Il boss del mandamento di Resuttana (PA), Antonino Madonia resta al 41-bis.
Lo ha stabilito la Cassazione, confermando la decisione del Tribunale del Riesame. La notizia è stata riportata da Il Sole 24 Ore. I giudici hanno sostenuto che vi sono atti investigativi più che affidabili che confermano l’attuale operatività della famiglia mafiosa di Resuttana sul territorio. Queste prove, che includono testimonianze di collaboratori di giustizia e risultati di indagini, hanno contribuito a consolidare la decisione di mantenere Antonino Madonia nel cosiddetto ”carcere duro”.
L’articolo sottolinea il pericolo concreto che potrebbe derivare dall’allentamento dei controlli, una volta che il boss Madonia passasse a un regime penitenziario ordinario.
Ciò potrebbe consentirgli di ristabilire i contatti con l’organizzazione criminale, di cui è stato a capo per molti anni. Questo rischio è reale, considerando il ruolo di leadership che ha avuto all’interno del ”sistema”.
Antonino Madonia autore di stragi e delitti eccellenti
Primogenito del noto boss di ”Cosa Nostra”, Francesco Madonia, uno dei più influenti capi, emerge come una figura di spicco nell’oscura tela della criminalità organizzata. Eredita il peso del nome di famiglia e la responsabilità di mantenere e consolidare il potere del mandamento. La famiglia Madonia è stata coinvolta nella rete di affiliazione con Totò Riina, noto anche come “Il Capo dei Capi“, per il suo controllo ferreo sull’organizzazione e i metodi spietati. Totò Riina, aveva un particolare interesse per Nino Madonia, che definiva un soggetto “potentoso”, lo considerava uomo di grande influenza, per l’abilità nella gestione degli affari criminali. Tra i due correva buon sangue. Di lì a poco, il rapporto speciale avrebbe portato i Madonia ad un upgrade nel sistema gerarchico dell’organizzazione.
Le stragi e i delitti eccellenti
Nel periodo che va dal 1981 al 1984, conosciuto come “seconda guerra di mafia“, Madonia si è macchiato di numerosi delitti, tra cui gli omicidi di figure di spicco della mafia come Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Rosario Riccobono. Gli omicidi rappresentarono l’esecuzione del piano di consolidamento del potere nell’organizzazione criminale.
Nel mirino di Madonia diversi uomini delle istituzioni
Il boss portò a segno diversi ”omicidi eccellenti”. Uccise il Segretario regionale del PCI e parlamentare Pio La Torre. Figura di spicco del Partito Comunista Italiano e voce influente nella lotta contro la mafia. La sua morte, insieme a quella del suo collaboratore Rosario Di Salvo, fu un duro colpo, rappresentando un attacco diretto alla democrazia e allo Stato di diritto.
Il Prefetto di Palermo, Carlo Alberto dalla Chiesa, che perse la vita con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Un triplice omicidio, avvenuto nel 1982, come risposta diretta allo Stato, che aveva nominato Prefetto Dalla Chiesa, allo scopo di contrastare la mafia siciliana.
Nel Curriculum Vitae di Madonia rientra anche la strage di via Giuseppe Pipitone Federico, eseguita nel 1983 a Palermo. Furono uccisi il capo dell’ufficio istruzione della Procura di Palermo, il giudice Rocco Chinnici, insieme ai due carabinieri di scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile in cui il giudice abitava. L’attentato avvenne facendo saltare in aria un’autobomba imbottita di tritolo.
Porta la stessa firma l’omicidio del Vice Capo della Squadra Mobile di Palermo, Ninni Cassarà, assassinato insieme all’agente di polizia e suo collaboratore Roberto Antiochia. In quegli anni la mafia cercava di intimidire e eliminare coloro che ostacolavano gli interessi criminali.
Inoltre, nell’articolo pubblicato da Antimafia Duemila il 5 gennaio 2022, ”Omicidio Piersanti Mattarella. Repici: Il killer è Nino Madonia. Ma mai processato”, Madonia viene menzionato come possibile esecutore materiale dell’omicidio di Piersanti Mattarella.
Sarebbe stato anche implicato nel fallito attentato dell’Addaura, contro il giudice Giovanni Falcone, nel giugno del 1989: ” Cinque condanne e risarcimento per il fallito attentato dell’Addaura” – la Repubblica.it, su Archivio, 28 ottobre 2000.
L’ascesa al potere e la carriera criminale
Appena diciottenne, nel 1971 venne arrestato insieme al padre, Francesco Madonia, detto ”Ciccio”. Nel terreno di proprietà a Gravina di Pallavicino, gli inquirenti trovarono una grande quantità di materiale esplosivo. L’anno precedente, durante la notte di Capodanno, parte dei candelotti erano stati utilizzati nell’attentato dinamitardo contro enti e uffici pubblici di Palermo.
Tornato a ”piede libero”, viene fermato. In una inchiesta portata avanti dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, fecero delle dichiarazioni che consentirono la cattura di Madonia. All’epoca dei fatti risiedeva a Costanza, in Germania, dove operava in attività di riciclaggio dei proventi illeciti, provenienti dal traffico di droga. Nel maxi-processo di Palermo, venne condannato a quindici anni di reclusione.
Nel dicembre del 1989, le forze dell’ordine diedero un duro colpo alle attività criminali siciliane. Madonia venne arrestato per l’n-esima volta. Si trovava in un appartamento in Via Mariano d’Amelio, dove a tre anni di distanza sarebbe avvenuto l’attentato terroristico conosciuto col nome di ”Via d’Amelio”, in cui morì il giudice Paolo Borsellino.
Il 41-bis
La revoca del regime di cui all’articolo 41-bis, noto come “carcere duro”, a cui era stato sottoposto nel 2008, generò una forte polemica nell’opinione pubblica e nei media. Durante gli anni di detenzione, la famiglia Madonia aveva continuato a gestire il business e ad avere contatti con Cosa Nostra almeno fino all’arresto di Bernardo Provenzano.
La Seconda Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, il 19 marzo 2021 emanava la sentenza di condanna alla pena dell’ergastolo per il duplice omicidio dell’agente Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, avvenuto nel lontano 5 agosto 1985.