Preoccupazioni significative su molteplici fronti
Dalla Corte dei Conti, alla Banca d’Italia, passando dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, fino alla Commissione Europea (che nel Documento di lavoro dei servizi della Commissione, Relazione per Paese 2023 – Italia, ha affermato: «Nel complesso, la riforma prevista dalla nuova legge quadro rischia di compromettere la capacità delle pubbliche amministrazioni di gestire la spesa pubblica, con un conseguente possibile impatto negativo sulla qualità delle finanze pubbliche dell’Italia e sulle disparità regionali»), il Ddl Calderoli solleva preoccupazioni significative su più fronti.
Dopo l’esito negativo del referendum sulla riforma Costituzionale, la questione del riconoscimento di forme e condizioni diverse di autonomia regionale, ha assunto notevole rilevanza nel dibattito politico e sociale.
Il report della Fondazione Gimbe ”fotografa un fallimento della sanità nel Mezzogiorno e una difficoltà anche nelle Regioni del Nord in sanità”, a legislazione e a Costituzione vigenti. Il 21 marzo, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, che propugna convintamente la c.d. Autonomia Differenziata, ha così commentato l’inchiesta di Gimbe: ” Il report, comunque, si dimentica che la vituperata sanità parzialmente regionalizzata, viene classificata in tutte le graduatorie mondiali tra le top ten e, secondo Bloomberg, addirittura al terzo posto a livello mondiale. Per cui, con buona pace di Gimbe, noi stiamo male ma non troppo, e tutto il resto del mondo sta peggio”. La prospettiva del ministro è agli antipodi rispetto ai dati della Fondazione, infatti ritiene che ”L’autonomia differenziata è stata proposta per rimediare al disastro del Sud e ai problemi del Nord, quindi – aggiunge – per rendere più efficienti le prestazioni in tutto il Paese. Intendo proseguire su questa linea, piaccia o non piaccia a Gimbe e agli altri catastrofisti del Paese”.
In questo modo è stato liquidato lo studio di una fondazione indipendente, che da anni analizza il Sistema Sanitario Nazionale, evidenziando le conseguenze già drammatiche dell’attuale potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni, in materia sanitaria.
Nel frattempo, a Napoli spuntano i manifesti, affissi per le strade della città, contro il senatore della Lega, Cantalamessa, ex coordinatore del partito in Campania: ”Lui è contro il Sud”, si legge sulla locandina col logo del Comune. La replica al dissenso popolare non tarda: ”Dispostissimo ad incontri pubblici con chiunque mi attacchi per ragionare su cosa fa male al Sud e cosa può far bene”.
In Calabria, arrivano i rinforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica. Fino al 16 aprile, la Carovana del sindacato che si propone di tutelare i diritti di lavoratrici e lavoratori, del settore conoscenza, Flc Cgil, con lo slogan ”Stesso Paese, Stessi Diritti”, dopo altre tappe italiane, toccherà ”la punta dello stivale” per incontrare i corregionali calabresi.
Il segretario generale Flc Cgil Calabria, Mimmo Denaro, spiega che “Si tratta di un appuntamento importante, un’occasione per contrastare un progetto pericoloso, soprattutto per la nostra regione. L’approvazione del Ddl Calderoli è un vero disegno secessionista che provocherebbe pesanti conseguenze, con un’autonomia differenziata che, di fatto, frammenterebbe il sistema pubblico di istruzione, che per noi deve essere unico e uguale su tutto il territorio nazionale. Le conseguenze – conclude – sarebbero gravi e irreversibili con un aumento del divario fra Nord e Sud su politiche di rilevanza strategica per la crescita e lo sviluppo: ambiente, infrastrutture, energia e, soprattutto la scuola, con il concreto rischio di una regionalizzazione che renderebbe diseguale il diritto allo studio”.
A Palazzo Campanella, nella prossima seduta del Consiglio regionale, il centrodestra dovrà fare i conti tra il crescente dissenso verso il Disegno di Legge Calderoli e gli ordini che arrivano direttamente da Roma. Il D-day fissato per giorno 18 aprile, rappresenta la prova regina rispetto alle dichiarazioni rilasciate e le decisioni che prenderà lo schieramento di maggioranza in regione Calabria.
Anche la Chiesa calabrese attende una presa di posizione netta e si schiera contro la riforma.
I Vescovi, dal canto loro, non solo dichiarano di essere a sfavore del ddl, passato alla Camera dopo la votazione prevista in Senato, ma hanno anche pubblicato il documento “La dis-unità nazionale e le preoccupazioni delle Chiese di Calabria: Spunti di riflessione”, dove si ribadisce che il progetto di legge ”darà forma istituzionale agli egoismi territoriali della parte più ricca del Paese, amplificando e cristallizzando i divari territoriali già esistenti, con gravissimo danno per le persone più vulnerabili e indifese”.
Se è vero, come è vero, che l’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, stabilisce che le Regioni a statuto ordinario possono ottenere forme e condizioni particolari di autonomia, in quanto parte integrante dello Stato. E’ anche vero che l’autonomia è limitata dalla stessa Costituzione, attraverso principi fondamentali. A tal proposito, assumono rilevanza, i “doveri inderogabili”, che devono essere rispettati. Questo significa che, pur permettendo forme differenziate di autonomia, si deve comunque garantire che tutte le Regioni abbiano accesso ai fondi necessari per garantire servizi adeguati ai cittadini.