Un recente report pubblicato da ‘Dataroom’ ha messo in luce la critica situazione delle partecipate pubbliche in Italia, dove il numero delle poltrone supera di gran lunga quello degli effettivi dipendenti. Attualmente, in Italia, esistono 5.081 partecipate pubbliche, con un’incidenza significativa di controlli locali: il 68% di esse è gestito dai comuni.
Un dato preoccupante è che il 41% delle partecipate ha registrato almeno un bilancio in perdita negli ultimi cinque anni, evidenziando una gestione spesso inefficace e mal indirizzata. La situazione è particolarmente allarmante sul fronte dei fallimenti; tra i casi più emblematici ci sono la Amaco di Cosenza, che è fallita nel 2023 accumulando debiti per 20 milioni di euro, e la Soakro di Crotone, che ha chiuso nel 2016 con passività per 50,7 milioni di euro.
La vicenda della Soakro è emblematica non solo per l’entità del debito, ma anche per le sue conseguenze legali. Infatti, il tribunale ha condannato 14 rappresentanti legali e amministratori della Soakro per bancarotta, un chiaro segnale della cattiva gestione e della mancanza di responsabilità nelle cariche dirigenziali. Di fronte a queste problematicità, il governo italiano ha promesso di saldare il debito accumulato dalla Soakro nei confronti della Mazzei Srl, al fine di contenere la crisi e tentare una possibile ripresa.
Questa situazione critica è il riflesso di un sistema in cui l’interesse politico sembra spesso prevalere sulla necessità di una gestione efficiente e responsabile delle risorse pubbliche. I cittadini si trovano così a dover fare i conti con l’incapacità di gestire le partecipate pubbliche, che restano in mano a una classe dirigente più interessata al mantenimento delle poltrone piuttosto che alla soluzione dei problemi economici e gestionali.
In sintesi, il report di ‘Dataroom’ solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità delle partecipate pubbliche in Italia e sulla necessità di riforme strutturali che possano garantire una gestione più efficiente e responsabile, rispondendo così alle aspettative di un’utenza sempre più delusa.