Una drammatica storia quella della strage dei bambini avvenuta il 13 aprile del 1975 a Cittanova in provincia di Reggio Calabria in cui la ndrangheta si macchiò di un grave crimine. Nonostante sia stato un episodio gravissimo oggi pochi ricordano quanto accadde all’epoca; il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende riproporre la vicenda attraverso l’elaborato della studentessa Carla Le Rose della classe III sez. C del Liceo Scientifico Filolao di Crotone.
“La domenica del 13 Aprile 1975, a Cittanova alle ore 9:15 avvenne la strage dei bambini, la più crudele e sanguinosa faida scoppiata fra le famiglie ‘ndranghetiste Facchineri e Raso-Albanese
In Via Palermo, colpi di fucile escono dal mirino di quattro uomini da volto coperto in direzione della casa di Giuseppe Facchineri.
La vittima muore durante il trasporto all’ospedale di Taurianova. Insieme a lui la moglie e Michele Facchineri con il figlio di soli 6 anni.
Compiuto l’omicidio il killer si allontanano in direzione della contrada Salvo, qui incontrano i due bambini Domenico e Michele Facchineri.
Vennero trucidati, mentre portano una mandria di maiali, perché figli di Vincenzo “u zoppu”.
Un contadino Pasquale De Marzo assiste alla terribile scena.
Domenico alza le mani in cielo in segno di resa, ma i killer non hanno pietà.
Michele verrà ritrovato morto da un colpo di lupara alla nuca dietro ad un cumulo di sabbia.
Conclusa la strage i killer nascondono le tracce bruciando tutto.
Vittime dell’ndrangheta, anche se appartengono alla famiglia, vivono nel terrore perché la malavita non guarda in faccia nessuno, neanche i bambini innocenti che restano estranei ai loschi affari. Di questi bambini innocenti, Domenico e Michele, restano solo le foto. Di una simile inutile faida durata quarant’anni resta solo la crudeltà e la cattiveria umana che non hanno avuto rispetto neppure dell’innocenza dei bambini.”
Fra tutti gli omicidi insensati, come lo sono tutti quelli degli innocenti, quelli che riguardano i bambini dovrebbero indignare la società civile maggiormente, spingendo tutti i cittadini a rifiutare la cultura della violenza e a preservare quanto più possibile il valore della vita. Dopo molti anni, continuiamo a chiederci il perché di tanta malvagità.
Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)
Prof. Romano Pesavento
Presidente Coordinamento Nazionale dei docenti della disciplina dei “Diritti Umani”
LA STORIA:
Cittanova contava poco più di diecimila anime. I fratellini Domenico e Michele Facchineri, di dodici e nove anni, come ogni mattina si erano svegliati all’alba per portare i maiali in campagna. Fuori si respirava un clima di terrore: era in atto la guerra di mafia tra le famiglie Raso e Albanese e quella dei Facchineri, che si contendevano la supremazia mafiosa a suon di affronti e sparatorie, lasciando sul campo decine e decine di morti ammazzati, perlopiù innocenti: donne, bambini, anziani, colpevoli di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato o di essere legati in qualche modo ai nemici da annientare, anche da vincoli di parentela molto lontani. Agivano alla luce del sole, senza esclusione di colpi.
Quel giorno, il 13 aprile 1975, gli Albanese decisero di alzare il tiro, ordinando a un commando di sterminare i membri del clan rivale e tutte le persone a loro vicine, senza distinzioni di sesso, età, ruolo criminale. Così alle nove e quindici minuti, in via Palermo, cinque sicari aprirono il fuoco uccidendo Giuseppe Facchineri e ferendo sia un suo nipotino di appena sei anni sia sua moglie Carmela, incinta di sette mesi. La missione sembrava compiuta e invece si era consumato soltanto il primo tempo. Giunti su una strada di campagna a bordo di un furgone rubato, i killer incrociarono per puro caso i piccoli Domenico e Michele, con i maiali al seguito. Li riconobbero immediatamente: anche loro facevano parte dei Facchineri e quindi erano dei nemici da eliminare, a prescindere dalla loro età. Un’altra carneficina, dopo l’agguato contro lo zio. Furono assassinati entrambi a colpi di mitra e morirono sul colpo. Vittime di una faida che non risparmiava nessuno e che andava avanti dal 1964. (dalla ricostruzione di Pino Maniaci per TeleJato)