Striscioni che denunciano la guerra di Netanyahu contro Gaza, braccia alzate e una folla di tifosi uniti per la Palestina. Una manifestazione a favore dei diritti umani in piena regola. A protestare in prima linea sono migliaia di tifosi sportivi, sugli spalti di una partita di calcio nella capitale cilena (Santiago). L’atmosfera è elettrica, sebbene si faccia una festa che fa leva sul senso di dolore collettivo palestinese. “Siamo uniti di fronte alla guerra”, dice Diego Khamis, direttore della comunità palestinese del Paese. “È una sofferenza quotidiana”.
Prima del calcio d’inizio, gli atleti mettono in scena il loro disappunto indossando kefiah e brandendo striscioni contro la guerra. La partita si gioca in un campo dove sfrecciano giocatori che indossano magliette rosse, bianche, nere e verdi, a sottolineare come una storica squadra di calcio entra in contatto con una questione ancestrale distante migliaia di chilometri, eppure così vicina idealmente in questo stadio.
Il messaggio politico della squadra cilena spacca e conquista sostenitori in tutto il Paese, nonostante si tratti di un piccolo club che fa una media di 2mila spettatori a partita. Il Deportivo Palestino è il terzo club cileno più seguito su Instagram, con oltre 741mila follower.
Il rituale pre-partita del mese di maggio ha fatto letteralmente impazzire gli spettatori: l’intera squadra è uscita in campo portando per mano i bambini mascotte. In questo ingresso, i giocatori effettivi hanno allungato le braccia ai lati, afferrando lo spazio vuoto: un omaggio ai ”bambini invisibili” che hanno perso la vita a Gaza.
In uno sport in cui non è ammessa l’ostentazione politica, il Club Palestino è un’eccezione sfacciata che ostenta la politica filo-palestinese sulla manica, sul torso, sui sedili del campo sportivo. Ovunque.
Le loro azioni di protesta non passano inosservate. Nel 2014 il numero “1” sul retro delle loro maglie aveva la forma della mappa geografica della Palestina prima della creazione di Israele nel 1948. Il gesto che non venne perdonato facilmente.
L’onda di protesta sportiva non si è fermata in Cile. Inarrestabile, ha raggiunto la partita Israele-Italia, dove i tifosi italiani si sono voltati e hanno dato le spalle all’inno di Israele. Il messaggio è chiaro: l’occupazione dell’Idf e dei coloni israeliani, la pratica di apartheid e il tentativo di pulizia etnica sta andando avanti da troppo tempo. Ma, nottetempo, l’esercito ha messo in atto l’ennesimo attacco: dagli aerei da guerra sono stati sganciate tonnellate di esplosivi sulle tende di Mawasi Khan Younis. Intere famiglie sono state sepolte sotto la sabbia. In questo momento si cercano ancora i dispersi e si scava a mani nude per tentare di salvare chi è rimasto sepolto vivo.