Tanto a livello regionale con l’ormai annosa, e vergognosa, vicenda dei tirocinanti degli uffici pubblici quanto a Catanzaro con le assai più ‘piccole’, ma parimenti importanti, vertenze del gruppo Abramo o situazioni precarie come quelle dei dipendenti di Villa Sant’Anna si assiste al… balletto degli incontri (a favore di… camera o flash) tra politica locale e sindacati. Nel capoluogo, in settimana, se ne sono ad esempio contati un paio con immancabili comunicati stampa e foto a raffica annessi a cura degli uffici stampa dei partecipanti. Che è bene si riuniscano e discutano di situazioni tanto spinose e delicate, ma sempre ricordando che storicamente Palazzo De Nobili ha risolto solo le vicende relative alle persone alle dipendenze delle sue aziende.
Ovvero delle società in house dell’ente, quasi mai riuscendo invece a incidere su quelle di imprese private. Ma non da oggi, ribadiamo: dai tempi di Phonemedia e anche molto prima. Nessuna accusa di mancato risultato, quindi, all’Amministrazione guidata da Nicola Fiorita in particolare. Che però un vizietto ce l’ha. Tenta di lucrare in termini di immagine positiva su tutto. Basti pensare alla presenza di un organo di garanzia, e non certo esecutivo diciamo così, come il presidente del civico consesso Gianmichele Bosco sempre in… bella mostra accanto al sindaco in questi tavoli di discussione. Ma, come recita un vecchio adagio siciliano, è noto che “se si guadagna in due, si guadagna il doppio”. Ed ecco allora che non sono solo i politici a mettersi in prima fila in tali occasioni, bensì pure i sindacati. E certi ancor di più. Considerato come a loro interessino le tessere nella stessa misura in cui all’altra categoria, appena citata, interessano i voti. Ragion per cui, riflettano bene i lavoratori in difficoltà e verifichino ciò che avviene prima e dopo le solite immancabili passerelle.
Che sono purtroppo spesso “bolle di sapone” mediante cui si gioca sulle speranze di povera gente. Donne e uomini che, comprensibilmente, si attaccherebbero a tutti e a tutto pur di non perdere la loro occupazione. Lottare con ogni mezzo e aiuto lecito è giusto, dunque. Anzi, nel caso di specie, addirittura sacrosanto. E se parti sociali e istituzioni lo fanno accanto a chi soffre, per il rischio di perdere il lavoro, è cosa buona e giusta. Ma, lo ripetiamo, attenzione al periodo elettorale, che in Italia a qualsiasi latitudine è più o meno permanente e a quello del tesseramento sindacale. Che potrebbe nascondere la solita captatio benevolentiae (una forma per accattivarsi le simpatie) per ottenere subito quanto si vuole e poi ‘mollare progressivamente’ i malcapitati di turno.