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Crotone, i reperti archeologici sequestrati tornano alla Soprintendenza

Si tratta di materiali archeologici provenienti da diversi sequestri operati negli anni scorsi che erano custoditi all'Ufficio Corpi di reato del Tribunale di Crotone

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Ci sono anche un giavellotto ed una punta di lancia in ferro realizzati tra il V ed il III secolo avanti Cristo tra i reperti che gli uffici giudiziari di Crotone hanno consegnato alla Soprintendenza archeologica delle province di Catanzaro-Crotone.

Si tratta di materiali archeologici provenienti da diversi sequestri operati negli anni scorsi che erano custoditi all’Ufficio Corpi di reato del Tribunale di Crotone.
I reperti erano stati sequestrati nell’ambito di operazione delle forze dell’ordine: quelli appena restituiti in gran parte provengono da attività svolte dalla Guardia di finanza di Crotone.

Si tratta di manufatti in argilla (vasi, statuine, terrecotte architettoniche, ecc..), sia interi che in frammenti, provenienti da contesti di necropoli e di abitato che erano stati sottratti dai ‘tombaroli’ al patrimonio dello Stato mediante scavi archeologici abusivi effettuati nella crotoniatide e, in particolare, dall’area di Isola Capo Rizzuto.


Alla soprintendente Stefania Argenti sono stati consegnati beni archeologici che risalgono a un periodo compreso tra l’età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) con diversi manufatti in impasto e la prima età romana (I a.C.-I d. C.). Ci sono anche reperti di età arcaica e classica di VII-V secolo a.C., un consistente nucleo di vasi relativi a sepolture di IV-III secolo a.C. e diverse monete di età greca e romana. Significativa la presenza di due manufatti in ferro: si tratta di armi rappresentate da una punta di lancia a “lama foliata” e da un giavellotto con lama a “foglia di ulivo”.
“I confronti con materiali provenienti sia dal territorio regionale che da quello delle regioni contermini – si legge in una nota della Soprintendenza di Crotone e Catanzaro – individua le armi come pertinenti al mondo italico (V-III secolo a.C.); la particolare e lunga immanicatura del giavellotto rimanda a una tipologia simile al pilum romano, in uso tra III e I secolo a.C.”.


I due manufatti, solitamente, venivano posti nelle sepolture di guerrieri, dove le armi sono associate ad altri oggetti che richiamano la sfera bellica e mettono in risalto la posizione sociale del defunto, rafforzata, a volte, da altri elementi del corredo quali corazza, elmo, schinieri, cinturone e scudo. Lo stesso tipo di materiali può provenire anche da santuari o luoghi di culto dove le armi venivano deposte e dedicate come ex voto. Ansa

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