sabato, 15 Febbraio 2025

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Giustizia in Divisa: Pezzi, Cario e Gubitosi, ombre e sospetti tra i Carabinieri di Lamezia

Il processo Alibante svela una rete di rapporti pericolosi tra i Carabinieri di Lamezia: trasparenza e integrità sotto esame

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Ritorniamo oggi sul caso del Maresciallo Massimiliano Pezzi, già noto ai nostri lettori per le vicende emerse nel processo Alibante e le testimonianze che ne hanno rivelato i rapporti sospetti con figure di dubbia moralità. Come già approfondito in alcuni nostri articoli – tra cui le “sconvolgenti dichiarazioni” del Maresciallo Pulignano e l’annotazione di Pezzi riportati nel pezzo “Tri pila avi u porcu eu porcu avi tri pila” – le condotte del Maresciallo Pezzi, ex comandante della Stazione dei Carabinieri di Nocera Terinese e della Radiomobile di Lamezia Terme, hanno sollevato forti perplessità. Perplessità che, tra l’altro, aveva suscitato anche la sua nomina a comandante della Radiomobile di Lamezia Terme, nonostante una condotta poco ortodossa riscontrata durante il comando della stazione di Nocera Terinese.

Da qualche giorno, abbiamo notizia che, a seguito di un’ispezione interna dell’Arma dei Carabinieri, Pezzi risulta indagato con l’accusa di abuso d’ufficio e falso ideologico. Per tale motivo, il comando ne ha disposto il trasferimento e la sospensione dagli incarichi operativi, riducendo le sue mansioni alle sole attività burocratiche. La vicenda conferma che le nostre inchieste giornalistiche su alcune anomalie nella gestione dell’Arma nel contesto del Gruppo Carabinieri di Lamezia Terme hanno forse contribuito a una rivalutazione di certi comportamenti, riportando l’attenzione su un intreccio di relazioni compromettenti e presunti favori che sfidano i principi di trasparenza e integrità che dovrebbero caratterizzare le forze dell’ordine.

Il Maresciallo Pezzi: Indagini, Trasferimenti e l’Ombra del Processo Alibante

Nell’ultimo periodo, il Maresciallo Pezzi è passato dall’essere un inamovibile comandante della stazione dei Carabinieri di Nocera Terinese, dove è rimasto per circa 25 anni, al comando della Radiomobile di Lamezia Terme, e ora a un ruolo amministrativo presso il Comando Regionale. Questo trasferimento è avvenuto a seguito di ispezioni nei suoi uffici che hanno portato a sospetti su alcuni atti ufficiali firmati durante il suo servizio. La decisione dell’Arma di allontanarlo da incarichi operativi conferma la delicatezza delle accuse, mentre le testimonianze e i verbali raccolti nel processo Alibante continuano a sollevare interrogativi sui suoi rapporti con soggetti noti alle forze dell’ordine.

La storia del Maresciallo Pezzi si intreccia inevitabilmente con quella di altri esponenti dell’Arma, a cominciare dall’Appuntato Michele Gubitosi, per il quale si riscontrano alcune gravi anomalie, soprattutto considerando che ancora oggi continua a prestare servizio alla Radiomobile di Lamezia Terme, dopo essere stato anch’egli trasferito dalla stazione di Nocera Terinese. Val la pena ricapitolare questa vicenda.

Indagini Incrociate e Favori Sospetti: Il Comportamento dell’Appuntato Michele Gubitosi

Il coinvolgimento dell’Appuntato Michele Gubitosi nel caso Sea Village è emerso grazie a una serie di intercettazioni telefoniche che hanno portato alla luce una rete di relazioni e favori, sollevando interrogativi sulle sue frequentazioni e condotte. Le intercettazioni tra Mario Gallo e Carmelo Bagalà, figura legata a concessioni demaniali sospette, menzionano la presenza di un “carabiniere di qua che gli dà un’occhiata… che guarda” nella zona del residence Sea Village, suggerendo che un membro delle forze dell’ordine può esercitare una sorta di controllo informale nell’area.

Presenza nel Residence Sea Village e Connessioni Compromettenti

Le indagini hanno confermarono la presenza di Gubitosi all’interno del residence Sea Village, non solo come ospite, ma anche come possessore di un appartamento. Questo dettaglio ha destato sospetti sul suo rapporto con alcuni degli occupanti della residenza, noti per precedenti penali e frequentazioni discutibili. La struttura stessa, oggetto di sospetti per la gestione di concessioni demaniali, risultava frequentata da personaggi sotto osservazione, il che complicò la posizione di Gubitosi, che, pur non essendo direttamente accusato, apparve coinvolto in un contesto ambiguo.

In seguito agli accertamenti condotti, il Tenente Colonnello Egidio Lardo ha confermato che Gubitosi è stato trasferito dalla stazione dei Carabinieri di Nocera Terinese. Inoltre, il militare ha subito sanzioni disciplinari per il suo comportamento, confermando che il contesto delle sue frequentazioni non era compatibile con l’integrità richiesta dal suo ruolo.

Estratto dell’Intercettazione

Dal verbale emerge chiaramente il linguaggio che Bagalà utilizza per descrivere la presenza di Gubitosi:

“un carabiniere di qua che gli dà un’occhiata… che guarda” (in riferimento al residence Sea Village), aggiungendo che questo carabiniere “gli fa un po’ da supporto”, sollevando dubbi sulla natura del rapporto tra Gubitosi e gli altri occupanti della residenza.

Un’altra conversazione intercettata tra Vittorio Macchione e un altro interlocutore si focalizza sull’affidamento della gestione della piscina, del bar, e del lido del Sea Village a un certo omissis. Macchione discute delle motivazioni dietro questo accordo, precisando che, in virtù dei suoi legami con le forze dell’ordine, omissis avrebbe fornito una sorta di protezione al residence, riducendo il rischio di controlli approfonditi che avrebbero potuto portare alla chiusura della piscina.

Interpretazione e Implicazioni del Comportamento di Gubitosi

La presenza di Gubitosi in un contesto così controverso ha inevitabilmente sollevato dubbi sul suo operato e sulla sua neutralità. Pur non essendo direttamente coinvolto nelle concessioni demaniali o nei rapporti d’affari sospetti del residence, la sua appartenenza alle forze dell’ordine e la sua frequente presenza nel Sea Village, insieme al possesso di un appartamento, hanno contribuito a dipingere un quadro di potenziale connivenza o, quantomeno, di mancanza di cautela.

Questa vicenda ripropone la necessità di un rigoroso controllo interno all’interno dell’Arma, affinché le condotte personali dei membri non compromettano l’immagine e l’integrità delle forze dell’ordine, soprattutto in contesti ad alto rischio di corruzione e connivenza.

Le situazioni imbarazzanti e poco opportune che coinvolgono alcuni militari della Radiomobile e che si intrecciano con i protagonisti e gli imputati del processo Alibante non finiscono qui. Un altro militare dal comportamento poco ortodosso si  è rivelato il Vice Brigadiere Mario Cario.

Massimiliano Pezzi e Mario Cario

Il Vice Brigadiere Mario Cario: L’Acquisto della Villetta e le Contraddizioni in Aula

Durante il processo, il Vice Brigadiere Mario Cario è stato sottoposto a un controesame, condotto dagli avvocati Ortensio Mendicino e Antonio Gigliotti, in merito all’acquisto di una villetta tramite la società Sviluppo Tech. Questo acquisto, come emerso in aula, non è stato solo una transazione immobiliare qualsiasi: è legato a una figura coinvolta nel processo Alibante. Nel corso del controesame, infatti, Cario ha confermato di aver trattato l’acquisto dell’immobile proprio con la Sviluppo Tech , riconducibile a Claudia Macchione, figlia di Vittorio Macchione, uno degli imputati chiave del processo.

All’inizio, Cario ha cercato di minimizzare la questione, descrivendo la conversazione con il collega Calomino come uno scambio “scherzoso” e privo di rilevanza. Tuttavia, sotto l’incalzare delle domande, è emerso che il brigadiere aveva effettivamente acquistato l’immobile tramite una società direttamente legata alla famiglia di uno dei principali imputati. Quando gli è stato chiesto se fosse a conoscenza delle connessioni della Sviluppo Tech con soggetti noti alle indagini, Cario ha fornito risposte evasive, sostenendo di non aver approfondito la questione.

Le risposte vaghe di Cario hanno spinto l’avvocato Gigliotti a chiedere se fosse consapevole che Claudia Macchione era legata a Vittorio Macchione, suggerendo così un potenziale legame tra la transazione immobiliare e una rete di interessi compromettenti. Cario ha cercato di evitare risposte dirette, insistendo sul fatto che il suo coinvolgimento fosse solo limitato all’acquisto, senza ulteriori implicazioni.

L’Ammonimento del Presidente del Tribunale: Un Richiamo alla Trasparenza

La mancanza di chiarezza di Cario ha attirato l’attenzione del Presidente del Tribunale, che ha richiamato il Vice Brigadiere alla necessità di essere trasparente e diretto nelle risposte.

L’intervento del Presidente ha rafforzato i dubbi sull’integrità del comportamento di Cario e sulla modalità con cui è stato facilitato l’acquisto della villetta tramite Sviluppo Tech. La vicenda, dunque, va oltre la semplice transazione immobiliare e solleva interrogativi sulla fiducia e sull’etica di chi veste la divisa, evidenziando i rischi di compromessi morali e professionali per coloro che operano in contesti permeati da relazioni ambigue.

Riflessi sulla Fiducia nelle Istituzioni e Impegno verso la Legalità

Il coinvolgimento di Cario in un’acquisizione immobiliare legata a persone sotto indagine, come nel caso dei Macchione, mina la fiducia nelle istituzioni, nel senso di integrità che i cittadini ripongono nelle forze dell’ordine. Le ambiguità emerse in aula, si uniscono alle reticenze del Vice Brigadiere, sottolineano la necessità di un impegno costante verso la trasparenza e il rispetto della legalità. Questa vicenda rappresenta un esempio di come il comportamento dei pubblici ufficiali deve essere esaminato con rigore, soprattutto in presenza di relazioni che potrebbero compromettere l’immagine e la credibilità delle istituzioni.

A questo punto, risulta veramente strano che, alla luce di tutto ciò e con le conferme riscontrate nel processo Alibante in corso a Lamezia Terme, questi due militari continuano a rimanere in servizio presso la Radiomobile dei Carabinieri di Lamezia Terme. Militari che hanno incrociato protagonisti e imputati del processo in questione e, come nel caso del Vice Brigadiere Mario Cario, hanno persino trattato la compravendita della propria abitazione con figure poco trasparenti. L’Appuntato Michele Gubitosi, come si evince dalle dichiarazioni del Tenente Colonnello Egidio Lardo nel dibattimento del processo, ha tenuto una condotta poco ortodossa sul piano etico-militare, al punto da essere trasferito dalla stazione dei Carabinieri di Nocera Terinese alla Radiomobile di Lamezia. A questo punto, sorge spontaneo l’interrogativo: come può, con una tale condotta, essere compatibile con l’attuale ruolo di componente del reparto Radiomobile che ha competenza anche sul territorio di Nocera Terinese? La stessa domanda vale per il Vice Brigadiere Mario Cario. Tra l’altro, il Tenente Colonnello Lardo, ha precisato che Gubitosi è stato anche sanzionato disciplinarmente. E allora, come è possibile che possa continuare a prestare il servizio nel reparto citato?

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