Nino Spirlì, ex presidente facente funzione della Regione Calabria, ha condiviso la sua dolorosa esperienza come paziente oncologico, offrendo una critica alla sanità calabrese. Dopo mesi di esami e interventi senza una diagnosi chiara, Spirlì ha finalmente ricevuto una risposta solo a Milano. “Dal 4 marzo sono stato in balia di un mistero,” racconta, evidenziando che, nonostante sei ospedalizzazioni in Calabria, cinque interventi, otto risonanze magnetiche e TAC, e numerosi prelievi di sangue, il cancro non era stato rilevato.
È stato solo a Milano che la diagnosi è stata fatta con successo.Spirlì esprime amarezza per l’incapacità della sanità calabrese di fornire una diagnosi tempestiva, nonostante l’uso degli stessi strumenti diagnostici poi efficacemente impiegati in Lombardia. “Non ho rancore né rabbia,” osserva, ma si unisce alla domanda comune: “Perché?”In un momento in cui episodi di violenza contro i sanitari sono frequentemente riportati, Spirlì invita alla riflessione, chiedendosi se chi reagisce con violenza non sia semplicemente meno paziente di chi, come lui, ha sopportato in silenzio. Il suo appello è chiaro: sollecita maggiore coscienza, attenzione e professionalità da parte dei medici, e un rispetto per il giuramento di Ippocrate e per le norme di educazione e umanità da parte di tutti. Una richiesta sincera per migliorare un sistema sanitario che spesso non soddisfa le necessità dei cittadini.