistente nel tempo.
Oggi vediamo solo le conseguenze. ”Se negli ultimi anni – prosegue il presidente Scatizzi – le borse di specializzazione in Chirurgia sono aumentate, c’è una preoccupante tendenza sul fatto che rimangano deserte. Il dato è allarmante. Siamo passati dal 28% del 2022 al 56% del 2023. E’ una tendenza in costante aumento e fotografa il fatto che i giovani medici non scelgono più la chirurgia generale. Se a questo aggiungiamo che c’è anche una fuga dal Ssn, con colleghi che a 50 anni vanno via per andare a lavorare con maggiori sicurezze nel privato e chi va in pensione, si capisce bene che il futuro della chirurgia nella sanità pubblica è molto a rischio”. L’arrivo dei medici cubani in Calabria ha tamponato la carenza di personale medico; infatti, ”In Europa ci sono realtà molto più appetibili dal punto di vista economico rispetto all’Italia” e alla Calabria, e quindi – aggiunge Scatizzi, il medico cubano “una volta che avrà toccato con mano la realtà sanitaria italiana e le mille difficoltà, temo cambierà in breve tempo aria”.

Il punto della situazione: il Congresso nazionale a Napoli

Nella città partenopea, il 12 e 15 maggio, avrà luogo il 42-esimo Congresso nazionale, organizzato da Acoi. Dove si auspica emergano le soluzioni da proporre e adottare per sciogliere il bandolo della matassa. Altre questioni appaiono all’orizzonte. Una tra tutte, lo scudo penale per i medici. “Quello proposto – spiega il presidente di Acoi – si applica ad alcune specifiche fattispecie molto ristrette. La nostra commissione giuridica ha espresso molti dubbi e stiamo valutando se impugnare la norma davanti la Corte Costituzionale proprio per la temporalità ristretta che prevede, visto che l’anno scorso quel dato fatto era punibile e oggi no lo è più. E’ necessaria su questa materia una più ampia riflessione e una riforma legislativa. Aspettiamo che la Commissione Nordio – conclude – mandi la relazione al Parlamento, ma è davvero necessaria una riforma penale e civile per attenuare il contenzioso legale che sta diventando uno dei motivi più seri per cui un giovane laureato in Medicina non sceglie di fare il chirurgo”.

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