Di Vincenzo Speziali
Da un caro amico – benché sia attore di successo, ma non ami “il proscenio” – la copertina che allego.
Ordunque, se a definire in siffatta maniera codesti figuri, fummo Andreotti (mai Forlani, non per codardia, bensì per rispetto delle istituzioni), Craxi (inquisito, e poi condannato da una giustizia internazionale per il suo “ingiusto processo”, sebbene post-mortem), Mannino (vittima e protagonista di uno stalkeraggio giurisdizionale durato trent’anni, e sempre prosciolto da ogni accusa di connivenza mafiologica, al pari di un altro uomo perbene: Nicola Mancino – forse di minor tempra rispetto a Mannino, e a me medesimo, ma pur sempre uomo onesto),
…ebbene, se tutto ciò è vero – e lo è – più di qualcosa non va. E non va affatto.
Poi io, piccolo tra i piccoli, eppure assieme a me tanti altri, ci siamo ritrovati impigliati nelle reti del magistraturame golpista (così come titola “Il Riformista”), pur sapendo che si pagano sempre prezzi alti, anche solo per il fatto di trovarsi, alla fine, “dalla parte giusta”.
Assieme a De Gasperi, durante la Resistenza al nazifascismo, ne partirono tanti altri: Nenni, Pertini, Saragat, Gramsci, Berlinguer (persino lui, che non stimo, ma cito). Tanto per nominarne alcuni.
E oggi? Oggi non è poi così diverso.
Persino i contraccolpi del prepotere prepotente e golpista, li subisci e li patisci: chiunque può diventare “carne da macello”, bersaglio da abbattere, nemico ideologico-politico da eliminare, oppure ostacolo istituzionale da aggirare, per l’arbitraria presa del potere da parte del “magistratume”, in modo ovviamente illegittimo.
Non staremo qui a recitare le solite – seppur giuste – giaculatorie su quegli anni e quelli successivi. Però non mi si taccia, neppure a me che lo denuncio da anni, di essere un ET, un extraterrestre, un mendace, un apocrifo, un disinformatore, un bugiardo, un calunniatore.
Perché: raccontare la verità è già resistenza.
Pagare le conseguenze, è conferma.
Fare politica e giornalismo coerente, è prova definitiva di “avversità sospettosa”, persino da parte di quei partiti (anzi, politicanti) che dovrebbero, istituzionalmente e costituzionalmente, essere alternativi e non complici silenziosi.
Già, purtroppo: al di là delle parole di circostanza nelle aule, esiste una melassa indistinta, la quale accomuna tutti e tutto. Difatti, neppure azioni legittime e d’uopo di sindacato ispettivo vengono presentate. Per ora!
La si smetta, quindi, di dileggiare Giorgia Meloni e persino Antonio Tajani (figuratevi voi a dove sono giunto), e si inizi invece ad occuparsi più e meglio di Elena Shelein (come l’ha chiamata De Luca), ma soprattutto di Giuseppe Conte.
Cosa faranno in merito alla riforma della giustizia e alla salvaguardia del costituzionale principio del primato della politica?
Osservano bene gli elettori. E sanno: chi si rimette ad altri poteri, deroga alla propria funzione elettiva. E dunque: perché votarli?