C’è un rumore di fondo che cresce da settimane. Non è ancora il boato che meriterebbe uno scandalo di queste proporzioni, ma qualcosa si muove. Qualcuno — noi, insieme a pochi altri — ha iniziato a grattare sotto la vernice delle cifre pubbliche, scoprendo crepe profonde. E se la Calabria è l’unica regione a spendere il triplo della Puglia in promozione turistica registrando però risultati modesti, è tempo di chiedersi dove finiscono i soldi.
Al centro del caso c’è la Fondazione Calabria Film Commission, società in house della Regione, trasformata nel 2022 in un carrozzone polifunzionale, investito anche del compito della promozione turistica. Una girandola di milioni che si muove senza bandi, senza evidenza pubblica, senza motivazioni trasparenti, sotto l’ombrello dell’affidamento diretto.
Lo abbiamo denunciato da settimane, raccogliendo il silenzio rumoroso della stampa calabrese — quella che i finanziamenti pubblici non li ha ricevuti, o li aspetta ancora. Ma adesso qualcosa si muove anche nel Palazzo. Due voci politiche hanno ripreso la battaglia: Antonio Lo Schiavo, con un’azione puntuale e documentata in consiglio regionale, e Davide Tavernise, che qualche giorno fa a Cosenza ha condotto con il M5S e l’onorevole Anna Laura Orrico una conferenza stampa che non ha risparmiato nessuno: dalla governance improvvisata della Film Commission all’assenza di una strategia per il turismo calabrese.
E proprio sul turismo dobbiamo tornare, perché il tema centrale resta l’inadeguatezza della macchina pubblica: una gestione incapace, una politica arrogante, una burocrazia collusa o addormentata. Mentre i numeri dicono che si investe molto e si raccoglie pochissimo, quello che emerge è un metodo. Un sistema.
Un metodo che si regge su un presupposto fragile: l’affidamento in house. Ma è davvero tutto legittimo?
A rispondere, non siamo noi giornalisti: è una fonte tecnica altamente qualificata, profonda conoscitrice del sistema degli affidamenti pubblici e della normativa sulle società in house, che ci ha fornito una consulenza giuridica dettagliata. Quella che segue è la trascrizione integrale di tale analisi, che mette nero su bianco quanto segue: la Regione Calabria ha probabilmente violato la legge.
Cosa dice la legge. La consulenza tecnica: ecco perché gli affidamenti diretti alla Film Commission sono illegittimi
L’art. 6 della L.R. n. 1/2022, ha ampliato i compiti della Fondazione Calabria Film Commission, assegnandole anche il compito della promozione turistica del territorio, quale soggetto in house con socio unico la Regione Calabria.
In questi anni abbiamo registrato una girandola di attività dei vari dipartimenti regionali affidata direttamente alla Fondazione Calabria Film Commission, senza ricorrere ad alcuna procedura di gara ai sensi del codice dei contratti: dal turismo alla agricoltura, allo sviluppo economico, ecc.
Milioni di euro affidati alla Fondazione come se i vari uffici non fossero capaci di svolgere le procedure per le quali sono deputati e per le quali dirigenti lautamente retribuiti.
Ma vediamo cosa prescrive la norma in merito agli affidamenti a società in house.
L’esternalizzazione dei servizi e l’acquisto di forniture e servizi è la regola di ciò che viene disciplinato dal codice dei contratti (D. Lgs. N. 36/2023): il procedimento di evidenza pubblica è un obbligo della P.A. per la scelta del contraente.
Ci sono però due casi che derogano a questa regola dell’evidenza pubblica: l’autoproduzione e la cooperazione derogano alla scelta di un contraente esterno e quindi derogano anche all’applicazione della regola della concorrenza.
La lettura dell’articolo 7 del codice ci porta immediatamente a capire che il codice per l’autoproduzione fa riferimento essenziale al fenomeno del in house providing: in realtà le società in house sono parte importante della prestazione di beni e servizi in regime di autoproduzione, ma in realtà non ne esauriscono l’ambito.
L’ambito principale dell’autoproduzione è quello del ricorso alle società in house.
Le stazioni appaltanti o gli enti concedenti possono affidare direttamente a società in house lavori, servizi o forniture, nel rispetto dei principi del risultato, della fiducia, della concorrenza, adottando per ciascun affidamento un provvedimento motivato.
La stazione appaltante quindi deve adottare per ciascun affidamento diretto un provvedimento motivato in cui si dia conto dei vantaggi per la collettività di questa scelta, e della congruità economica della prestazione, anche in relazione agli obiettivi di universalità, socialità, efficienza ed economicità.
L’affidamento in house è possibile ma occorre che ne venga evidenziato il contenuto e la portata attraverso la motivazione.
L’affidamento in house di servizi di interesse economico generale di livello locale è disciplinato dal D.lgs. n. 201 del 2022 che testualmente all’art. 17 comma 2 recita:
“Nel caso di affidamenti in house di importo superiore alle soglie di rilevanza europea in materia di contratti pubblici, fatto salvo il divieto di artificioso frazionamento delle prestazioni, gli enti locali e gli altri enti competenti adottano la deliberazione di affidamento del servizio sulla base di una qualificata motivazione che dia espressamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato ai fini di un’efficiente gestione del servizio, illustrando, anche sulla base degli atti e degli indicatori di cui agli articoli 7, 8 e 9, i benefici per la collettività della forma di gestione prescelta con riguardo agli investimenti, alla qualità del servizio, ai costi dei servizi per gli utenti, all’impatto sulla finanza pubblica, nonché agli obiettivi di universalità, socialità, tutela dell’ambiente e accessibilità dei servizi, anche in relazione ai risultati conseguiti in eventuali pregresse gestioni in house, tenendo conto dei dati e delle informazioni risultanti dalle verifiche periodiche di cui all’articolo 30”.
La domanda nasce spontanea: la Regione effettua indagini di mercato prima di procedere agli affidamenti in house alla Fondazione Calabria Film Commission verificando se l’offerta tecnica ed economica sia più vantaggiosa di quella nel caso in cui ricorresse all’esterno?
Viene svolta una indagine sui benefici prodotti dall’affidamento in house per la collettività della forma di gestione prescelta in tema di investimenti, di qualità del servizio, di costi dei servizi per gli utenti, e di impatto sulla finanza pubblica?
Come è stata fatta la comparazione con eventuali altri risultati relativi a pregressi analoghi affidamenti (ad esempio per gli anni 2022, 2023 e 2024) alla Fondazione per come l’art. 17 prevede, se alla stessa società in house solo con la legge del 2022 è stato assegnato il compito della promozione turistica del territorio?
Di fatto non aveva mai svolto servizi analoghi e pertanto nessuna comparazione di risultati poteva essere svolta.
A noi sorge il dubbio che tutte le prescritte verifiche dell’art. 17 del D.lgs. n. 201 del 2022 non siano proprio state effettuate dagli uffici preposti poiché nei diversi provvedimenti di affidamento pubblicati a favore della Fondazione Calabria Film Commission, non ne abbiamo riscontrato traccia, in spregio alla vigente normativa che obbliga la P.A. ad adottare il provvedimento di affidamento del servizio sulla base di una qualificata motivazione che dia espressamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato esterno.
Il caso Film Commission, tra teste di legno e buchi di bilancio
Ma se la legge — come abbiamo appena dimostrato — è stata aggirata, violata o semplicemente ignorata, ciò che segue non può essere considerato solo una polemica. È una battaglia di civiltà.
L’onorevole Davide Tavernise, in una conferenza stampa tenutasi a Cosenza insieme alla deputata Anna Laura Orrico, ha acceso i riflettori sulla gestione opaca della Calabria Film Commission, denunciando pubblicamente l’inadeguatezza dei vertici e l’anomalia sistemica che si cela dietro il nome di Luciano Vigna.

Chi è Vigna? È l’uomo di fiducia di Roberto Occhiuto, il regista occulto (si fa per dire) della Film Commission, l’ex direttore generale di Mario Occhiuto al Comune di Cosenza, passato alla storia per un buco di bilancio di circa 120 milioni di euro con relativo dissesto finanziario del comune bruzio. Teoricamente, con una performance di questo tipo, se non fossimo nella repubblica delle banane Italia, dovrebbe essere interdetto dalla gestione delle risorse pubbliche. In Calabria, se hai gestito male i soldi pubblici, la Regione ti premia con tre incarichi in contemporanea. Adesso, oltre a dirigere ARRICAL e a essere capo di gabinetto del Presidente, Vigna tira i fili anche della Fondazione che dovrebbe promuovere l’immagine della Calabria nel mondo. E che invece promuove soprattutto sé stessa.
A queste accuse, la Regione ha risposto. Anzi, ha fatto rispondere. Anton Giulio Grande, presidente della Calabria Film Commission, stilista di mestiere e — evidentemente — prestanome per diletto, ha firmato un comunicato difensivo. O meglio: ha letto un testo scritto da altri, perché più che una replica sembrava il copione di uno spettacolo di seconda serata. Con tutto il rispetto per l’arte sartoriale, sentirlo parlare come una “testa di legno” — per citare le parole sussurrate persino nei corridoi della Cittadella — è un’esperienza che nemmeno il teatro dell’assurdo avrebbe osato mettere in scena.
Il Movimento 5 Stelle ha immediatamente replicato, bollando la risposta come patetica e pretenziosa, e rinnovando la richiesta di dimissioni immediate per Vigna, vero padrone della baracca. Inutile dire che la stampa calabrese — quella che si strappa le vesti a ogni parola “’ndrangheta”, quella che recita la liturgia della legalità mattina e sera — non ha pubblicato una riga della conferenza stampa. Eppure, quando c’è da rilanciare le “cazzate con l’intestazione del decimo piano”, come i comunicati regionali, si mobilitano tutti: agenzie, quotidiani, portali e perfino i piccioni viaggiatori.
D’altronde siamo nella terra degli editori-giornalisti, un ibrido tra il mendicante istituzionale e l’inviato permanente della Giunta, impegnato più a elemosinare contributi pubblici che a informare i cittadini. Siamo all’accattonaggio del finanziamento, con buona pace della dignità della professione e del diritto dei calabresi a conoscere come vengono spesi i loro soldi.
Il nuovo volto del Turismo: il ritorno di Rio tra veleni e speranze
La Regione Calabria ha fatto nove nuove nomine. Alcune, come quella al Dipartimento Turismo, sono rimozioni camuffate da rotazioni, altre sono semplici spostamenti. Ma una cosa è certa: qualcuno si è accorto che qualcosa non funzionava.
Per esempio, al Turismo non c’è più la dottoressa Maria Antonella Cauteruccio, la dirigente dalla firma fluida e dalla consapevolezza intermittente. Lei ha controfirmato tutti gli atti partoriti da Luciano Vigna, quelli che hanno consentito alla Calabria Film Commission di spendere milioni di euro in affidamenti diretti, senza uno straccio di procedura comparativa. Formalmente la competenza sulla promozione turistica era in capo a lei. Formalmente, appunto. Perché ormai in Regione Calabria si è consolidata una nuova tipologia di dirigente generale: la testa di legno autorizzata. E spesso fabbricata a mano da Vigna.

Ma nella giunta regionale dell’altro giorno è accaduto qualcosa. È tornato Raffaele Rio. Il brillante statistico, fondatore di Demoscopica, che aveva già ricoperto il ruolo ai tempi di Peppe Scopelliti. Un profilo che — a differenza di altri — non ama essere telecomandato. Certo, a meno che anche lui, in questi anni, non abbia subito quella trasformazione genetica che colpisce molti ex indipendenti quando si avvicinano al potere calabrese.
Secondo più di una voce interna, la sua nomina è stata osteggiata da Vigna e sostenuta con decisione da ambienti di Fratelli d’Italia, innescando un vero e proprio braccio di ferro. Poi, come spesso accade in Calabria, ha vinto il più navigato. Ma se Rio è davvero quello che ricordiamo, Vigna stavolta dovrà sudare per trovare un altro telecomando compatibile.
E allora noi, senza troppi giri di parole, auguriamo al dottor Rio di smentire ogni pronostico negativo e di tirare una riga netta sul disastro turistico firmato Occhiuto-Cauteruccio-Vigna. Dopo decine e decine di milioni spesi in promozione — spesso a vuoto —, la Calabria ha raccolto meno di un terzo dei risultati della Puglia, che ha investito meno di un terzo delle nostre risorse. Roba da record, ma negativo.
Caro Rio, adesso tocca a Lei. Facciamo finta che questi anni non siano esistiti. Giri pagina. Ma sul serio.