Nel recente vertice del G7, il presidente americano Joe Biden ha espresso una posizione cauta nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sottolineando la necessità di difendere lo Stato ebraico senza tuttavia provocare un’escalation del conflitto. La tensione è palpabile, con i leader mondiali preoccupati che le azioni di Netanyahu possano essere influenzate da motivazioni di politica interna, potenzialmente allargando il conflitto a livello regionale.
La risposta di Biden cammina su un filo sottile, bilanciando il pieno sostegno a Israele con l’avvertimento che un’eventuale rappresaglia non dovrebbe estendersi al territorio iraniano. L’obiettivo è chiaro: evitare un conflitto su larga scala nel Medio Oriente. Il G7 ha condannato fermamente l’aggressione iraniana, riconoscendo il successo politico e diplomatico di Israele e invitando l’Iran e i suoi alleati a cessare gli attacchi.
La preoccupazione si estende anche alle reazioni di Netanyahu. Dopo divergenze sulla strategia da adottare, culminate nell’astensione sulla risoluzione ONU per il cessate il fuoco, Biden ha riaffermato l’alleanza con Israele di fronte alla minaccia iraniana. Tuttavia, vi sono timori di una possibile reazione immediata e unilaterale da parte di Israele, che potrebbe innescare un’escalation dalle conseguenze imprevedibili.
In questo contesto delicato, il G7 ha anche lanciato un appello per la fine della crisi di Gaza, chiedendo la cessazione delle ostilità e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas. La situazione rimane tesa, con gli occhi del mondo puntati sulle prossime mosse di Israele e la risposta internazionale che ne seguirà.
Biden e il dilemma della difesa: strategie e conflitti
Durante la riunione d’emergenza del Consiglio per la sicurezza nazionale, il presidente americano Joe Biden ha espresso preoccupazione per le possibili intenzioni del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di coinvolgere gli Stati Uniti in un conflitto più ampio. Tale situazione potrebbe forzare gli USA a sospendere le critiche sulla situazione a Gaza e influenzare altre questioni regionali.
Alla recente riunione del G7, a cui ha partecipato anche la premier italiana Giorgia Meloni, supportata da Emmanuel Macron e Josep Borrell, si è manifestata la paura che il governo israeliano possa voler intensificare il conflitto per motivi di politica interna, con potenziali conseguenze imprevedibili. Meloni ha preso le distanze da Netanyahu, contribuendo a far inserire nel documento finale del G7 l’importanza di evitare ulteriori escalation.
Nonostante le rassicurazioni di Israele, la sensazione al termine del vertice è che una reazione israeliana sia ancora possibile.
Per Biden, c’è il rischio che il sostegno fornito finora a Israele, o peggio, l’esplosione di un conflitto più vasto, possano compromettere le sue possibilità di rielezione a novembre. Tuttavia, Biden non può permettersi di apparire indeciso nella difesa dell’alleato, soprattutto perché la Repubblica Islamica ha ricevuto supporto da milizie in Iraq, Siria e Yemen, e con Russia e Cina che osservano la crisi sperando di trarne vantaggio per rafforzare il fronte anti-occidentale.
Biden ha enfatizzato che le forze americane hanno assistito Israele nell’abbattere droni e missili lanciati da Teheran, ribadendo la solidità dell’alleanza.
Il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha chiarito che gli Stati Uniti non cercano un conflitto con l’Iran, ma agiranno per proteggere le proprie forze e Israele. La nave Bataan sta guidando una nuova task force verso il Mediterraneo orientale.
Mentre Donald Trump critica, il leader repubblicano al Senato Mitch McConnell ha esortato a imporre un duro prezzo all’Iran, forse attraverso nuove sanzioni, e a approvare un pacchetto di aiuti militari per Ucraina e Israele, collegando così le due crisi. Biden intende seguire questa linea, punendo Teheran senza scatenare un conflitto regionale che gioverebbe agli interessi di Putin a Kiev e sulla scena globale.
La Cina ha invitato alla calma tutte le parti, compresi gli ayatollah, mentre il rappresentante iraniano all’ONU Amir Saeid Iravani ha dichiarato che la questione è risolta, a condizione che Israele e gli USA non effettuino ulteriori attacchi. Questo permetterebbe a tutti di salvare la faccia, evitando un’escalation. Le prossime ore saranno decisive per capire se la strategia di Biden avrà successo o se l’espansione del conflitto sarà inevitabile.