Torna a tenere banco la questione della sede Rai a Catanzaro (una redazione con tutti i crismi, credeteci, sarebbe pressoché impossibile e di seguito spiegheremo il motivo). Il tema trattato è di nuovo diventato di grande attualità in cima ai Tre Colli dopo i fatti incresciosi, e la loro relativa narrazione da parte dei colleghi del Tg3 Calabria, accaduti nel post-derby di B nella città di Cosenza lo scorso 3 marzo. Su cui la politica cittadina si è buttata a pesce, cercando di sfruttare la popolarità del calcio e l’indignazione dei catanzaresi asseritamente dipinti alla stregua di “barbari invasori”.
Un affaire molto appetibile per la classe dirigente locale, considerato che il calcio è l’unico ambito in grado di destare gli abitanti del capoluogo dal loro proverbiale torpore. Nicola Fiorita & soci allora, sempre a caccia di consensi e ‘operazioni simpatia’ tipo la partecipazione ai compleanni dei centenari (ma questa è come ovvio un’altra storia), hanno scritto a tutti. Persino stamani alla commissione di vigilanza della Rai, per rafforzare l’istanza di una “redazione-bis” a Catanzaro. Che, diciamolo subito, più velleitaria non potrebbe essere. La ‘presenza’ della Tv di Stato in cima ai Tre Colli è infatti un obiettivo impossibile da centrare, se non sotto forma di qualche contentino buono per far parlare di “primo passo” o addirittura “importante vittoria” della città. Mera fuffa, però. Sulla falsariga dell’ufficio, per così definirlo, ottenuto nel 2011 dall’allora sindaco per pochi mesi Michele Traversa. E lo asseriamo con cognizione di causa dal momento che, come peraltro noto a ogni addetto ai lavori e non solo, i costi di una sede fissa per tutte le regioni sarebbero esorbitanti, e quindi insostenibili, per qualsiasi azienda privata con appunto l’eccezione della Rai.
Che, essendo pubblica, gode dei profitti del canone oltreché di quelli pubblicitari e commerciali al pari delle altre realtà televisive operanti sul mercato. Una redazione centrale in ogni regione, quindi, in sostanza se la può permettere. Ma due non di certo, poiché non può spendere ad libitum. E meno che mai per soddisfare un’esigenza della politica o di chicchessia. Senza contare che l’apertura a Catanzaro costituirebbe un precedente per ambiti territoriali italiani assai più grandi e “sotto la luce dei riflettori”. Ergo, lo ribadiamo, l’iniziativa fioritiana è più che altro un atto di prammatica, utile a gettare fumo negli occhi e accattivarsi in giro un po’ di simpatie. Salvo tentare proprio di lucrare politicamente sulla costituzione di qualche struttura Rai che più periferica, e pertanto sostanzialmente inutile, non potrebbe però essere.