Il futuro delle casse comunali è in bilico a causa dello stallo normativo sugli autovelox. Secondo il Codacons, senza una rapida risoluzione, potrebbero andare in fumo oltre 40 milioni di euro di incassi annui nelle sole grandi città italiane, mentre centinaia di piccoli comuni rischiano seri problemi di bilancio, avendo fatto affidamento sulle multe da rilevamento automatico per far quadrare i conti.
A creare incertezza è la mancanza di un decreto definitivo sull’omologazione degli apparecchi, dopo che una recente sentenza della Cassazione ha stabilito l’illegittimità dei dispositivi approvati ma non omologati, mettendo di fatto fuori legge gran parte degli autovelox installati prima del 2017. I dati sono allarmanti: il 59,4% dei dispositivi fissi e il 67,2% di quelli mobili lungo le strade italiane ricadrebbero nella categoria “a rischio”, potenzialmente inutilizzabili.
Nel 2023, solo nelle 20 città principali italiane, le multe da autovelox hanno generato oltre 65 milioni di euro. Ora, buona parte di questi incassi potrebbe venir meno.
E mentre si attende una soluzione a livello nazionale, dal 12 giugno 2024 entreranno in vigore le nuove regole imposte dal decreto del MIT pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 maggio. I comuni avranno tempo solo fino a quella data per adeguare i propri dispositivi e le modalità di utilizzo, pena l’illegittimità delle sanzioni.
Tra le novità principali:
Autorizzazione prefettizia obbligatoria per posizionare autovelox, limitata a tratti con elevata incidentalità, difficoltà di contestazione immediata o velocità medie elevate.
Distanze minime obbligatorie tra dispositivi mobili (fino a 4 km in autostrada) e tra segnaletica e dispositivo (fino a 1 km).
Limitazioni all’uso in base al tipo di strada e al limite di velocità: su extraurbane o autostrade, gli autovelox saranno ammessi solo se il limite di velocità imposto non è ridotto di oltre 20 km/h rispetto a quello previsto per quel tratto.
In assenza di una rapida e chiara normativa sull’omologazione e senza il rispetto delle nuove regole, molti comuni rischiano di dover rinunciare agli introiti derivanti dalle sanzioni, con pesanti ripercussioni sui bilanci locali e sul finanziamento dei servizi pubblici.