A dieci anni dalla fine della gestione commissariale del “Piano Carceri”, la Corte dei Conti lancia un nuovo allarme: il sistema penitenziario italiano è ancora in forte difficoltà, con livelli di sovraffollamento che in alcune regioni – Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia – sfiorano i limiti dell’emergenza. È quanto emerge dalla relazione speciale intitolata “Infrastrutture e digitalizzazione: Piano Carceri”, che analizza lo stato di attuazione del piano nazionale per l’edilizia penitenziaria.
Il dossier evidenzia non solo l’insufficienza di nuovi posti detentivi, ma anche la mancata realizzazione di molti interventi già programmati e l’urgenza di completare quelli avviati, soprattutto sul fronte della manutenzione straordinaria. Le condizioni igienico-sanitarie e ambientali, in molti istituti, risultano inadeguate e compromettenti per il trattamento dignitoso dei detenuti.
Le cause dei ritardi, secondo la magistratura contabile, sono complesse e interconnesse: si va dalle inadempienze contrattuali da parte delle imprese appaltatrici ai continui mutamenti nelle esigenze detentive, che spesso sopravanzano la capacità di risposta delle strutture in costruzione o ristrutturazione. A questo si aggiungono le carenze nei finanziamenti, che rendono difficile l’adeguamento dei progetti in corso.
Particolare attenzione è stata posta sul mancato rispetto del principio dell’individualizzazione della pena, che impone una corretta assegnazione dei detenuti in base alla loro condizione giuridica e ai bisogni trattamentali. Un criterio essenziale, ma spesso disatteso a causa delle limitazioni strutturali e organizzative delle carceri.
Per affrontare queste criticità, la Corte dei Conti raccomanda all’Amministrazione Penitenziaria di adottare fin dall’inizio stime realistiche dei costi e una pianificazione rigorosa delle risorse, accompagnata da linee guida chiare, allineate agli standard minimi europei e internazionali.
Al nuovo Commissario straordinario, infine, viene chiesto di agire con tempestività, garantendo il rispetto dei cronoprogrammi procedurali e finanziari, con un monitoraggio costante degli interventi in corso. L’obiettivo: evitare nuovi ritardi e colmare un divario infrastrutturale e gestionale che oggi compromette gravemente il diritto alla dignità anche all’interno degli istituti penitenziari.