Francesco Cannizzaro, con ironia ma non tanto, nel difendere la sua candidata, Simona Scarcella, a Gioia Tauro, non esita a mandare a quel paese coloro che scrivono dei retroscena sulle sventure giudiziarie del marito della candidata azzurra e poi platealmente gli stringe la mano come si evince dal video. Il marito della Scarcella, infatti, è un dirigente dell’ufficio tecnico del comune e si trovò coinvolto in una inchiesta denominata waterfront. Secondo gli inquirenti, il ruolo svolto dal dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Gioia Tauro, l’architetto Francesco Mangione, all’epoca di waterfront, responsabile unico del procedimento per la maggioranza degli appalti relativi al waterfront ed alle altre opere pubbliche indetti con i fondi Pisu, e avrebbe consentito ai legali rappresentanti delle ditte aggiudicatarie e indagate, di poter lucrare ingenti profitti ai danni della Regione Calabria e della Comunità Europea che aveva cofinanziato i progetti di riqualificazione strutturale. I cosiddetti reati fine sono caduti tutti, ma sono rimasti in essere quelli con l’aggravante mafiosa. Per questi reati il processo riprenderà a Reggio Calabria, il 18 settembre.
Un bel “Vaffa”, in alcune circostanze, ci può anche stare, un noto comico ci ha fondato addirittura un partito e lo ha portato al governo, in questo caso però, il “VAFFA” Cannizzaro se lo sarebbe potuto evitare, considerato che c’è un processo in corso. Un parlamentare della Repubblica dovrebbe andarci cauto con certe affermazioni.
E, tuttavia, non è certamente del linguaggio poco ortodosso dell’on. Cannizzaro che ci scandalizziamo, ci scandalizza molto di più l’atteggiamento di certi network che ogni giorno ci raccontano di ‘ndrangheta o di presunte nuove retate tra Cosenza, Vibo e Catanzaro e poi tacciono su storie come queste. La solita storia del doppiopesismo anche tra i cultori del giustizialismo di bisogno o di servizio? Ci scandalizziamo e ci fa incazzare, la pratica di licenziare, allontanare o peggio sostituire con ronzini, i corrispondenti bravi di certe testate, sol perché non si sono allineati con la bionda portuale.
Noi siamo garantisti e, dunque, per noi, per avere un colpevole e la relativa verità giudiziaria c’è bisogno di una sentenza della suprema Corte, per noi, per intenderci, le colpe dei padri non devo cadere sui figli, figuriamoci se pensiamo che le colpe dei mariti debbano ricadere sulle mogli.
Il coordinatore regionale di Forza Italia però, ha toppato. La sua boutade è stata poco opportuna. Cannizzaro è il deputato che Taiani ha nominato coordinatore del partito in Calabria. È simpatico, è un vulcano, ma il deputato reggino dovrebbe ragionare da leader politico e, dovrebbe comprendere che, un parlamentare, non può permettersi atteggiamenti tipici dei bulli di paese. Dal Gom all’aeroporto, dal Consiglio alla Giunta regionale, dall’Asp all’Ente Parco, dall’area dello Stretto fino alla Piana non si muove foglia che Francesco Cannizzaro detto Ciccio non voglia. La rete del potere è forte. Ha imposto la vicepresidente della Giunta regionale l’on. Princi. Impone primari e tante altre cose. Chiaramente non sappiamo dove finiscono i fatti e inizia la legenda metropolitana, tuttavia, questa è la narrazione, e gli episodi di Gioia Tauro rischiano di confermarla. La bulimia di potere, in alcuni casi, rischia di diventare sulla strada del vulcanico deputato reggino, la classica e banale buccia di banana.