Il fatto è ormai noto. Colui che è universalmente conosciuto come il capitano dei carabinieri Ultimo, al secolo Sergio De Caprio (classe ’61 nato Montevarchi in provincia di Arezzo), terminata la carriera con il grado apicale di generale e dismessa la divisa, da un paio di giorni si è finalmente tolto anche la… maschera. O meglio, il passamontagna. E lo ha fatto dopo 30 anni abbondanti per scendere in politica, candidandosi alle Europee nella lista di Cateno De Luca “Fronte della Libertà”. Niente più ‘coprifaccia’, dunque. Da lui indossato per motivi di sicurezza personale a seguito dell’arresto del “capo dei capi” di Cosa Nostra, alias Salvatore Riina detto Totò. Una cattura, a cura del gruppo di militari guidati dallo stesso ufficiale appartenente al Ros dell’Arma di cui allora è al comando del I Reparto (Sezione Crimor) il futuro generale Mario Mori, su cui si dirà e scriverà tantissimo.
In tutte le salse, anche con la pesante ipotesi di una presunta consegna (o almeno aiuto per l’individuazione) da parte dello storico sodale di Riina: l’altrettanto temibile Bernardo “Binnu” Provenzano. Solo una bassa e infondata insinuazione per i diretti interessati. Che, comunque sia, subiranno addirittura la tesi accusatoria, ad opera della Procura di Palermo, di ritardato arresto del superboss corleonese. E, come se non bastasse, pure quella di favoreggiamento alla mafia per una successiva ritardata perquisizione del covo dello stesso efferato criminale appena preso in custodia. Un’accusa, grave, da cui tanto De Caprio quanto il suo ormai ex capo verranno tuttavia prosciolti. Ed è bene precisarlo. Fin qui le vicende giudiziarie su cui noi diciamo poco o niente, perché è un ambito in cui contano gli atti. Non certo le chiacchiere. Assai diversa, però, è la questione delle decisioni di Ultimo in versione… politica. Che poco prima della ‘deflagrazione’ della pandemia da Covid-19 accetta la nomina di assessore esterno (o tecnico) all’Ambiente della sfortunata neogovernatrice della Regione Calabria Jole Santelli.
Che lo vuole, trattandosi anche dell’ex comandante del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) a cui è nel frattempo approdato sua sua richiesta dopo aver lasciato il Ros. Ma tra attività sospese per l’emergenza Coronavirus e prematura morte della Santelli, con conseguente ‘rimescolamento delle carte’ in Giunta fino alle nuove elezioni circa un anno e mezzo più tardi, si vedrà e si sentirà pochissimo. Quando però lo farà avrà sempre l’immancabile passamontagna, anche perché da fine 2019 è senza più scorta e auto blindata. Certo, il travisamento aveva tuttavia già fatto discutere per un soggetto sì a rischio attentati, ci mancherebbe, ma sotto protezione H24, e quindi non certo troppo… mimetizzabile, nei 27 anni precedenti. Comunque sia, adesso, l’ex generale non ha più alcuna ‘barriera’, neppure di stoffa o lana, tra sé e la gente che lo ha apprezzato. E che, se vorrà farlo, dovrà pure votarlo. Ma la politica non è certo l’Arma e, a leggere i commenti sulle pagine social dei giornali italiani che hanno dato la roboante notizia, in gran parte non pare esserci un alto… gradimento. Anzi. Le critiche sui profili social dei medesimi organi di stampa non sono incoraggianti. Solo le urne, però, sveleranno se a lui toccherà la sorte del suo grande accusatore Antonio Ingroia, curiosamente cimentatosi con voti e seggi molti anni prima di Ultimo. Ma con scarsi risultati.