giovedì, 16 Gennaio 2025

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Beni confiscati, Libera boccia gli enti calabresi

Presentato il report “RimanDati”. Primato negativo per i comuni della Provincia di Vibo Valentia e della Provincia di Crotone. Tra gli inadempienti anche il comune di Reggio Calabria e la Regione Calabria

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“RimanDati”. Nel terzo report sullo stato di trasparenza sui beni confiscati, Libera boccia i Comuni inadempienti. In primis la Regione, poi i comuni di Crotone e Reggio Calabria. Il primato negativo tocca alle Province di Crotone e Vibo Valenti, un primato che il vertice vibonese condivide con tutti i comuni ricadenti nell’ambito territoriale delle stessa provincia. In totale sui «su 133 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati (in totale sono 1870 i beni destinati), nonostante la nostra domanda di accesso civico, il 50% dei comuni non pubblicano l’elenco sul loro sito internet».

L’analisi di Tatiana Giannone

«I dati presentati – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale beni confiscati di Libera – dimostrano la forza della comunità monitorante di Libera, che trova corrispondenza nei risultati raggiunti. Riteniamo fondamentale che accanto ai percorsi mirati a garantire il riutilizzo sociale, anche la conoscibilità e la piena fruibilità dei dati e delle informazioni sui patrimoni confiscati siano elementi di primaria importanza. In questo contesto, la trasparenza deve essere considerata anch’essa un bene comune. RimanDATI – prosegue Tatiana Giannone di Libera – è uno strumento per attivare rapporti con il mondo degli enti territoriali di prossimità, che sono ingranaggio fondamentale dell’intera filiera della confisca e del riutilizzo, e per far crescere in modo esponenziale le storie di rigenerazione intorno ai beni confiscati, preservando lo strumento della confisca nel suo senso risarcitorio più profondo».

Il commento di Giuseppe Borrello

«Deve essere chiaro – afferma Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera Calabria – che la lotta alla ‘ndrangheta passa, anche, dal rispetto, da parte delle amministrazioni territoriali, dell’obbligo della trasparenza sui beni confiscati. Infatti, la pubblicazione di tali dati diventa presupposto fondamentale per consentire il  concreto riutilizzo pubblico e sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata e la restituzione di essi alla collettività. E’ proprio attraverso queste azioni che si va a completare l’importante lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura che inizia con il sequestro di tali beni. Dispiace, purtroppo, constatare che le amministrazioni locali di territori, interessati ultimamente da importanti operazioni di polizia, non abbiano acquisito un’adeguata sensibilità che li abbia portati ad ottemperare tale obbligo di trasparenza previsto dal Codice Antimafia, e ciò nonostante la nostra domanda di accesso civico. Il nostro auspicio è che l’evidenza di questi dati, che, comunque, hanno registrato un sensibile miglioramento rispetto alla precedente edizione, possa portare gli enti territoriali calabresi a fare un ulteriore passo in avanti per essere all’altezza del momento storico che la nostra regione sta vivendo».

Il report nazionale è promosso in collaborazione con il gruppo Abele e il Dipartimento di culture, politica e società dell’Università di Torino e, da quest’anno, anche con il contributo di Istat.

Lo stesso è realizzato grazie alla collaborazione di cento volontari in tutta Italia, che hanno partecipato a un percorso di formazione e di confronto al termine del quale si è creata una squadra di quarantuno persone, tutte attive a rilevare il livello di trasparenza degli enti locali.

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