Dopo la storia di “Stefania”, una giovane donna affetta da disturbo del comportamento alimentare, Valentia Curtosi e Giuseppina Arcella, professioniste vibonesi, esperte nel loro campo professionale, parlano del disturbo del comportamento alimentare e del modello di approccio alla terapia che necessita una sinergia tra il nutrizionista e lo psicologo. Un approccio multidisciplinare per una terapia più efficace e risolutiva
Valentina Curtosi
“I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o da comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica e il funzionamento psicosociale”. Dsm-5 (manuale diagnostico salute mentale).
I disturbi della nutrizione sono patologie caratterizzate da un comportamento alimentare disfunzionale, da un’eccessiva preoccupazione per il peso corporeo e da un’alterata percezione dell’immagine corporea. Tali aspetti, sono correlati a bassi livelli di autostima e il rapporto cibo, emozioni, corpo è compromesso. In particolar modo, la dispercezione corporea è un sintomo caratteristico dell’anoressia e della bulimia nervosa, e si manifesta con un’alterata percezione del proprio corpo che, pur essendo patologicamente sottopeso viene percepito dalle pazienti come sovrappeso o normopeso (immagine che la paziente si è formata nella mente del suo corpo e delle sue forme).
In Italia, più di 3 milioni di persone ne soffrono e il 60 % ha tra i 13 e 25 anni; purtroppo, i dati ufficiali potrebbero sottostimare il numero dei casi reali, perché molti non cercano aiuto o non vengono diagnosticati. Elenco brevemente i disturbi più comuni: anoressia nervosa, bulimia nervosa, pica, disturbo da ruminazione, disturbo evitante e restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID), disturbo da alimentazione incontrollata e disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati. Le cause sono complesse e comprendono fattori genetici, ambientali, culturali, familiari, psicologici e sociali o traumi. Influenza da non sottovalutare è quella della “diet culture” (cultura della dieta), che impone canoni di bellezza che corrispondono a corpi magri, esalta l’importanza dell’aspetto fisico e del peso corporeo.
Negli anni, infatti, la magrezza è diventato sinonimo di salute, contribuendo alla grassofobia: paura del grasso, altro fattore che predispone allo sviluppo dei disturbi alimentari. Ognuno di essi si presenta con dei sintomi diversi e non tutti i disturbi alimentari sono visibili e associati al sottopeso, spesso infatti si riscontrano in condizioni di normopeso o sovrappeso.
L’approccio più efficace è quello multidisciplinare e integrato: ogni specialista collabora nella valutazione, diagnosi e percorso terapeutico. La somministrazione di una dieta, nei soggetti con disturbi del comportamento alimentare è un fattore di mantenimento del disturbo stesso, oltre che un fattore precipitante per chi è predisposto e non rappresenta la “cura”. Dal punto di vista nutrizionale è importante non prescrivere una dieta, ma educare il paziente a gestire la sua alimentazione e aiutarlo ad ascoltare e riscoprire il senso della sazietà e della fame e a rispettare il suo corpo: a prescindere dal peso, a prescindere se con difetti o meno, ogni corpo è bello e va rispettato, perché è grazie ad esso che viviamo.
Nel percorso di riabilitazione nutrizionale, inoltre, è importante che il paziente si senta libero: non classifichi il cibo in buono o cattivo, o in funzione delle chilocalorie, ma che impari a vederlo come un amico che gli permette non solo di sopravvivere, ma anche di soddisfare le sue voglie. In conclusione, i disturbi del comportamento alimentare sono un problema di sanità pubblica e l’esordio precoce si associa ad un rischio elevato di danni permanenti, dovuti alla malnutrizione, a vari organi e tessuti che ancora non hanno raggiunto la piena maturazione, come il sistema nervoso centrale e le ossa.
La diagnosi precoce è una sfida legata alle mode culturali e agli aspetti della negazione, ambivalenza e negazione dei pazienti stessi verso il disturbo. Un ruolo primario lo devono svolgere le famiglie, sia nella fase dell’esordio che nel mantenimento e anche e soprattutto nel percorso di riabilitazione dei disturbi alimentari.
Valentina Curtosi Biologa Nutrizionista
Giuseppina Arcella
I disturbi della nutrizione rappresentano un’area complessa e delicata all’interno della psicologia clinica. Questi disturbi includono condizioni come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, e il disturbo da alimentazione incontrollata (Bed). La relazione tra la mente e la nutrizione è stata oggetto di studio per decenni, con una crescente comprensione dei fattori psicologici, sociali, biologici e culturali che contribuiscono allo sviluppo e al mantenimento di tali disturbi.
Conoscere i disturbi
L’anoressia nervosa è un disturbo caratterizzato da una preoccupazione eccessiva per il peso corporeo; una percezione distorta del proprio corpo e una restrizione estrema dell’assunzione di cibo, che porta a un grave calo ponderale. Le persone con anoressia nervosa possono avere una paura intensa di ingrassare, anche se sono sottopeso, e possono impegnarsi in comportamenti come il conteggio delle calorie, l’esercizio eccessivo, e il vomito autoindotto per controllare il loro peso.
La bulimia nervosa è caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffate seguiti da comportamenti compensatori, come il vomito autoindotto, l’uso eccessivo di lassativi o diuretici, il digiuno, o l’esercizio fisico estremo. A differenza dell’anoressia nervosa, le persone con bulimia nervosa spesso mantengono un peso corporeo nella norma o anche sovrappeso. In tal caso, la fame non è oggetto di controllo, bensì un’emozione da spegnere attraverso le abbuffate di cibo e il successivo stato di frustrazione e senso di colpa da spegnere con atteggiamenti riparatori.
Il disturbo da alimentazione incontrollata (Bed) è caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate senza comportamenti compensatori. Le persone con Bed spesso si sentono impotenti nel controllare i loro comportamenti alimentari e possono provare vergogna e colpa per le loro abbuffate. A differenza della bulimia nervosa, le persone con Bed non cercano di compensare le loro abbuffate attraverso il vomito autoindotto o altri comportamenti simili.
I disturbi della nutrizione rappresentano sfide significative per coloro che ne soffrono, così come per i professionisti della salute mentale che li trattano. La comprensione delle cause, dei sintomi, delle complicazioni, e delle strategie di trattamento dei disturbi della nutrizione è fondamentale per fornire un supporto efficace a coloro che ne sono colpiti.
Le cause, possono essere diverse: predisposizione genetica, tratti di personalità ossessiva, disturbi d’ansia, bassa autostima e tendenza al perfezionismo, difficoltà nel gestire le emozioni, pressioni sociali e culturali per conformarsi a determinati ideali estetici e norme di bellezza, traumi, abusi ed eventi stressanti, relazioni familiari, e non, complicate.
Riconoscere la presenza di un disturbo della nutrizione ha certamente un forte impatto sulla famiglia e sulla persona coinvolta, ma è importante capire che queste situazioni possono essere curate e nel momento in cui si sono aperti gli occhi sul disturbo, questo non equivale ad essere una condanna, ma l’inizio di un percorso che probabilmente durerà nel tempo, fondamentale per ripristinare quello stato di equilibrio e benessere che il disturbo ha minato.
Per familiari o amici è difficile sapere cosa fare quando si sospetta che una persona cara possa avere tale disturbo. In genere, infatti, chi ne è colpito tende a nascondere il problema o mostra un atteggiamento difensivo nei confronti delle proprie abitudini alimentari e del proprio peso e nega di star male, ma alcuni campanellini di allarme possono essere cambiamenti drastici rispetto le abitudini alimentari, relazionali, emotive e comunicative associati ad una chiusura emotiva spesso contraddistinta da malumore.
L’approccio terapeutico
Dal punto di vista psicologico, si interviene mediante la psicoterapia (individuale e/o di gruppo) con l’obiettivo di comprendere il rapporto esistente tra fattori psicologici, condizioni fisiche e la malattia e facilitare i processi di cambiamento del comportamento scorretto.
Quindi, mediante precise tecniche di intervento si inizia col capire cosa si nasconde dietro il rifiuto del cibo, delle abbuffate, eccetera., per entrare in contatto con la sofferenza che viene mascherata da tali abitudini alimentari disfunzionali, e, che, inevitabilmente riflettono le paure del passato, ma anche del presente e del futuro.
La cattiva gestione alimentare, come avrete capito, è solo un sintomo del problema che nasconde la radice del malessere ed è necessario il sostegno professionale per comprenderla al meglio e guarire.
A tal proposito è importante adottare un approccio olistico che tenga conto delle sfide fisiche, emotive, sociali, e culturali che le persone affette da questi disturbi possono affrontare. Il supporto nutrizionale, il coinvolgimento della famiglia, e il trattamento delle condizioni mediche coesistenti sono tutti elementi cruciali di un piano di trattamento completo.
L’approccio multidisciplinare alla gestione dei disturbi della nutrizione, che coinvolge professionisti della salute mentale, nutrizionisti, medici, e altri operatori sanitari, è essenziale per garantire un trattamento efficace e completo.
Inoltre, l’importanza della prevenzione e della sensibilizzazione non può essere sottovalutata nell’affrontare il problema dei disturbi della nutrizione.
E’ fondamentale promuovere una cultura dell’accettazione del corpo e dell’autostima positiva, riducendo la stigmatizzazione legata al peso e all’aspetto fisico. Educazione, sensibilizzazione, e accesso a risorse di supporto possono contribuire a prevenire i disturbi della nutrizione e a fornire un sostegno prezioso a coloro che ne sono colpiti.
Promuovere una cultura del benessere che valorizzi la diversità corporea e la salute fisica e mentale è fondamentale per prevenire i disturbi della nutrizione e per fornire sostegno a coloro che ne soffrono. Questo può essere fatto attraverso l’istruzione nelle scuole, la sensibilizzazione nei media e la promozione di modelli di ruolo positivi che incoraggino l’accettazione di sé e degli altri.
Inoltre, è importante affrontare le cause sottostanti dei disturbi della nutrizione, comprese le pressioni sociali e culturali, le esperienze traumatiche, e i disturbi psicologici. Questo può richiedere un cambiamento a livello sociale e politico per promuovere una società più inclusiva e tollerante, che riconosca e valorizzi la diversità in tutte le sue forme e, naturalmente, affinché questo sia realizzabile è necessario aumentare i fondi, anziché ridurli.
Giuseppina Arcella Psicologa e Psicoterapeuta
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