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Francesco di Paola, il Santo della Carità

Il 2 aprile, la Calabria onora il taumaturgo

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Alle 8:30 ci sarà l’inizio delle celebrazioni nel santuario di Paola, verrà poi esposta la Reliquia del “Cranio” del Santo.

Alle 18.00, Canto dei Vespri e celebrazione del Pio Transito di San Francesco, con lettura del racconto della sua morte.

Alle 19:00, poi, nella “chiesa grande” del Santuario vi sarà la solenne concelebrazione Eucaristica del martedì nell’Ottava di Pasqua, presieduta da Monsignor Stefano Rega, vescovo di San Marco Argentano-Scalea.

La vita

Nato il 27 marzo 1416 a Paola, sulla costa tirrenica della Calabria, figlio di Giacomo Martolilla e Vienna da Fuscaldo. Il suo nome è legato ad un voto che la famiglia fece a San Francesco d’Assisi. Dopo quindici anni di matrimonio i genitori desideravano tanto un figlio, per questo dedicarono le loro preghiere al Santo d’Assisi. La sua nascita fu considerato un evento raro per l’epoca, poiché la madre era avanti con gli anni. Ancora bambino si scoprì che soffriva di una grave infezione all’occhio sinistro, i medici non avevano buone speranze di salvargli la vista, così la madre fece nuovamente un voto a San Francesco d’Assisi, di tenere il figlio in un convento di Frati Minori per un intero anno, vestendolo dell’abito proprio dei Francescani. Dopo poco tempo il problema all’occhio scomparve.

All’età di 15 anni fu accompagnato presso i Conventuali di S. Marco Argentano. Qui iniziò a manifestare la propensione alla preghiera e le sue doti di pietà, accompagnate da segni soprannaturali, le stesse che, successivamente, avrebbero alimentato la sua fama di grande taumaturgo. Al termine del suo periodo nel monastero, il giovane Francesco decise di intraprendere un viaggio con i genitori, andando in pellegrinaggio. Si recò ad Assisi, toccando Montecassino, Roma, Loreto e visitando i romitori che costellavano Monte Luco. La visita di Roma fu un momento di profondo turbamento, quando vide un eccessivo sfarzo, vedendo ciò esclamò: “Nostro Signore non andava così”.

Ritornato a Paola, espose ai genitori la sua volontà di condurre una vita eremitica, e così verso il 1435, si ritirò fuori dell’abitato di Paola, in un terreno di proprietà della famiglia, una scelta che lasciò colpiti i concittadini per l’austerità del suo modo di vivere. Ben presto iniziarono ad affluire al suo eremo molte persone desiderose di porsi sotto la sua guida spirituale e di condividere lo stesso austero genere di vita.

Il 17 maggio 1474, il movimento ottiene l’approvazione pontificia assumendo il nome di “Congregazione eremitica paolana di S. Francesco d’Assisi“. Al romitorio di Paola seguirono quelli di Paterno Calabro (1472), Spezzano della Sila (1474), Corigliano Calabro (1476) e Milazzo (1480). La vita di questi eremiti era regolata dagli “ordinamenti e statuti” che, in parte, confluirono nelle successive stesure della regola.

Portata dai mercanti napoletani, la fama di Francesco giunse in Francia, alla corte di Luigi XI. Francesco visse in Francia circa venticinque anni e si creò il suo mondo lavorando un appezzamento di terra, presentandosi come riformatore della vita religiosa. Si spense a Tours il 2 aprile 1507, parte delle sue spoglie sono conservate nella basilica, mentre il resto si trova a Tours.

I miracoli

In molte raffigurazioni il santo ha in braccio un agnellino, il suo nome è Martinello, e alla sua storia è legato un miracolo del santo paolano. Durante dei lavori per la costruzione della chiesa a Paola, alcuni degli operai rubano l’agnellino e dopo averlo sgozzato lo mangiano, ne gettano la pelle e le ossa nella fornace della calce.
Francesco, venuto a sapere l’accaduto, si reca all’imboccatura della fornace e inizia a gridare: “Martinello, Martinello, vieni qua”. Subito l’agnellino esce dalle fiamme sano e in vita e, come era solito fare, prende il cibo dalle mani di lui.
Un altro, le pietre del Miracolo, avvenuto durante la costruzione del convento di Paola, si verifica una rovinosa frana che porta il distacco di grossi macigni dalla montagna vicino l’edificio, rischiando di colpire gli operai, Francesco si accorge della frana, tempestivamente grida in loro direzione: “Fermatevi, per carità!”; al che i due consistenti massi restano sospesi in bilico contro ogni legge di gravità. Ancora oggi le pietre incombono in bilico nei pressi del Santuario a Paola, ma stranamente non appaiono minacciose. La traghettata dello Stretto di Messina, avviene nel 1464 quando due magistrati di Milazzo, inviato Francesco a costruire una chiesa nella loro città. Accettando, il santo insieme a due frati, intorno la fine di marzo partono per dirigersi verso Reggio. Erano partiti senza denaro. Quando arrivarono al porto chiesero ad un marinaio se potesse accompagnarli verso la Sicilia, ma questo quando si accorse che non avevano modo di pagarlo rifiutò la richiesta. Così Francesco si allontana mettendosi in disparte e chiede aiuto del Signore. Ritornato sulla spiaggia rincuora i suoi compagni dicendo loro che il Signore ha preparato per loro una ben robusta barca. Toglie dalle spalle il suo mantello, lo stende sulle onde, vi sale sopra con i due frati, e tenendone stretto un lembo alla estremità superiore del suo bastone, come a servirsene di vela, procede rapido e sicuro verso le coste siciliane. Tutti i marinai e le persone in spiaggia lo guardavano stupiti.

Questi sono alcuni dei tantissimi miracoli fatti dal Santo patrono di Calabria.   

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