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Calo demografico e diminuzione di persone in età da lavoro

Il governatore di Bankitalia propone l'introduzione di immigrati. Mentre i nostri ragazzi contribuiscono al fenomeno della emigrazione economica

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Il calo demografico è una sfida attuale per i Governi di diversi Paesi, come l’Italia che nei prossimi venti anni vedrà una drastica riduzione di persone in età da lavoro. Colpa delle politiche in materia di occupazione che rimangono immobili davanti al fenomeno dell’immigrazione economica?
Per il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, la soluzione al problema consisterebbe nella introduzione di immigrati regolari. Mentre i ragazzi italiani continuano a cercare alternative all’estero per costruirsi una vita migliore.

L’immigrazione è la chiave di volta?

In Italia non si fanno figli. E’ curioso notare che la tendenza della natalità a diminuire col tempo non riguardi solo gli italiani, ma è un fenomeno che coinvolge anche le famiglie con doppia cittadinanza e gli stranieri di prima e seconda generazione. Nonostante ciò, il Governatore Panetta è inamovibile nel ritenere che l’immigrazione possa avere un ruolo rilevante nel futuro lavorativo del Paese e rincara la dose sostenendo che “decisi aumenti dei tassi di occupazione – fino ai livelli medi dell’area dell’euro – potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico e mantenere invariato il numero degli occupati. È inoltre possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat”.

L’Istat ha fatto una stima, prevedendo che entro il 2024, 5,4 milioni di lavoratori andranno in pensione e, per tanto, nemmeno l’afflusso netto di 170 mila stranieri da altri Paesi sarà sufficiente “questo potrebbe portare a una riduzione del Pil del 13% e del 9% pro capite”.
Nella ‘Relazione annuale 2023’, il Governatore Panetta scrive che “Nonostante la crescita dell’ultimo decennio, la partecipazione al mercato del lavoro in Italia è inferiore dell’8 rispetto alla media dell’area dell’euro. Il divario è particolarmente ampio per i giovani tra i 20 e i 34 anni e per le donne. Tra il 2008 e il 2022, 525.000 giovani italiani hanno cercato migliori opportunità di lavoro all’estero, con solo un terzo di loro che è tornato in Italia. Questo esodo ha indebolito il capitale umano del paese”.

I servizi per l’infanzia sono determinanti per il lavoro femminile

“L’occupazione giovanile ha risentito della bassa crescita. Molti hanno cercato migliori prospettive di lavoro all’estero- si legge nella relazione di Bankitalia – 525mila giovani italiani sono emigrati tra il 2008 e il 2022; solo un terzo di essi è tornato in Italia. Hanno lasciato il Paese soprattutto i laureati, attratti da opportunità retributive e di carriera decisamente più favorevoli. L’esodo indebolisce la dotazione di capitale umano del nostro paese, tradizionalmente afflitto da bassi livelli di istruzione. Il tasso di occupazione femminile è ancora al 52,5 per cento. In Italia è difficile conciliare impegno lavorativo e carichi familiari. L’abbandono del mercato del lavoro dopo la nascita del primo figlio è tra le principali motivazioni della bassa partecipazione ed è positivo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dedichi risorse rilevanti ai servizi per l’infanzia”.
Il Governatore propone l’adozione di misure, come la distribuzione del lavoro ”tra quello in presenza e quello a distanza”, così come “una revisione del sistema di detrazioni e trasferimenti che riduca i disincentivi al lavoro del secondo percettore di reddito in una famiglia” ma anche “l’adozione di politiche per stimolare l’assunzione di persone da tempo fuori dal mercato del lavoro”.

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