Ci sono più di un milione di rifiuti pericolosi stipati nella discarica a mare della “Passeggiata degli innamorati” a Crotone. Esiste un piano contenuto nel verbale della Conferenza dei servizi del 24 ottobre 2019, in quel deliberato è stato scritto nero su bianco che l’Eni avrebbe provveduto a trasportare i rifiuti di Crotone, fuori dalla Calabria.
L’Eni con qualche spicciolo immagina di accontentare i crotonesi
Le prime azioni sono del 2016 e nel 2019 si pensava si fosse arrivati a scrivere la parola fine su tutto l’iter con la Conferenza dei servizi. Purtroppo, non è stato così. Eni Rewind che ha sostituito Syndial ha preteso ed ottenuto che si ritornasse a discutere di come smaltire i rifiuti di Crotone, non accettando il risultato della conferenza del 2019. Tutto lascia ipotizzare che la strategia di Eni sia quella di annullare quanto deciso il 24 ottobre del 2019. Passo successivo smaltire i veleni nella discarica di Columbra, nella sezione destinata ai rifiuti tossici e pericolosi. Però c’è un problema: Columbra potrebbe non bastare, e dunque potrebbe essere necessario un ampliamento dell’impianto di proprietà dei fratelli Vrenna. Un’altra soluzione potrebbe essere una vecchia idea di Eni, e cioè realizzare una discarica di scopo: prima a Giammiglione e, poi, all’interno del sito dell’ex Pertusola sud. Tutto questo però ha bisogno di ottenere una decisione preliminare: lasciare i veleni sul territorio di Crotone.

La posta sul tavolo è altissima: milioni e milioni di euro. Se l’Eni riuscirà a svincolarsi dall’impegno di portare i veleni fuori dalla Calabria, l’ente energetico, con qualche spicciolo immagina di accontentare le misere pretese dei crotonesi. Dentro questa logica stiamo assistendo ad una graduale mutazione del linguaggio di alcuni attori istituzionali del territorio come il sindaco della città che avrebbe dovuto già erigere le barricate contro l’ambiguità dell’ENI e, invece, da giorni passa da un convegno all’altro facendo un passo avanti e due indietro come il gambero. Risultato: non si comprende più la sua posizione qual è, e il giorno passa il tempo ad attaccare l’ex presidente Oliverio che, curiosamente sul tema ha sempre avuto una posizione chiara: costringere Eni a portare i rifiuti fuori da Crotone e dalla Calabria.
La Regione Calabria, invece, tace. Il silenzio di chi lascia gli attori del territorio a decidere da soli. Ponzio Pilato sarebbe stato molto più deciso e dignitoso. In un contesto del genere il colosso ENI ha gioco facile nel ciurlare nel manico. Risparmiando le ingenti risorse necessarie per attuare la bonifica con il trasferimento dei veleni al di fuori della regione, infatti, si prefigge di accontentare i crotonesi con qualche spicciolo. Il ragionamento di Eni è molto semplice: portare i rifiuti velenosi fuori da Crotone dalla Calabria è una spesa inutile, e con i soldi risparmiati si potrebbe creare lavoro e sviluppo nella città e nella regione. L’esca è lanciata. Sarà un caso che in questi giorni, Eni, abbia attivato una vera e propria rete disinformazione basata sulla denigrazione di coloro che continuano a richiamarla alle proprie responsabilità?
Il “sano compromesso” con l’ENI invocato dai medici crotonesi
La campagna comincia a dare i suoi frutti e i primi pesciolini hanno cominciato ad abboccare. Paradosso e scandalo è che i primi a cadere sono stati i Medici, quelli del direttivo del consiglio dell’ordine della provincia di Crotone, i quali invece di chiamare alla mobilitazione la cittadinanza contro i ritardi dell’Eni sulla bonifica, con una nota hanno invocato un “sano compromesso” con l’ENI che più o meno suona così: noi ci teniamo i veleni e ENI ci concede le risorse per la realizzazione “nella nostra città di un Centro di Ricerca di innovativo valore scientifico/tecnologico che esamini il rapporto intercorrente tra presenze di determinate scorie e insorgenza di patologie neoplastiche”. (…) “E, soprattutto, occorre rivendicare, contemplandolo nell’ufficialità di un accordo definitivo con Eni, il potenziamento delle nostre strutture assistenziali, a cominciare dal nostro Presidio Ospedaliero”. In sostanza, il ragionamento del direttivo dell’ordine dei medici è il seguente: visto che ci dovete avvelenare dateci un centro studi per studiare i tumori e un ospedale dove parcheggiare i nostri malati oncologici. Siamo all’idiozia prezzolata. L’ottimo collega Gaetano Megna dalle colonne de “La Provincia KR” tuona: “Presentarsi con il cappello in mano al cospetto dell’Eni potrebbe produrre danni gravi alla città. La battaglia introdotta per evitare che i veleni restino a Crotone e che la discarica di Columbra possa ottenere un aumento della capienza nella sezione rifiuti tossici e pericolosi non consente a nessuno di abbassare la guardia.” Difficile dargli torto, e tuttavia i primi a capitolare al cospetto della multinazionale sono stati coloro avrebbero dovuto suonare l’allarme alla città e alla provincia.
Certe zone andrebbero chiuse, seppellite e tombate
Per fortuna, ci sono altri medici che i dati li stanno studiando per davvero, senza il bisogno di centri di ricerca elemosinati ad Eni, è il caso del dottor Pasquale Montilla, oncologo impegnato da decenni nella cura delle vittime di sostanze tossiche, uno che conosce bene il tipo di rifiuti sotterrati a Crotone. In un’intervista a l’“Avvenire” non lascia assolutamente spazio alla lirica dell’Ordine dei Medici della provincia pitagorica, né tantomeno a dubbi di tipo scientifico, le sue parole sono come pietre: “solo un paziente su cinque è vivo a cinque anni dalla diagnosi». Le sperimentazioni con anticorpi monoclonali e immunoterapia affiancano l’approccio chirurgico ma, per adesso, «non c’è alcuna garanzia di un aumento di sopravvivenza». Non solo. Il quadro clinico si aggrava, quando i contaminati si espongono ad altri agenti chimici. «In tossicologia lo chiamiamo esposoma – continua Montilla –. La malattia si sviluppa più velocemente quando sei toccato da sostanze cancerogene ambientali. Penso alle microplastiche, alle nanoplastiche e ai metalli tossici». In altre parole, per chi ha già inalato fibre di asbesto, anche il fumo di una sigaretta o l’aria di una discarica, accelerando il decorso del tumore, possono rivelarsi fatali. E in Italia, specialmente all’interno dei Siti di interesse nazionale, sono moltissime le aree contaminate.” Siti di Interesse Nazionale che spesso leggiamo con l’acronimo SIN. Crotone è uno di questi siti. «Nella Pertusola di Crotone, per esempio, – conclude il dottor Montilla – la mortalità per tumori è talmente alta da aver fatto disattivare i registri. Certe zone andrebbero chiuse, seppellite e tombate. L’impatto sanitario è devastante». Questa, purtroppo è la drammatica situazione in cui si trova Crotone. In un contesto del genere significa semplicemente una cosa che i morti sono già migliaia, l’Eni da cinque anni non adempie alle decisioni della conferenza dei servizi e quindi, è la prima responsabile di questa strage. Responsabilità non inferiori di coloro che in questi anni non hanno chiesto conto a Eni.
Il generale Errigo: un pupo che balla?

In questa tragedia poi ci sono coloro che sono stati inviati in Calabria per attuare la Bonifica, sulla carta sono coloro che dovrebbero imporre le decisioni del governo. Uno di questi è il generale della GdF in pensione, Emilio Errigo – Commissario straordinario delegato di Governo del SIN Crotone – Cassano allo Ionio e Cerchiara di Calabria, in realtà sono poco più che pupi nelle mani di Eni. Errigo in questi giorni si fa fotografare in giro per il territorio crotonese per decantare il futuro e la bellezza dei territori, prova a recitare il ruolo della presenza rassicurante dello Stato. In una lettera inviata ai giornali il generale commissario si abbandona alla lirica: “Le acque dei fiumi, dei torrenti e del mare, dovranno diventare sempre più balneabili e resi ambientalmente fruibili ai Cittadini residenti e turisti in visita ogni anno a Crotone e provincia; il glorioso passato, deve rappresentare per la bella, sorridente e accogliente gente di Crotone, un ricordo ricco di elementi positivi, con la convinzione che il presente e soprattutto il breve futuro prossimo, saranno colmi di benessere culturale, spirituale ed economico per i tantissimi Giovani di Crotone e le loro famiglie.”
È appena il caso di ricordare al generale che leggendo le relazioni del prof. Pasquale Montilla, oncologo di fama, se i veleni rimarranno nel territorio crotonese, secondo i voleri di ENI, l’unico futuro che attende molta gente di Crotone potrebbe consumarsi in qualche reparto di oncologia in attesa della fine. Il generale dovrebbe semplicemente fare il suo dovere di servitore dello Paese: rispettare quello che è stato deciso ormai 5 anni fa, portare fuori dalla Regione i veleni che sono stati prodotti dallo Stato nel territorio crotonese.
130 mila euro per un “servizio d’informazione
Il fatto curioso e scandaloso, è che il messaggio rassicurante del commissario di Governo, è veicolato da una società di comunicazione che svolge il suo ruolo di controinformazione ben remunerata. Costerà, infatti, 130.000 euro, e svolgerà un “servizio di informazione e divulgazione istituzionale” relativo alla bonifica di Crotone. Curioso vero? Errigo ha assegnato questo servizio con affidamento diretto. Il generale ha scelto la società Sogesid spa, sottoscrivendo un accordo “nell’ambito delle convenzioni Sin Crotone e Pnrr”. L’uomo che gestirà questa cosiddetta “comunicazione” e le attività relative, è un certo Massimo Cherubini, “individuato nell’albo fornitori della società e unico professionista iscritto alla categoria di riferimento in possesso della professionalità e dell’esperienza necessarie allo svolgimento delle competenze”. Lascio ai lettori le riflessioni in merito a questa curiosa scelta, altrimenti ci esponiamo a qualche querela. È assolutamente evidente ormai, che la partita si sposta sulle decisioni della nuova conferenza dei servizi voluta da Eni e prevista per il tre maggio prossimo, in quella riunione, la società petrolifera nazionale, punta a ribaltare la decisione di ottobre 2019. Per riuscirci ha messo in atto una vera e propria “moral suasion”. L’esca lanciata è quella da sempre utilizzata verso i cittadini di “Calimerolandia” di Calabria, sempre uguale: un futuro fatto di sviluppo e occupazione, magari con i quattro spiccioli lanciati a terra dagli eterni colonizzatori della nostra terra.
La rete delle associazioni contro Eni. E il Sindaco?
In questi giorni un gruppo di temerari responsabili di associazioni della città di Crotone, l’ex presidente della regione, Mario Oliverio e altri stanno rilanciando la grande questione dei veleni che giacciono sotto l’ex sito della Pertusola e di tutta quell’area e denunciando gli atteggiamenti di Eni, così facendo stanno provando a rompere le uova nel paniere ai disegni della multinazionale petrolifera. Il rilancio di questa battaglia dovrebbe essere condiviso da tutti gli attori istituzionali e politici del territorio e della società civile della città pitagorica. Purtroppo, non è così. Eppure, sul tema della bonifica, l’ingegner Enzo Voce, per esempio, ci ha vinto le elezioni ed è diventato sindaco della città. Evidentemente qualcosa gira storto nelle opinioni di coloro che dovrebbero essere in prima fila nel far rispettare le determinazioni della giustizia e del governo. Le opinioni però, non sono più tanto ferme. La politica, l’amministrazione cittadina, sembrano essere in preda a vere e proprie contorsioni. L’iniziativa stenta a partire. Quale medicinale avrà provocato questi crampi concettuali che stanno incidendo su opinioni che sembravano consolidate? Coloro che hanno avuto a che fare con Eni, sono pronti a scommettere che il colosso di Stato stia distribuendo sedativi e olio di ricino a man bassa. E, d’altronde, Mario Oliverio, ex presidente della giunta regionale calabrese, non fa mistero dell’ipotesi di «essere stato fatto fuori» per la sua ferma decisione di trasportare i veleni fuori dai confini calabresi e accusa apertamente l’Eni. E per la verità non ci vuole la zingara per immaginare che certe inchieste si siano attivate con la precisione di un orologio svizzero e che in qualche modo hanno favorito la posizione di Eni. Per esempio, sul punto, sarebbe interessante conoscere l’opinione dell’ex Procuratore di Catanzaro, considerato che l’attuale Procuratore di Napoli non si è certo risparmiato nell’esprimere opinioni su quasi tutto lo scibile umano. Curiosamente però, su questo argomento tace.
La posta in gioco è così alta che sul tavolo da gioco non si possono escludere colpi di qualsiasi tipo e tiri mancini e, d’altronde, se l’obiettivo di Eni è quello di cambiare le carte in tavola, bisogna mettere in conto che il gioco potrebbe diventare duro, sporco e baro. Non sarebbe la prima volta e non sarà l’ultima.