Estorsioni e minacce si estendevano da Spezzano Albanese a Villapiana, in un clima di intimidazione imposto dai clan di ’ndrangheta Abbruzzese e Forastefano, da tempo radicati nel territorio del Cosentino. Ma questa volta qualcosa è cambiato: alcuni imprenditori, stanchi del sistema mafioso, hanno trovato la forza di denunciare. Le loro testimonianze, unite a quelle di un collaboratore di giustizia, hanno fornito le basi per una nuova operazione antimafia coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Quattro persone sono finite in carcere e una è stata colpita dal divieto di dimora in Calabria, con accuse che vanno dall’associazione mafiosa alla tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Tra gli arrestati figura Nicola Abbruzzese, indicato come attuale reggente dell’omonimo clan dopo l’arresto di altri componenti. Sua moglie, Finizia Pepe, è accusata di aver gestito la contabilità del clan e di aver fatto da tramite tra gli affiliati. Coinvolti anche Pasquale Forastefano, Marco Abbruzzese e Francesco Faillace.
Secondo le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Cosenza, il gruppo non solo estorceva denaro a imprenditori locali con la scusa della “protezione”, ma raccoglieva fondi anche per sostenere economicamente i detenuti e le loro famiglie. Uno degli episodi chiave riguarda un imprenditore edile di Spezzano Albanese che, nonostante le minacce e le pressioni, si è rifiutato di pagare il pizzo. I presunti estorsori sostenevano di agire per conto della cosca Presta e chiedevano soldi per coprire le spese legali dei parenti detenuti. L’inchiesta ha anche messo in luce il ruolo attivo della moglie di Nicola Abbruzzese nella gestione economica del clan.