Di Adriana Toman
Spopolamento in Europa: da Riace una risposta intelligente.
Le ultime proiezioni prodotte da Eurostat, l’agenzia ufficiale di statistica dell’UE, suggeriscono che, alla luce delle attuali tendenze, la popolazione dell’Unione Europea entro il 2100, senza il contributo umano dell’immigrazione, scenderà dagli attuali 447 a 295 milioni di cittadini residenti.
Gli esperti avvertono che senza il flusso di quelli che chiamiamo “immigrati” le società europee invecchieranno più rapidamente, portando con sé una serie di crisi economiche, man mano che la forza lavoro si riduce e aumentano gli oneri di assistenza. L’ascesa dell’estrema destra potrebbe accelerare il declino demografico in Europa, creando shock economici, tra cui un rallentamento della crescita, un aumento vertiginoso dei costi delle pensioni e dell’assistenza conseguente all’invecchiamento della popolazione.
L’Europa sembra vivere in una nuvola illusoria, tutta sua, mentre quello del flusso dei migranti è un treno da non perdere. In quelli che siamo adusi a considerare Paesi del Terzo Mondo, arretrati e con gravi gap di sviluppo, sta emergendo la classe media, con potere di consumo dagli standard internazionali. In Africa parliamo di 330 milioni di persone, che al momento sono solo un quarto della popolazione, però sono già l’equivalente di tutti gli abitanti degli Stati Uniti. I Paesi del Brics lo hanno capito e stanno guadagnando una buona lunghezza di vantaggio sulla stantia Europa, ingessata nella sua spocchia, nei suoi pregiudizi, nella sua pachidermica ottusa burocrazia. Il continente africano ha una superficie che supera Stati Uniti, Cina e India messi assieme. Ha la popolazione più giovane del pianeta ed è quella che si sta urbanizzando più rapidamente. Il vero “esodo biblico” di cui tanto si parla, è in realtà uno spostamento di massa all’interno dell’Africa stessa, dalle campagne alle città. Il passaggio dall’agricoltura all’economia urbana, si presume si accompagni ad un calo della natalità. Nel regno di Muḥammad VI, affianco allo sviluppo agricolo e turistico il monarca illuminato sta rapidamente favorendo la nascita di un valido tessuto industriale e di infrastrutture logistiche importanti. Alla luce di questi dati l’immigrazione andrebbe guardata come un’opportunità a termine da cogliere.
Nonostante l’allarme demografico in Europa, paradossalmente a crescere in tutta l’UE è proprio la politica anti-immigrazione, come dimostrano i risultati ottenuti dai partiti di estrema destra nelle recenti tornate elettorali. Incapaci di leggere i dati sono più attenti al facile consenso di natura populista che solletica la pancia delle nazioni; su modello trumpiano scelgono di chiudere le frontiere in nome della “sicurezza” che viene puntualmente agitata per creare quel senso di emergenza che tanto bene la Calabria conosce e paga amaramente. Una scelta antistorica, destinata a danneggiare l’“Occidente”. Tuttavia con un po’ di romantica nostalgia mi sia permesso di osservare che l’Europa di Shakespeare, di Goethe, di Dante, di Leonardo da Vinci e di Mozart si avvia così verso una ben congeniata autoestinzione. Nella Storia funziona così. D’altronde dei Neanderthal è rimasto giusto qualche gene nel nostro DNA, qualche cranio e qualche utensile nei musei.
Coloro che oggi spingono per chiudere le frontiere dell’Europa dovrebbero fare i conti con la dura realtà demografica: si prevede che la popolazione autoctona del continente subirà un brusco calo nel prossimo secolo, complici i bassi tassi di natalità.
Austria, Germania, Francia e Italia, dove i politici anti-immigrazione sono in ascesa, in uno scenario di “immigrazione zero” andrebbero incontro a un drammatico calo demografico.
In Germania, dove il partito anti-immigrazione AfD è al 20,8%, se le frontiere venissero completamente chiuse, nei prossimi 80 anni la popolazione si ridurrebbe da 83 a 53 milioni di abitanti.
In Francia, dove il Rassemblement National ha vinto il primo turno delle elezioni legislative la scorsa estate con una campagna per limitare gli ingressi, con “immigrazione zero” la popolazione passerebbe da 68 a 59 milioni.
Anche l’Italia a guida Giorgia Meloni, che ha fatto della repressione dell’immigrazione una priorità del suo mandato, ha davanti a sé una prospettiva tutt’altro che rosea. Il nostro è un Paese con i tassi di fertilità tra i più bassi d’Europa. Con un flusso costante di migranti, dagli attuali 59 milioni, nel 2100 potrebbe attestarsi sui 50 milioni di abitanti, senza immigrazione crollerebbe a 28 milioni.
Un futuro distopico. Nelle città già oggi i negozi chiusi, i cartelli di cessione di attività, cambiano i connotati di strade che fino a un decennio fa erano affollate e vitali.
Nelle aree rurali il panorama prende una piega ancora più inquietante. Il crescente abbandono abbinato all’innalzamento della temperatura globale sta trasformando le campagne, lasciando milioni di ettari nel degrado e di conseguenza agli incendi e al dissesto idrogeologico. I terreni che prima erano coltivati e adibiti al pascolo, pratica sostituita dall’allevamento intensivo, sono stati abbandonati. Le campagne si sono spopolate a fronte di un invecchiamento della popolazione senza ricambio generazionale. “Ciò che bruciano di più sono le aree non regolamentate, nelle quali non esiste un uso definito” afferma Cristina Montiel professoressa di Geografia all’Università Complutense di Madrid ed esperta di incendi boschivi e gestione del territorio. Non bruciano ogni estate solo l’Italia, la Grecia o la penisola iberica, ma anche la Svezia con i grandi incendi del 2018 a Gävleborg e Jämtland; e ancora la Romania, dove gli incendi boschivi sono schizzati dal 2% al 42%. Quello dello spopolamento è un problema europeo che porta conseguenze disastrose anche sul piano ambientale, che vanno ben oltre la diminuzione del Pil dei diversi Paesi.
Riace modello studiato dalle università svizzere.
Ogni anno, nel mese di marzo, moltissime città svizzere aderiscono alla Settimana di azione contro il razzismo, organizzata dal Centro nazionale di competenza nella ricerca per gli studi sulla migrazione e la mobilità (Nccr), che raggruppa otto università elvetiche.
La manifestazione è sostenuta dalla Confederazione Elvetica per sensibilizzare contro la discriminazione razziale. Venerdì 14 marzo all’Università di Neuchâtel si è tenuta una tavola rotonda con il professor Jean-Thomas Arrighi sul tema La migration en Méditerranée, voluta dalla sociologa Alessandra Polidori, ricercatrice nell’ateneo neocastellano e membro del Forum Suisse pour l’étude des migrations et de la population. In questa occasione è stato invitato ad intervenire Mimmo Lucano, europarlamentare e Sindaco di Riace. L’aula universitaria era gremita di studenti, docenti e cittadini venuti da Friburgo, da Losanna, da Berna.
La Svizzera, nel cuore del vecchio continente vive il problema dello spopolamento non meno di altre nazioni. Alcuni comuni di valli remote nei cantoni Ticino, Grigioni e Vallese si ritrovano ad essere particolarmente colpiti dal fenomeno demografico. Ad esempio, il piccolo villaggio di montagna di Gondo-Zwischbergen (VS), al confine con l’Italia, un tempo contava più di 500 abitanti, ma oggi vi abitano meno di 100 persone e così via anche altri. Se il Governo italiano solleva da anni quello dell’immigrazione come un problema contro cui ergere muri, trascura che in realtà, con l’esperienza di Riace, potrebbe presentare all’Europa una soluzione di vasta portata.
Una soluzione che probabilmente costerebbe meno che fare campi di deportazione in Albania.
Celebrato sulle prime pagine di numerosi giornali nel mondo per il suo modello virtuoso di accoglienza e di integrazione, insignito di importanti riconoscimenti, tra cui il premio della Fondazione della Libertà e Diritti Umani a Berna nel 2015, la nomina tra i “10 sindaci migliori del mondo” (World Majors 2010), inserito tra i “50 leader più influenti” del mondo dalla rivista USA Fortune, nella sua terra, Mimmo Lucano è diventato un’icona da abbattere.
Il 12 febbraio 2025 la Cassazione sembrava aver fermato una persecuzione durata anni, annullando quasi tutta la pesante condanna del 2021 al Sindaco di Riace. Al pari di un pluriomicida era stato condannato a 13 anni di reclusione per associazione a delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa aggravata, falsità ideologica, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, malversazione ai danni dello Stato e chi più ne ha ne metta. È bene ricordare che tra i capi d’accusa figurava quello di non aver ottemperato alle procedure per l’appalto della raccolta differenziata che Lucano aveva organizzato con un asinello, per riuscire a servire gli stretti vicoli del borgo di Riace.
Il 12 febbraio scorso la Cassazione ha fatto cadere tutte le accuse tranne una, che ha comportato la conferma di 18 mesi di reclusione, con pena sospesa. Il tentativo è stato quello di sfigurare il modello Riace sotto i colpi di una campagna martellante della destra e delle forze regressive
che lo hanno dipinto come un torbido sistema di interessi per lucrare sulla pelle degli immigrati. Una lettura falsa e turpe che appartiene senz’altro a quanti al posto di Mimmo Lucano avrebbero agito in siffatto modo.
La realtà riconosce, a ragion veduta, in Riace non solo un simbolo di accoglienza, ma un metodo concreto di approccio possibile verso i movimenti migratori che tra continenti non sono una novità.
Una risposta intelligente di integrazione e di sviluppo per contrastare l’abbandono e su cui impostare la ripresa di aree marginali in tutta Europa. Un’esperienza utile e virtuosa.
Riace ha messo in luce come le posizioni e le politiche propinate dalla destra, con la riproposizione di paure, possano avere un’alternativa concreta, credibile e sostenibile, civile ed umana. In Calabria, un comune piccolo, interno, come tanti altri, con un esodo che lo ha svuotato dalle sue energie vitali e dai suoi giovani costretti a partire, è rinato. Un modello virtuoso in una terra marchiata da stereotipi negativi, dove lo Stato da decenni è colpevolmente latitante.
É rifiorita, come una primavera, quell’antica usanza che considera l’ospite sacro.
Così, guardando al modello Riace, alcuni comuni elvetici hanno preso in considerazione e attuato l’insediamento di rifugiati e richiedenti asilo per combattere lo spopolamento. Albinen (VS), Losone (TI) e Windisch (AR), sono solo alcuni esempi.
Nemo profeta in patria – La legge di Antigone
Nelle stesse ore il Viminale ha avviato la procedura affinché Lucano decada da sindaco di Riace per quella condanna di falso in atto pubblico rimasta in piedi. Ora è bene che si sappia qual è il reato in questione: ha rilasciato la carta d’identità ad una cittadina immigrata priva di permesso di soggiorno affinché la sua bambina malata potesse accedere alle cure del Servizio Sanitario Nazionale.
Per questo Lucano ha infranto la legge italiana, ma ha risposto ad un’altra legge.
Una legge antica al di sopra del tempo, delle razze e delle caste. La Legge di Antigone, quella che disobbedisce pubblicamente al potere, con una sua forza morale consistente nel fatto che si colloca dalla stessa parte della dignità umana.
Ed anche con questa sua disobbedienza civile Lucano dà un contributo, perché aiuta il diritto a rigenerarsi e a non chiudersi nella sua roccaforte formale.
Ecco il reato che gli è costato la condanna a 18 mesi e che il Ministero dell’Interno usa, con una interpretazione forzata della legge Severino, per decretarne la decadenza da Sindaco di Riace.
Quello stesso Ministero che ha provveduto a riaccompagnare a Tripoli, su un volo di Stato, il carnefice libico Osama Almasri, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità e sul quale pende un mandato di arresto.
Così va il mondo: in Italia cambiano le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche per mettere in bocca a Mimmo Lucano parole mai dette, alla ricerca di un modo per sbatterlo dentro. Nelle università svizzere lo invitano e quando parla prendono appunti.