La legge nazionale approvata a fine dicembre, successiva al pronunciamento giudiziario di ottobre, non può avere effetto retroattivo, in quanto ciò contrasterebbe con un provvedimento giudiziario già emesso e vincolante. Questo principio fondamentale sembra essere stato ignorato in Calabria, dove persistono criticità nella gestione della caccia, nonostante la regione sia già destinataria di una procedura europea (EUP (2023) 10542). La Commissione Europea ha infatti evidenziato violazioni nei calendari venatori emanati in contrasto con la normativa comunitaria.In un caso analogo, la Regione Marche ha disposto la chiusura anticipata della caccia ad alcune specie, tra cui i tordi, in conformità a quanto stabilito dal TAR, avvalendosi del parere dell’Avvocatura Regionale. In Calabria, invece, si è scelto un approccio diverso, che il WWF Italia, insieme alla LIPU e all’ENPA, ha duramente contestato. Le associazioni, attraverso una lettera firmata dal Presidente Nazionale Luciano Di Tizio, hanno diffidato il Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria a modificare la comunicazione pubblicata, al fine di evitare interpretazioni errate che potrebbero generare ulteriori violazioni.L’eventuale abbattimento di specie protette, come i tordi, configurerebbe infatti un danno erariale ai sensi dell’art. 1 della Legge 20/1994, trattandosi di fauna appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato. Solo un intervento tempestivo potrà garantire che, tra gli uliveti calabresi, il canto dei tordi possa continuare a risuonare senza il rischio di essere interrotto da spari, nel rispetto della normativa ambientale e della tutela della biodiversità.
Caccia in Calabria: WWF e associazioni diffidano la Regione
Critiche sulla gestione venatoria e rischio di danno erariale: richiesto l’intervento per evitare violazioni e tutelare la fauna protetta
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