L’articolo de Il Foglio, firmato da Enrico Bucci, denuncia una vicenda che segna un punto di svolta nella battaglia per l’integrità della comunicazione scientifica. Secondo l’inchiesta, l’amministrazione Trump avrebbe esercitato pressioni affinché alcune riviste scientifiche ritrattassero determinati articoli, ma prestigiose pubblicazioni come The Lancet e il British Medical Journal hanno opposto un netto rifiuto, riaffermando l’importanza dell’indipendenza della comunità scientifica.Questa vicenda è emblematica di un fenomeno più ampio: il tentativo della politica di piegare la scienza a proprie esigenze ideologiche. Con l’ascesa di Trump e del suo populismo reazionario, si è assistito a un progressivo deterioramento del dibattito pubblico, in cui la verità scientifica viene relativizzata, distorta o addirittura demonizzata. Il neopresidente degli Stati Uniti si sta ormai caratterizzando come un convinto “Novax”, legittimando teorie pseudo-scientifiche che trovano convalida in decine di milioni di americani.Come sostiene Michele Serra nei suoi editoriali per Che tempo che fa, sembra di essere piombati in una nuova era medievale, in cui mille anni di progresso scientifico vengono cancellati dalla brutalità di una comunicazione autoritaria. Quando si oltrepassa il confine dell’indicibile, tutto diventa possibile: il delirio sostituisce il metodo, la superstizione prende il posto della ricerca, il fanatismo rimpiazza il rigore scientifico.Il problema, però, non è solo Trump. Il vero dramma è che, grazie ai social media e alla deregulation imposta dal nuovo corso trumpiano, qualsiasi teoria complottista può oggi essere accreditata come verità. Quello che un tempo sarebbe stato considerato il delirio di un soggetto da trattamento sanitario obbligatorio, oggi viene amplificato, diffuso e persino difeso pubblicamente. L’era in cui un muratore può dare lezioni a un chirurgo, o un barbiere può improvvisarsi virologo senza suscitare scandalo, è già qui. Non solo: chi osa confutare queste derive viene tacciato di censura o di “pensiero unico”.La decisione di The Lancet e del BMJ di non piegarsi a pressioni politiche rappresenta una resistenza cruciale contro questa deriva oscurantista. Come sottolinea Bucci nel suo articolo, questo rifiuto è “un segnale forte e nuovo nel panorama della comunicazione scientifica, ovvero l’atto di un’intera comunità che si rifiuta di piegarsi a pressioni esterne volte a limitare la libertà di espressione e di confronto”.Ma basterà? Di fronte a una società sempre più assuefatta alla manipolazione e alla semplificazione estrema del dibattito, la sfida non riguarda più solo la scienza, ma la stessa sopravvivenza del pensiero critico. La strada verso il baratro è tracciata. L’unico antidoto è un’informazione libera e rigorosa, capace di opporsi a questa nuova dittatura dell’ignoranza.
Dittatura dell’ignoranza: quando la politica vuole piegare la scienza
Il rifiuto di The Lancet e BMJ alle pressioni politiche è un baluardo contro l’oscurantismo che avanza. Con l’era Trump, il delirio negazionista si trasforma in agenda di governo, spingendo il mondo intero verso il baratro dell’antiscienza
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