Il giorno dopo la strage di Sumy, l’Europa si risveglia scossa e cerca una risposta concreta. Al Consiglio Affari Esteri del Lussemburgo, i ministri si sono ritrovati con volti tesi e parole dure. Collegato da Kiev, il viceministro Andreii Sibiha ha ricevuto il cordoglio dei 27 e proposto una visita collettiva in Ucraina il 9 maggio — data simbolica sia per l’Europa che per la Russia — per esprimere unità e sostegno. L’ipotesi di un ritrovo a Leopoli ha subito raccolto ampi consensi.
Nel frattempo, cresce la pressione per approvare il 17° pacchetto di sanzioni contro Mosca entro inizio maggio, quando i ministri si incontreranno a Varsavia. L’obiettivo è colpire il gas naturale liquefatto e forse anche Rosatom, il colosso nucleare russo, nodo sensibile per l’Ungheria. Sebbene il ministro ungherese Péter Szijjártó abbia protestato sui social, in sede diplomatica si è mostrato più morbido, così come la Slovacchia.
La Francia spinge per una linea comune tra Ue e Usa su “sanzioni pesanti” contro l’economia russa. E da Varsavia, Rados Sikorski ha lanciato un appello diretto a Washington: “Putin si sta prendendo gioco delle vostre buone intenzioni”.
L’alto rappresentante Ue Kaja Kallas ha evitato commenti diretti su Donald Trump, ma ha ribadito la responsabilità russa nelle violenze: “Se si vuole la pace, bisogna fare pressione su Mosca”.
Nel frattempo, la possibile partecipazione di leader come Robert Fico e Aleksander Vučić alla parata del 9 maggio a Mosca desta allarme. “Ci aspettiamo che nessun Paese candidato all’ingresso nell’Ue vi partecipi”, ha ammonito Kallas, sottolineando la delicatezza del momento e la necessità di una posizione europea coesa.