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De-nazificare il Cremlino: Lo Zar influenzato da un filosofo che immagina un “fascismo rivoluzionario”

Aleksandr Dugin, soprannominato 'Putin's Rasputin', è consigliere della Duma e del presidente della Russia. È lui che ne ispira la visione geopolitica impostata su di una bizzarra teoria: la nascita di un neo-bolscevismo sintesi tra comunismo e fascismo.

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Putin al momento dell’annuncio delle operazioni “speciali” in Ucraina ha parlato di “denazificazione” del governo ucraino. Sicuramente nella galassia politica del nazionalismo ucraino non è escluso che ci siano gruppi con simpatie naziste. Eppure la Russia di Putin, forse, in quanto a denazificazione dovrebbe guardare innanzitutto in casa.

Per esempio, si potrebbe riflettere sulla figura del consigliere di Putin Aleksandr Dugin. Una specie di ideologo della linea o della “visione” del Cremlino. Dugin è stato soprannominato ‘Putin’s Rasputin’, e non solo per la somiglianza con il mistico russo, consigliere privato dei Romanov e figura molto influente su Nicola II di Russia. Dugin ha scritto il manuale strategico che ha plasmato la politica estera di Putin. Una strategia presentata qualche anno fa. Dugin oltre ad essere consigliere dei membri della Duma e di Putin, è stato anche il fondatore e membro del Partito Nazionale Bolscevico, del Fronte Nazionale Bolscevico e del Partito Eurasia. Emblematico è lo slogan coniato: “La Russia è tutto, il resto è niente!”. Il simbolo del bolscevismo nazionale, disegnato dallo stesso Dugin, curiosamente, ha diversi punti di riferimento con la storia del della simbologia nazista. E, d’altronde, Aleksandr Dugin, nei suoi scritti non nasconde la sua ammirazione per le Waffen SS sostenendo la necessità di stabilire un “fascismo fascista radicalmente rivoluzionario e coerente” in Russia. Dugin inoltre, crede che Internet dovrebbe essere bandito e ha affermato che la chimica e la fisica sono scienze demoniache. Il neo “Rasputin” del presidente russo, ha anche fondato l’Eurasia Youth Union, che ha compiuto atti di vandalismo sui monumenti nazionali ucraini. Per tali motivi, infatti, sia il movimento che lo stesso Dugin sono banditi dall’Ucraina.

Il termine “Eurasia” suona familiare, perché lo si trova  in “1984” di Orwell. E qui la cosa diventa più inquietante per la suggestione che evoca. L’Eurasia, infatti, secondo il racconto orwelliano nel romanzo 1984, è una delle tre superpotenze continentali nate dopo l’ipotetica guerra atomica degli anni cinquanta inventate da George Orwell. La forma di governo ipotizzata dal grande scrittore britannico, è il neobolscevismo, nato dalle ceneri del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Per Dugin, dunque, questo romanzo distopico non è un avvertimento: è un modello a cui aspirare. Dugin da vecchio filosofo sovietico, è anticapitalista, anti-liberale, anti-democrazia, pro-dittatura. Per Dugin è Stalin piuttosto che Lenin, il grande eroe ideologico. Anche Dugin come Putin, crede che lo scioglimento dell’Unione Sovietica sia stato un disastro. Dugin nei suoi scritti propone il ristabilimento dell’impero dell’era sovietica con la forza. Nel 2008, quando Putin invase la Georgia con le stesse modalità dell’invasione in Ucraina, Dugin lo esortò ad attaccare l’Ucraina.

Il filoso post sovietico e consigliere del gotha putiniano non è solo l’ideologo del neo bolscevismo, paradossalmente, è anche un eroe e un’ispirazione per l’estrema destra occidentale. I suprematisti bianchi e i leader dell’alt-right a Charlottesville lo idolatrano. Nel 2008, ha incontrato e parlato con il consigliere di Trump e attivista di estrema destra Steve Bannon. Sono in molti a ritenere che i motivi per i quali Trump è stato tenero con Putin, siano legati proprio a quell’incontro tra Bannon e Dugin.

Aleksandr Dugin ha scritto oltre 30 libri, ma di gran lunga il più significativo è Fondamenti di geopolitica del 1997. Questo lavoro è stato utilizzato come libro di testo nell’Accademia dello stato maggiore dell’esercito russo. Oltre che raccomandato nelle scuole russe. Fondamenti di geopolitica stabiliva obiettivi molto precisi come architettura della “Grande Russia”. Ad esempio, sosteneva il taglio del Regno Unito, politicamente, dal resto d’Europa. Cosa che poi si è realizzata attraverso la brexit.

Sosteneva la destabilizzazione dell’Occidente usando la disinformazione e la sovversione. Una strategia molto usata da Putin negli ultimi anni. Sempre nel testo di Dugin, è previsto lo sfruttamento della dipendenza dell’Occidente dal petrolio e dal gas russi per poter esercitare pressioni. Una strategia che in queste ore si è rivelata efficace, considerato le difficoltà dell’occidente ad applicare sanzioni radicali proprio in conseguenza della dipendenza energetica.   In Fondamenti di geopolitica si sostiene che l’Ucraina dovrebbe essere annessa e ogni traccia di identità nazionale cancellata. Dugin, tra l’altro sosteneva  che gran parte d’Europa debba tornare sotto l’influenza russa non solo l’Ucraina, Lettonia, Lituania ed Estonia, ma anche Finlandia, Romania, Macedonia del Nord, Serbia, “Bosnia serba” e Grecia.

La strategia di queste ore, dunque, ispirata ad una citazione erroneamente attribuita a Goebbels che recita più o meno così: «Accusa l’altro lato di ciò che sei colpevole».

Una tattica comune all’interno dell’estrema destra, usata più e più volte da Trump  e spiega anche tutte le accuse di Putin riguardo all’Ucraina: neonazismo, minacce alla sicurezza, sovversione, presunto espansionismo. Leggendo e rileggendo  Aleksandr Dugin, dunque, si comprendono meglio le azioni e le motivazioni di Putin. Ciò rende chiaro che se la strategia di Putin sulla Ucraina non viene ostacolata, l’ex agente del KGB non si fermerà all’Ucraina, non più di quanto Hitler si sia fermato all’Austria, alla Cecoslovacchia o alla Polonia. Alla luce di tutto ciò, si comprende anche il perché pezzi della sinistra, la stessa ispirata dal pensiero di Giulietto Chiesa, e finanche la stessa Anpi nazionale, tendono quasi a giustificare le azioni di Putin in chiave anti Nato e nello stesso tempo, paradossalmente, l’azione russa è sostenuta dalla destra estrema e sovranista del paese, da casa Pound, a Fn, fino a un pezzo di base leghista e meloniana. La convergenza di questo abbraccio virtuale tra due estremi ha una sua “bibbia” ideologica, un suo “manifesto” o dal punto di vista opposto, il suo Mein Kampf: “Fondamenti di geopolitica” di Aleksandr Dugin.

Pasquale Motta da un’editoriale del Febbraio del 2022

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