martedì, 10 Settembre 2024

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Crotone: ventitré anni di attese e promesse mancarono l’appuntamento con la Bonifica

Dall'urgenza proclamata nel 2001 ai ritardi e alle promesse mancate: la lunga e tormentata vicenda della bonifica di Crotone tra progetti falliti e nodi irrisolti

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Era il 2001 quando le aree industriali dismesse di Crotone, Cassano e Cerchiara di Calabria furono dichiarate Siti di Interesse Nazionale (SIN) con un decreto legislativo del Ministero dell’Ambiente (n. 468/2001). Quella che sembrava essere una decisione cruciale per il risanamento ambientale e la tutela della salute pubblica si è trasformata in una vicenda interminabile, caratterizzata da ritardi, progetti fallimentari e incertezze burocratiche che hanno paralizzato ogni intervento. Oggi, a distanza di 23 anni, quella bonifica che doveva essere “urgente” appare più come una chimera che una realtà in divenire. A Crotone, una città segnata da anni di inquinamento industriale, la popolazione ha lottato disperatamente contro le conseguenze di una crisi ambientale e sanitaria trascurata per troppo tempo. Già in un reportage del 2014 de’ “Il Fatto Quotidiano” si metteva in luce una situazione che da oltre un decennio vedeva i cittadini esposti a rischi gravissimi senza che siano stati adottati interventi adeguati.
Il Ministero dell’Ambiente aveva già avvertito anni prima della gravità della contaminazione nella zona, sospettando la presenza di rifiuti pericolosi che minacciavano l’ambiente e la salute pubblica. Tuttavia, nonostante la consapevolezza del problema e la condanna della multinazionale Eni a pagare oltre 56 milioni di euro per i danni ambientali, nulla è stato fatto per risolvere la situazione.
A Crotone, l’impatto di questo disastro si misurava in vite umane già 10 anni fa: il rapporto epidemiologico “Sentieri” aveva evidenziato un “eccesso di mortalità” nella città, con un picco di decessi per malattie oncologiche previsto fino al 2018 (oggi siamo al 2024). Gli attivisti, guidati da Pietro Infusino, allora avevano organizzato proteste contro Eni, chiedendo che i fondi destinati alla bonifica fossero utilizzati per aiutare i malati e ripulire il territorio.
La rabbia della comunità era palpabile, alimentata dall’inerzia delle autorità locali, in particolare del sindaco Peppino Vallone, allora, accusato di non aver fatto abbastanza per affrontare questa emergenza. Le testimonianze di chi aveva perso familiari o si trovava a combattere contro malattie legate all’inquinamento rivelavano la profonda sofferenza di una popolazione che si sentiva abbandonata. Sono passati 10 anni dal reportage e 23 anni dalla proclamazione “dell’urgenza” di risanare l’ambiente. Nulla è cambiato. Oggi il rischio è la rassegnazione. Già rassegnarsi a morire un po’ come sta accadendo sulla sanità.
Il caso di Crotone è un doloroso promemoria di come l’inerzia politica e la mancanza di azioni concrete possano trasformare una crisi ambientale in una catastrofe sanitaria, con conseguenze devastanti per la vita delle persone e l’integrità del territorio.


Le Radici della Crisi Ambientale
Il territorio di Crotone ospitava importanti realtà industriali, come l’ex Pertusola Sud, che produceva semilavorati e leghe di zinco fino alla sua chiusura nel 1999, e l’ex Fosfotec, affiancati da discariche a mare come quelle di Armeria e Farina di Trappeto. Con la dismissione di queste industrie, i terreni lasciati in eredità alla comunità risultavano gravemente contaminati: dei 48 ettari del sito ex Pertusola, ben 525 mila tonnellate di materiali erano classificati come rifiuti pericolosi, e altre 450 mila tonnellate come non pericolosi.
Sin dal principio, la necessità di una bonifica era evidente, ma le soluzioni adottate hanno lasciato molto a desiderare. Il primo progetto di bonifica, avviato nel 2006, faceva affidamento sulla “fitorimediazione”, una tecnica che prevedeva l’uso di alberi e piante per assorbire e degradare gli inquinanti presenti nel suolo. Tuttavia, l’ambizione di rigenerare naturalmente i terreni si è scontrata con la dura realtà dei fatti: l’inquinamento era troppo diffuso e profondo perché questa metodologia potesse funzionare.


Il Caos Burocratico, Giudiziario e il Tradimento delle Istituzioni Locali
La situazione di stallo ha continuato a protrarsi, e solo nel 2019, dopo anni di immobilismo, un nuovo decreto ministeriale ha modificato il progetto iniziale, introducendo il “Pob Fase 2”. Questo piano prevedeva la rimozione delle due discariche a mare e lo spostamento dei rifiuti pericolosi “fuori e lontano da Crotone”. Tuttavia, questo nuovo impulso non è bastato a sbloccare la situazione.
A complicare ulteriormente le cose è intervenuta una sentenza del Tribunale di Milano del 2012, che ha imposto a Eni, la società responsabile della gestione dei siti, di procedere alla bonifica dei terreni, condannandola anche al pagamento di 71 milioni di euro per danni ambientali. Questa decisione giudiziaria, seppur importante, non ha prodotto l’accelerazione sperata, ma ha anzi aggiunto nuovi livelli di complessità a una vicenda già intricata.
Nel 2016, sotto la presidenza di Mario Oliverio, furono approvati un Piano di Gestione dei Rifiuti Regionale, un Piano Amianto Regionale e successivamente il PAUR. Sulla base di questi documenti, la Conferenza dei Servizi decisoria del 24 ottobre 2019 approvò il Piano di Bonifica Fase 2 (POB FASE 2) con la chiara e vincolante prescrizione ad Eni Rewind di portare i rifiuti speciali pericolosi fuori da Crotone e dalla Calabria. Tuttavia, con il cambio di leadership nella Regione, sotto la presidenza di Roberto Occhiuto, il 12 marzo 2024 è stato modificato il Piano di Gestione dei Rifiuti Regionale, aprendo la strada a nuove e preoccupanti decisioni.
Solo tre giorni dopo, il 15 marzo 2024, Eni Rewind ha chiesto la convocazione di una nuova Conferenza dei Servizi, presentando un piano di bonifica che contraddiceva gli impegni precedenti: i rifiuti pericolosi sarebbero stati lasciati a Crotone. Questa proposta, che fino a pochi anni fa sarebbe stata inaccettabile, è stata sorprendentemente approvata dal Ministero dell’Ambiente con un decreto del 2 agosto 2024.
Il Presidente della Regione Roberto Occhiuto è stato direttamente coinvolto in questo cambio di rotta, con gravi responsabilità attribuite a lui e a coloro che lo hanno assecondato in una contrattazione vergognosa sulla pelle dei cittadini e della città di Crotone. Le dichiarazioni della Vice Ministra dell’Ambiente, Vannia Gava, del 26 giugno 2024, e le successive conferme del Ministero, indicano chiaramente che la Regione Calabria ha condiviso e sostenuto questo scellerato disegno.


Il Nodo delle Discariche: Un Ostacolo Insormontabile e la Complicità delle Istituzioni
Negli ultimi anni, il principale ostacolo alla realizzazione della bonifica è stato il problema dello smaltimento dei rifiuti. La domanda chiave è rimasta senza risposta: dove portare i materiali inquinanti rimossi dai terreni? Columbra, un sito di smaltimento a Crotone, è emerso come l’unica soluzione apparentemente praticabile, ma la scelta di un’unica discarica ha sollevato numerosi interrogativi. È davvero possibile che solo Crotone abbia una discarica idonea a ricevere questi rifiuti? E quali sono le garanzie per la popolazione locale?

Il Decreto Ministeriale emanato il 1 agosto 2024, che consente ad Eni Rewind di lasciare i rifiuti pericolosi a Crotone, è la conclusione di un processo perseguito con il concorso attivo della Regione a guida Occhiuto. La modifica del Piano dei Rifiuti, proposta da Occhiuto e approvata dal Consiglio Regionale il 12 marzo 2024, è stata un tassello fondamentale in questo disegno. Il capitolo 32.2 del nuovo Piano dei Rifiuti ne è la chiara e inconfutabile certificazione.
La responsabilità di questo disastro annunciato non è solo di Eni Rewind, ma anche delle istituzioni locali, che hanno avallato questo cambio di rotta. La Regione, la Provincia e il Comune, che un tempo avevano imposto condizioni rigide per proteggere il territorio, sembrano ora aver cambiato posizione, consentendo ciò che prima era stato vietato. Questo cambiamento di linea dimostra che senza il complice avallo delle istituzioni locali, questo disegno scellerato non sarebbe stato possibile.
Il Sindaco Voce, accusato di fare polemiche inutili invece di opporsi fermamente alle modifiche apportate al Piano di Gestione dei Rifiuti, avrebbe potuto guidare una mobilitazione unitaria della città per impedire questo epilogo. Tuttavia, il mancato coordinamento e l’assenza di una strategia chiara hanno lasciato la città vulnerabile. Invece di difendere gli interessi della città, il Sindaco ha scelto di allearsi con Occhiuto e di polemizzare con il Comitato “Fuori i veleni. Crotone vuole vivere”, che da tempo denuncia e cerca di contrastare questo scellerato disegno.


Un Futuro Avvelenato: Rischi per la Salute e una Giustizia Capovolta
Ventitré anni dopo, Crotone e i comuni limitrofi continuano a convivere con un ambiente gravemente compromesso e con l’ombra di un disastro ambientale mai davvero affrontato. La bonifica, annunciata come urgente nel lontano 2001, si è trasformata in una lunga e dolorosa attesa, una promessa mancata che ha lasciato una comunità sospesa tra speranza e frustrazione.
Il nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti del 2024 non solo rende difficile opporsi al progetto di Eni Rewind, ma potrebbe anche aprire la strada a ulteriori danni, come la creazione di nuove discariche. I ricorsi al TAR, per quanto necessari, rischiano di essere inefficaci se non supportati da un solido quadro amministrativo.

Questa vicenda è una rappresentazione plastica di come la giustizia possa agire in modo rovesciato, colpendo chi ha cercato di difendere il territorio e favorendo invece chi persegue interessi affaristici. La città di Crotone si trova così a fare i conti con un futuro incerto, dove i pianti da coccodrillo e le luci psichedeliche in piazza non possono nascondere la dura realtà: un’operazione miliardaria si sta consumando sulla pelle dei crotonesi, con la complicità di chi dovrebbe proteggerli.

Crotone non può accettare di essere condannata ad essere la città dei veleni. I crotonesi meritano rispetto. Le istituzioni ad ogni livello devono tutelare le comunità. Gli interessi miliardari non possono giustificare alcuna operazione che esponga a rischio la Comunità. La salute dei cittadini non ha prezzo.
Appello ai Media: Una Verità da Raccontare
Mentre l’estate del 2024 volge al termine, l’urgente necessità di intervenire rimane inascoltata, e la storia della bonifica di Crotone rischia di diventare una triste leggenda, da raccontare attorno ai falò delle notti d’agosto, un ammonimento su quanto possa essere difficile, se non impossibile, sanare le ferite inflitte dall’uomo alla propria terra.
A questo punto, è fondamentale che i media e i mezzi di comunicazione si facciano carico di raccontare questa verità, difendendo la salute dei cittadini e opponendosi alle operazioni affaristiche e corruttive. Basta guardare agli atti per capire quanto è accaduto: confrontare le decisioni di ieri con quelle di oggi. Solo così sarà possibile rendersi conto di come una città intera sia stata tradita e abbandonata, vittima di una giustizia e di una politica che sembrano aver perso di vista il loro scopo fondamentale: il bene comune.

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