di Adriana Toman
ALTA VELOCITÀ SENZA VOCE
Si è svolta il 7 marzo scorso a Castrovillari una iniziativa sull’Alta Velocità che ha messo intorno ad uno stesso tavolo i Sindaci delle principali città della Provincia di Cosenza, tecnici, politici e la cittadinanza. Nel corso dell’incontro, coordinato da Armando Garofalo, hanno preso la parola Giovanni Fazio segretario del circolo Pd di Castrovillari, Franz Caruso per la Città Capoluogo, Flavio Stasi per Corigliano Rossano, il Sindaco di Castrovillari Domenico Lo Politoche ha ospitato l’iniziativa nella sede del Comune, il prof. Luigi Martirano docente della Sapienza di Roma di ingegneria astronautica, elettrica ed energetica, in differita, Francesca Dorato della segreteria regionale del PD, il Prof Roberto Musmanno Ordinario del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Unical, già Assessore alle Infrastrutture della Regione Calabria dal 2015 al 2020.
Avrebbe dovuto esserci anche Antonio Misiani responsabile infrastrutture della Segreteria Nazionale del PD, che si è collegato in differita per dare un breve contributo all’iniziativa.
Alta Velocità vera e non di “velocizzazione”
Quello dell’Alta Velocità in Calabria è un tema cruciale per lo sviluppo del meridione. Nel corso della serata si è parlato del tracciato, si è cercato di fare un punto sulla situazione, si sono espresse speranze e messi in cantiere buoni propositi di mobilitazione territoriale.
Si sono fatti anche i conti con la realtà.
Una realtà che squaderna impietosa la mancanza di voce della Calabria ai tavoli che contano per la realizzazione di una Alta Velocità vera e non di una “velocizzazione” del tratto tirrenico che collega Praia a mare con Lamezia, per proseguire fino a Reggio Calabria. Quando viene raccontato che si investirà su un ammodernamento della linea esistente è bene che si sappia che non si parla di Alta Velocità. Ve l’immaginate un Freccia Rossa passare a 300 Km/h nel cuore di Diamante in piena estate? O attraversare Guardia Piemontese, Tropea? Immagino i panni stesi ai balconi risucchiati dal vuoto d’aria dietro al treno. Già oggi con la linea esistente ci sono problemi perché, quando fu realizzata non si pensò ad uno sviluppo urbanistico in direzione del turismo legato al mare, e la costa tirrenica si trova sfregiata da una linea ferroviaria ingombrante come un dinosauro in una cristalleria, con il passaggio di treni che la rassegnata pazienza indigena si è abituata ad accettare come un male necessario. Quello che non viene ricordato è che una linea A.V. ha bisogno di un proprio percorso con rigide regolamentazioni tecniche riguardanti i raggi di curvatura, la tipologia dell’armamento, che non può coincidere con quello della linea ferroviaria tirrenica esistente. Andrebbe fatta una apposita linea a mezza costa, sulle pendici dell’Appennino paolano, il cui percorso si dovrebbe svolgere per il 60% in galleria. Un danno ambientale immane ed un costo non certamente minore.
Un tracciato razionale era stato già ipotizzato nel 2005, come ricordato dal Prof. Luigi Martirano nel suo puntuale e documentato intervento, ed era quello che camminava lungo l’autostrada A2. Quell’autostrada che a fine anni ‘60 Giacomo Mancini aveva voluto servisse il cuore della Sibaritide. Allora Mancini dovette vincere infinite resistenze, tra cui la più insidiosa, che quella autostrada avrebbe servito “il nulla”, transitando in un’area che avrebbe tagliato fuori gran parte del nord della Calabria, e l’intero crotonese. Ma il compito del politico è quello di anticipare, di avere visioni, di determinare il futuro e quella Autostrada, che allora si chiamava “del Sole”, è stata comunque una formidabile infrastruttura per rompere l’isolamento di un’area del Paese che stava restando indietro. Per collegare Roma con Castrovillari, Cosenza, Lamezia fino Reggio Calabria. Oggi dalla Sibaritide partono tir di clementine, di pesche, di arance ed altri prodotti agroalimentari di qualità verso il nord, verso l’Europa, e quell’area, nel dopoguerra desolata, svolge ora un importante ruolo nell’economia calabrese.
La Calabria è senza voce
Oggi l’Alta Velocità rappresenta quello che allora è stato l’Autostrada del Sole. Dove arriva l’A.V. il Pil cresce “anche a due cifre” ha detto il Prof. Musmanno nel corso dell’iniziativa a Castrovillari.
Ma oggi la Calabria è senza voce. È incastrata in un girone infernale, condannata a camminare invano verso un angolo senza via d’uscita. L’angolo tra due muri immani che non riesce neanche ad aspirare di scavalcare. Mancini era ministro, e allora ebbe la forza di asfaltare anche le ostilità verso quell’investimento.
Oggi chi c’è ad alzare la voce e a battere i pugni sui tavoli al Ministero dei Trasporti per conto della Calabria? L’attuale legge elettorale ha tolto la voce ai territori e la classe dirigente, la politica ammessa a rappresentare le Regioni, viene selezionata nelle stanze romane, aderente più possibile ai desiderata del potere centrale.
I rappresentanti calabresi sono imposti dai partiti romani che li selezionano per assecondare le scelte più consone alle aree forti e già sviluppate e non per difendere gli interessi e i diritti di un territorio che vive una condizione di marginalità. Per dare voce ai bisogni della popolazione. La vicenda della mancata realizzazione dell’Alta Velocità ne è una bruciante e dolorosa conferma. Nei pensieri di chi rappresenta la Calabria oggi, non vi sono i grandi problemi che bisognerebbe affrontare con priorità e risolutezza. Basti pensare alla ferrovia Jonica. Durante la stagione in cui Roberto Musmanno è stato Assessore Regionale alle infrastrutture, furono investiti dalla Regione 700 milioni di euro per il rinnovamento e l’elettrificazione della linea ferroviaria jonica. Era il 2018 e nel giro di un paio d’anni sono stati cambiati i binari, programmata e finanziata l’abolizione dei passaggi a livello, alzati i pali per la linea elettrica da Sibari fino a Catanzaro Lido. Il mandato di quella giunta fu interrotto da una serie di operazioni giudiziarie che hanno bloccato un progetto strategico di sviluppo, creando un danno di portata storica. Nonostante tutto la linea Jonica era stata quasi completata da Sibari a Catanzaro Lido. Mancava solo la stesura dei cavi elettrici. Ebbene…dal 2020 ad oggi è rimasto tutto fermo. Non è stato steso un solo metro di cavo elettrico. Se fosse stato montato, oggi il Freccia argento che parte alle 6,30 dalla stazione di Sibari per arrivare alle 15,30 a Bolzano potrebbe partire da Crotone e far fermata a Corigliano Rossano, servendo un territorio con oltre 250 mila abitanti. Trenitalia non era affatto orientata ad istituire quel Freccia argento. Pensava che i vagoni sarebbero rimasti vuoti. La Regione mise allora sul piatto un milione e seicento mila euro per convincere Trenitalia, facendosi carico del costo di quel servizio, che poi ai fatti si è rivelato utile e competitivo. Il treno continua a partire ogni giorno ed è sempre pieno.
Durante il suo assessorato Musmanno faceva riunioni per controllare l’andamento dei lavori sulla Ferrovia Jonica ogni 15 giorni. C’erano ogni volta problemi da risolvere, con i Comuni, con la burocrazia etc. si risolvevano e i lavori sono andati avanti.
La Calabria è ostaggio di una classe dirigente concentrata solo su sé stessa
Oggi si registra una caduta di attenzione ed un’assenza d’iniziativa su problemi rilevanti e vitali per il futuro del territorio. La Calabria è ostaggio di una classe dirigente concentrata solo su sé stessa. Senza una visione. Preoccupata esclusivamente dei propri destini personali. Una classe politica che ha assecondato il disegno dell’Autonomia differenziata, che fino al 2020 era stata bloccata in Conferenza Stato Regioni dallo zoccolo duro rappresentato dalla coesione tra Regione Campania, Regione Puglia, Regione Basilicata e Regione Calabria i cui presidenti avevano ben chiaro il danno che sarebbe derivato dallo sciagurato disegno di legge della Lega. Sappiamo bene come sono andate poi le cose in Conferenza Stato Regioni: Roberto Occhiuto da Presidente della Regione Calabria ha scelto di assecondare il disegno di Calderoli e della coalizione che governa il Paese. Le conseguenze per la Regione che rappresenta…beh…quelle, evidentemente le considera di secondaria importanza. Come irrilevanti considera i cavi elettrici della linea jonica, così come irrilevante considera che la Calabria abbia perso un finanziamento di 43milioni di euro per la bonifica dall’amianto a causa della “mancata comunicazione, nei termini, della volontà di utilizzare tali risorse” e così via. Per l’attuale Presidente della Regione evidentemente è anche scarsamente rilevante che l’Alta Velocità in Calabria non sia stata neanche compresa nel programma PNRR. Bisogna prendere atto purtroppo di un preoccupante abbassamento del livello dell’attuale classe dirigente, se così la possiamo chiamare, preoccupata solo di mantenere le proprie postazioni e lontana dai problemi reali.
Non fa differenza neanche quella che dovrebbe essere “l’Opposizione” che, a parte alcune voci isolate in Consiglio Regionale, appare cancellata, impercettibile ed avvolta nella nebbia propagandistica profusa a piene mani dal Presidente ROcchiuto.
Un’Opposizione che piuttosto che dare voce ai tanti problemi che si aggravano, sceglie l’intrigo di piccoli favori e non si oppone. Quando, invece, può spendere una buona parola a difesa dell’operato della giunta di centrodestra, bisogna dire che non manca di farlo. Rispetto all’inerzia del Presidente Occhiuto sull’Alta Velocità sarebbe stato doveroso far partire dal Consiglio Regionale una forte iniziativa proprio nel momento in cui si decideva la destinazione delle risorse del PNRR. Nulla.Torbido silenzio.
Siamo intrappolati in una nuova barbarie determinata dalla dittatura economica con la concomitante scomparsa del pensiero politico. Un sistema che, come descriveva Jean Paul Fitoussi, adotta il vangelo del profitto e della crescita degli utili di pochi a spese delle disuguaglianze. Siamo alla realizzazione concreta di quello che Gramsci chiamava “il sovversivismo delle classi dirigenti” un mutamento regressivo della società, che sta conducendo all’affermazione di regimi totalitari. E sta succedendo. Trump e Putin docent.
“Ponte sullo Stretto” fumo negli occhi ai “terroni”
L’attuale Ministro dei Trasporti Matteo Salvini con l’operazione “Ponte sullo Stretto” sta pensando di gettare fumo negli occhi a quelli che lui considera “terroni”. Che senso ha quest’opera faraonica senza un’Alta Velocità che ne giustifichi la realizzazione? Il senso sta nel fatto che a farlo saranno imprese del Nord, a cui il Presidente ROcchiuto ha pensato bene di vincolare i fondi FSC, cioè oltre 1miliardo di euro che erano destinati alla Calabria, per sostenerne la crescita, creare opportunità di lavoro e che sarebbero dovuti andare tra l’altro anche ai Comuni, per fare scuole, servizi, viabilità locale, dissesto idrogeologico, strutture sportive, etc. Usque tandem?
È passata anche l’opportunità del PNNR, per cui l’Italia ha ricevuto 204 miliardi di euro, proprio per recuperare il gap di sviluppo del suo Sud. E la Calabria l’ha persa perché la sua classe dirigente regionale non ha avanzato un solo progetto strategico a valere su quello che è stato un nuovo, irripetibile Piano Marshall. Paradossalmente proprio la regione che avrebbe dovuto essere la maggiore beneficiaria è forse l’unica a non veder realizzato neanche uno dei progetti strategici col PNRR. Quello era il momento di puntare i piedi, e pretendere dal Governo Nazionale le risorse necessarie dell’Alta Velocità. Quella vera: un’opera pienamente coerente con le ragioni e le finalità del PNRR. Un sacrosanto diritto per i territori di Calabria e Sicilia tagliati fuori da una grande infrastruttura di mobilità e di sviluppo.
Così non è stato e i poteri centrali (RFI e Ministero dei Trasporti) per coprire l’inganno hanno scelto di spostare l’attenzione sul tracciato, con il subdolo tentativo di accendere assurde ed ingiustificate contrapposizioni campanilistiche. Una vecchia trappola da parte di consumati marpioni romani in cui il Sud è spesso caduto, rimanendone vittima.
L’iniziativa di Castrovillari ha messo bene in luce la vicenda dell’Alta Velocità
L’iniziativa di Castrovillari del 7 marzo ha messo bene in luce questa operazione. La Calabria e la Sicilia non possono rinunciare ad una grande infrastruttura come l’Alta Velocità che come è stato evidenziato è fattore di crescita oltre che di rottura dell’isolamento. L’alternativa, o peggio la rassegnazione, sarebbe assecondare un destino di marginalità e di spopolamento di territori e città. Non solo i giovani se stanno andando. Le attività chiudono, gli investitori esteri se ne stanno alla larga. Vengono solo se hanno l’occasione di razziare risorse e scappare. L’operazione Ponte sullo Stretto ne è l’icona.
L’Europa se fino ad oggi ha dato risorse, che la Calabria per anni ed anni si è persa il lusso di perdere per incapacità di programmare e di spendere, oggi potrà ricordare quel lusso come un nostalgico vezzo: nella delirante prospettiva di un riarmo europeo, ha deciso di destinare 800 miliardi al settore bellico, e come prevedibile rastrellerà drasticamente i fondi destinati ad altri obiettivi, al sociale, allo sviluppo, tra cui anche alle infrastrutture… e chi ce l’ha ce l’ha, chi non ne ha…beh…sono fatti suoi.
Una platea attenta, costituita da amministratori locali, rappresentanti delle forze sociali, provenienti da numerose realtà del comprensorio, ha seguito il confronto che si è svolto a Castrovillari tra politici e tecnici uniti dalla determinazione di non far prevalere la rassegnazione. Una partita importante che vede la nostra regione affrontare una battaglia contro un sistema che guarda alla Calabria attraverso la lente del pregiudizio; un sistema di potere miope che non riesce a vedere l’importanza strategica del nostro territorio. Non coglie l’opportunità rappresentata da uno sviluppo ferroviario capace di agevolare la mobilità delle persone di Calabria e Sicilia attraverso l’Alta Velocità e di servire il trasporto merci da e verso l’Europa collegato con il Porto di Gioia Tauro che svolge un ruolo leader per il trashipment. Gli assetti dei Paesi in via di sviluppo si evolvono, cambiano. Si afferma un interesse ed una presenza crescente da parte di potenze economiche in espansione come quelle aderenti al BRICS, capaci di fare la differenza. Il Mediterraneo è destinato a veder crescere i traffici commerciali con la movimentazione delle merci e l’Europa rischia di veder frantumare il suo ruolo, storicamente consolidato, sotto i colpi dell’esclusione e dello spopolamento a vantaggio di un contesto asiatico lanciato alla conquista della leadership mondiale, sul piano, strategico, economico e demografico.
Le infrastrutture di oggi decidono il futuro per i prossimi decenni e la politica ha il dovere di guardare alle prossime generazioni. La posta in gioco è alta, ma la sera del 7 marzo dal Comune di Castrovillari gli intervenuti sono usciti con una forte motivazione, una maggiore consapevolezza e sopra ogni cosa con la determinazione a volersi impegnare per riaprire il capitolo dell’Alta Velocità, non dandosi per vinti.