1. L’incidente in Consiglio Comunale
“Non interviene nessuno! […] perché io sono anti-democratico”: pesano come un macigno sull’agibilità democratica del Consiglio comunale di Gioia Tauro le parole pronunciate sbattendo le mani sul banco dello scranno più alto dell’aula, al minuto 56.34 della diretta video dell’ultima assise, dal presidente del Civico consesso, Salvatore Ranieri, detto “Giulio”, alle quali fanno da cornice le sinistre risate dei supporter dell’amministrazione Scarcella, seduti in prima fila (o sarebbe più opportuno dire “in curva”), sotto gli occhi inermi dei poliziotti dell’Ufficio Uigos del Commissariato cittadino e dei consiglieri d’opposizione che, basiti, qualche minuto dopo abbandoneranno l’aula in toto, in segno di protesta. È il più avvilente e preoccupante passaggio della seduta del Consiglio comunale svoltasi venerdì pomeriggio nella sala dedicata ad uno dei martiri della stagione stragista, il magistrato Antonino Scopelliti, trasformata in un mercato comunale, con tanto di applausi, intercalari e scherni grotteschi provenienti dal pubblico ma, soprattutto, cadenzata dai ripetuti oltraggi proferiti sia dal primo cittadino che dallo stesso presidente del Consiglio, senza possibilità di contraddittorio, nei confronti di persone esterne ai lavori o, addirittura, assenti.
2. Il punto “Oltraggio a Pubblico Ufficiale”
Cose turche, verrebbe da dire, per almeno due ordini di motivi: il primo e più paradossale è che tale deprecabile “teatrino” è andato in scena proprio nel corso della discussione del punto “oltraggio a pubblico ufficiale all’interno del Comune e anche fuori”, inserito all’ordine del giorno dallo stesso Ranieri in relazione alla presunta aggressione verbale subita dal sindaco Simona Scarcella nei giorni scorsi per bocca dell’ex consigliere provinciale Rocco Sciarrone; dibattitto che avrebbe dovuto portare ad un’articolata riflessione sulla necessità di abbassare i toni dello scontro politico nella seconda città più importante della provincia. In secondo luogo, perché le reiterate offese sono state pronunciate da massime cariche istituzionali e, in particolare, dal presidente del Consiglio comunale che, anziché incarnare i canoni della massima figura di garanzia ed equidistanza, si lascia andare ad uno sproloquio a tratti incomprensibile e sgrammaticato, distinguendosi ancora una volta per una conduzione dei lavori che definire non all’altezza del ruolo è un bonario eufemismo. Incapacità recidiva se ripercorriamo a ritroso le seppur poche sedute di Consiglio comunale, a cominciare dalla prima quando lo stesso finì sotto accusa – circostanza provata in maniera inconfutabile da ampia produzione audio-video – per aver istigato il pubblico al tumulto, al grido di “fuori, fuori!”, nei confronti della consigliera di minoranza Mariarosaria Russo, invitandola ripetutamente ad uscire fuori dall’aula. Tutti episodi evidentemente verbalizzati dalle forze dell’ordine presenti in sala sui quali dovrebbe essere chiamata a dare le giuste risposte la Prefettura di Reggio Calabria.
3. Chi è Salvatore “Giulio” Ranieri?
Ma chi è il presidente del Consiglio – despota di Gioia Tauro in questi giorni al centro di vibranti polemiche? Salvatore “Giulio” Ranieri, ex operaio portuale oggi imprenditore edile, titolare della “Ranieri costruzioni Srl”, oltre che apporre alla sua ditta lo stemma di una corona che richiama ai (solo) omonimi reali di Monaco, si autodefinisce con un certo orgoglio “ignorante” ma benvoluto e amato da tutti in città, in special modo nel quartiere Marina, suo vero “principato” più che regno. Il nuovo “re” del mattone a Gioia Tauro, dopo la dipartita di Toro Mazzaferro, non si morde la lingua nel sostenere ciò essendo divenuto negli anni, se non da sempre, il catalizzatore di centinaia e centinaia di voti, tanto da fare la differenza da solo nelle varie competizioni elettorali per il Comune, come nell’ultima tornata, risultato il primo degli eletti in assoluto con ben 443 preferenze incassate sotto le insegne di Forza Italia.
4. Legami e Inchieste
Ma il nome di Ranieri, tra una soletta e l’altra, cazzuola alla mano, oltre che spuntare puntualmente in campagna elettorale, salta fuori, non di rado, in diverse importanti inchieste della distrettuale antimafia reggina, pur non essendo stato mai indagato ma sempre al netto di sospetti di un certo rilievo o di contesti a dir poco imbarazzanti. Si, insomma, il delfino dell’ex sindaco anch’egli forzista Giuseppe Pedà, rimastogli fedele fino alla fine nel 2016 durante la sfiducia (dapprima aizzata dallo stesso Ranieri) che pose termine a quell’esperienza (all’epoca del sindaco Pedà, l’attuale sindaco Scarcella era responsabile del settore Finanziario).
5. Episodi di Rissa
Tra i protagonisti di una “strana” rissa avvenuta all’interno di un locale pubblico gioiese, a ridosso dell’ultima campagna elettorale, sulla quale le forze dell’ordine stanno cercando da mesi di fare chiarezza, il nome di Giulio Ranieri, già assessore ai Lavori Pubblici durante la seconda amministrazione Dal Torrione, poi sciolta per mafia, risalta con forza in un’informativa della Polizia di Stato del 2008 nel corso delle indagini su persone già accertate e ritenute vicine a Gioacchino Piromalli, per come emerso dalle risultanze dell’operazione “Arca”.
6. Gli Affari con i Piromalli
Particolare attenzione è stata posta proprio all’allora assessore ai LLPP Giulio Ranieri “il quale – si legge nell’informativa – unitamente ad altro soggetto di interesse investigativo, Pacifico Morogallo, ha costituito una società finalizzata alla costruzione e vendita di villette e appartamenti sia rustici che completati, gestendo, unitamente all’immobiliare Sant’Antonio, di Teodoro Mazzaferro, quasi tutte le nuove costruzioni in questo centro (Gioia Tauro ndr). Nel corso degli accertamenti, – prosegue la nota – particolare attenzione è stata posta per alcuni dei lavori eseguiti dalla citata società (Ranieri Morogallo Costruzioni Srl) nella zona di questo comune, denominata “Filicuso”, laddove sono stati realizzati e parzialmente venduti una serie di villette a schiera. La circostanza, apparentemente ineccepibile, necessita, a ben vedere, di una serie di accertamenti ulteriori per approfondire tutti gli aspetti della vicenda alla luce del fatto che i titolari dei terreni, sui quali sono sorti i predetti manufatti in cemento armato, erano rispettivamente, il noto Giuseppe Piromalli, alias “Facciazza” (fratello del citato Gioacchino) e la moglie Maria Martino. Infatti dalla visione del fascicolo progettuale si è riscontrato l’atto di vendita nel quale Antonio Piromalli, in nome e per conto dei genitori Giuseppe Piromalli e Maria Martino, ha venduto agli amministratori della società denominata “Ranieri Morogallo Costruzioni Srl” un terreno edificabile di 1230 mq. Nel rogito notarile – prosegue la Polizia – si può constatare che il notaio dà atto che la parte venditrice (Piromalli/Martino) rappresentata dal figlio Antonio ha dichiarato di aver ricevuto l’importo prima della stipula dalla parte acquirente (Morogallo/Ranieri). È interessante rilevare – fanno quindi notare gli investigatori – come dalla lettura del rogito notarile in argomento, oltre alla vendita del terreno sopra citato, emergano in qualità di parte venditrice ed acquirente, alcuni soggetti, già noti a quest’ufficio, per la vicinanza alla “ndrina” Piromalli. Alla luce di quanto sopra, – si afferma nell’informativa – appare verosimile ipotizzare che le figure del Ranieri Giulio e del Morogallo Pacifico possano essere prestanomi dei Piromalli essendo soggetti che non hanno dato adito a rilievi di sorta e non associati alla loro ‘ndrina.
7. Gli Anni come Assessore
Quanto sopra è confermato dalla circostanza che, negli ultimi anni, i predetti soggetti hanno avuto un riconosciuto predominio nel settore dell’edilizia e solo con l’operazione “Arca” il nominativo del Morogallo è venuto alla ribalta ed associato a quello del “vecchio” Piromalli Gioacchino mentre il Ranieri, oltre all’attività di costruttore, ha costituito un punto di riferimento all’interno della amministrazione locale negli ultimi otto anni, tant’è che nella seconda amministrazione Dal Torrione è stato nominato assessore ai Lavori Pubblici. È opportuno rappresentare – conclude il documento – che il Ranieri ha ricoperto la carica di assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Gioia Tauro sino alla data del decorso 08 febbraio, data in cui il sindaco Dal Torrione ha azzerato la giunta comunale.
8. Altre Indagini e Relazioni Criminali
Il nome dell’attuale presidente del Consiglio di Gioia Tauro, Giulio Ranieri, ricompare tra le carte dell’inchiesta antimafia del 2017 denominata “Provvidenza”, contro la ‘ndrina Piromalli, nell’ambito di un capitolo riguardante i contrasti interni alla famiglia Guerrisi, ricondotti non solo alla campagna elettorale del 2015 che vide trionfare l’ex sindaco Pedà, ma a radici molto più profonde e complesse. Gli investigatori intercettano una conversazione ambientale intercorsa il 18 febbraio 2016 all’interno degli uffici della ditta “Edil Guerrisi” di Pasquale Guerrisi, tra i principali indagati dell’inchiesta, condannato a 10 anni di reclusione, tra quest’ultimo, il cugino Bruno Guerrisi e lo stesso Giulio Ranieri, all’epoca consigliere di maggioranza dell’amministrazione Pedà. Inizialmente, con il parente e l’amico Ranieri, Pasquale Guerrisi muove delle accuse nei confronti dello zio Biagio Guerrisi, (condannato a 20 anni nel procedimento “Atlantide”) che riteneva responsabile di non essersi impegnato adeguatamente nell’assicurare sostegno in campagna elettorale ai “loro” candidati, nonostante l’apparente appoggio palesato, ed accennava alle liti avute con lo stesso, sfociate finanche in aggressione fisica.
9. Interdizione alla Festa di SS Maria di Porto Salvo
L’8 settembre 2023, Ranieri ha vissuto un momento particolarmente simbolico: la Polizia di Stato gli ha vietato di partecipare come portatore della statua di SS Maria di Porto Salvo, la festa principale del quartiere Marina, di cui è un tradizionale rappresentante. Abituato a portare la vara, Ranieri si è scontrato con l’allora ispettore della DIGOS di Gioia, Enzo Calipari, in una discussione pubblica e accesa che ha segnato la celebrazione. Ranieri è anche cugino di Francesco Gioffrè, classe 1974 e soprannominato “u lustru”, arrestato per traffico di droga nell’ambito dell’operazione “Vulcano” e condannato a 7 anni di reclusione, rafforzando così i legami tra il suo contesto familiare e ambienti criminali.
10. Tentata Estorsione e Remissività con la ‘Ndrangheta
Infine, il nome di Ranieri sbuca fuori, stavolta come vittima “consenziente” di tentata estorsione, nelle carte dell’operazione Hybris. La ditta edile di Ranieri, nel periodo oggetto di indagine, era infatti impegnata nell’edificazione di un complesso di civili abitazioni, in una zona di recente lottizzazione, situata in un lotto di terreno posto alle spalle dell’ospedale di Gioia Tauro (sic!). Gli indagati, considerati vicini alla ‘ndrina dei Piromalli, in un primo momento, lamentavano “la sfrontatezza” del Ranieri, il quale aveva avviato l’attività edilizia senza premunirsi della necessaria “autorizzazione” ad operare rilasciata dal sodalizio. In un secondo momento, si determinavano a pretendere dal predetto imprenditore, quale prezzo della tangente per i lavori effettuati sul territorio di propria competenza criminale, la cessione a titolo gratuito di uno dei tre appartamenti in costruzione e, precisamente, quello che godeva di una migliore esposizione e si affacciava sulla strada principale. Pure di fronte ad una richiesta così eccentrica, il Ranieri, compresa la caratura criminale del soggetto cui proveniva la pretesa, non batteva ciglio e assicurava al suo interlocutore che si sarebbe attenuto alle prescrizioni impartitegli.
Come dire: in Consiglio comunale leone, mentre con la ‘ndrangheta…