giovedì, 23 Gennaio 2025

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I messaggi di Gratteri al Parlamento sembrano un ricatto

L’ex pm calabrese lancia messaggi inquietanti e ricattatori al parlamento. Barbano: “nessuno dei giornalisti lo interroga sui governatori, sindaci, uomini delle istituzioni e delle professioni che in Calabria ha indagato, arrestato, dimissionato e portato a giudizio per poi vederli assolvere dopo anni, con una percentuale di innocenti processati che, per le sue principali inchieste, supera i due terzi”

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VIDEO | «Una persona può essere ricattato se viene fotografato, se è stato fotografato vicino a della cocaina», questa è un’affermazione inequivocabile di uno che sa qualcosa. Che ha visto una foto. Se poi a dirlo è il Procuratore sceriffo eletto senza titolo (sbaglia circa il 60% dei provvedimenti) a simbolo della lotta alla ndrangheta, significa che è un segnale più che in codice, come ha scritto tiepidamente qualche giornale stamattina, quasi esplicito. Il procuratore di Napoli, infatti, ha specificato il destinatario: il Parlamento. Il messaggio, dunque, è diretto a coloro a cui tocca il compito di predisporre, redigere e approvare le riforme dell’ordine giudiziario. L’ordine a cui appartiene Gratteri. Tuttavia sono proprio quelle riforme che sono indigeste all’attuale Procuratore partenopeo. Riforme, tra l’altro, già abbastanza annacquate e che non cambieranno molto la situazione attuale. Quella dei test attitudinali ormai la si può definire una riforma bandiera, per tentare di accreditare una maggioranza che ancora fa finta di “avercelo duro” e che va avanti senza macchia e senza paura. La realtà però racconta altro. Racconta un cliché ben noto nel nostro paese: la magistratura non intende farsi riformare. Quello che doveva essere solo un ordine dello Stato oggi è diventato qualcos’altro: il potere più forte del paese. Un potere che ha la facoltà di incidere sulle garanzie democratiche e sulla libertà.

 Il procuratore di Napoli dichiara la sua contrarietà ai test attitudinali già resi abbastanza sterili dalla ripulitura delle proposte iniziali, tra le quali,  le cosiddette pagelle, cioè una valutazione di merito sui provvedimenti di pm e giudici. Tutto ciò a Gratteri e alla magistratura associata, evidentemente non basta e allora tocca al PM sceriffo della Calabria fare il lavoro sporco. Qualcuno a Montecitorio o in qualsiasi palazzo del potere ha fatto una foto accanto a della cocaina? Secondo Gratteri si. Tuttavia, sarebbe doveroso, quanto obbligatorio, che il Procuratore della Repubblica dicesse con chiarezza a chi si riferisce. Un PM fa rispettare la legge non può andarsene in giro per redazioni televisive a fare affermazioni che hanno tutto il sapore di un ricatto a qualcuno. Ha ragione Alessandro Barbano sul Riformista, Gratteri “è stato appena nominato al vertice di una delle più importanti istituzioni giudiziarie del Paese e già parla con il piglio di un antipotere. Oggi censura i ministri per una misura che pure esiste in tutti i sistemi giudiziari d’Europa, ieri bacchetta il rettore di Napoli, che ha osato accogliere un incontro tra gli studenti e Geolier, l’altro ieri se la prende con il Ponte sullo Stretto, discettando dall’alto di un podio morale che i media gli riconoscono. Nessuno dei giornalisti lo interrogherà sui governatori, sindaci, uomini delle istituzioni e delle professioni che in Calabria ha indagato, arrestato, dimissionato e portato a giudizio per poi vederli assolvere dopo anni, con una percentuale di innocenti processati che, per le sue principali inchieste, supera i due terzi.” In una nazione seria che si rispetti e non nella repubblica di banane a cui siamo ridotti, stamattina il procuratore sarebbe stato convocato dalla sezione disciplinare del CSM. Invece tutti muti, dal CSM passando per il Capo dello Stato per finire agli uscieri giudiziari non si muove foglia. A questo punto, il soggetto del ricatto faccia un passo avanti, chi ha messo le mani nella marmellata, almeno tolga al Procuratore Gratteri o a chi per Lui, il giocattolo del presunto ricatto dalle mani (o dagli archivi). Non succederà nemmeno questo: le palle non albergano ne’ nel giornalismo ne’ nella politica di questi tempi.

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