Il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, intervistato da Repubblica, ha risposto con determinazione alla parziale bocciatura della legge sull’autonomia differenziata da parte della Corte Costituzionale. Secondo Calderoli, è stato l’opposizione a chiedere l’esame costituzionale dell’autonomia, e ora che sono stati fatti i necessari aggiustamenti, non c’è motivo di sollevare ulteriori polemiche. «Ho arato un campo incolto e, se la Corte mi dà suggerimenti, sono contento», ha affermato il ministro, facendo capire di non farsi intimorire dalla decisione della Consulta.
Calderoli ha dichiarato di avere «rispetto dei giudici» e di non voler entrare in polemiche con la Corte, ma ha invitato la sinistra a seguire le indicazioni costituzionali obbligatorie. Inoltre, ha precisato che nonostante qualcuno ritenesse che avesse preso male il pronunciamento della Corte, lui rispetta profondamente la sentenza, pur ammettendo che sarebbe stato più soddisfatto se la decisione fosse stata totalmente favorevole. Ha sottolineato anche la sua soddisfazione per essere riuscito a far approvare la legge sull’autonomia in Parlamento, nonostante le difficoltà e le incertezze.
Il ministro ha risposto alle critiche che sostenevano che della sua legge fosse rimasto solo uno scheletro, smontando tale affermazione: «La mia legge è fatta di 11 articoli e 45 commi, le Regioni di centrosinistra hanno contestato 43 dei 45 commi». Ha poi spiegato che la Corte ha riscontrato 7 motivi su 60 di incostituzionalità, che verranno corretti, ma che l’impianto della legge ha retto e continuerà a essere attuato.
Calderoli ha inoltre tranquillizzato chi temeva che il referendum invocato dalle opposizioni potesse fermare la riforma, dichiarando che non ha mai creduto che il referendum fosse ammissibile e che, dopo l’intervento della Consulta, non pensa che possa raggiungere il quorum necessario per essere valido. Ha anche negato qualsiasi legame tra la legge sull’autonomia e il progetto di riforma sul premierato, definendo i due percorsi separati.
Infine, il ministro ha risposto alle critiche relative ai livelli essenziali di prestazione (Lep), spiegando che l’utilizzo dei decreti del presidente del Consiglio dei ministri per definirli è stato una prassi consolidata nel passato, e che per l’autonomia differenziata intende presentare una legge delega apposita. Ha aggiunto che entro fine 2025 la questione dovrebbe essere definita.