Bruxelles, 21 maggio 2025 – Il Parlamento europeo finisce ancora una volta al centro di un terremoto giudiziario internazionale. Il caso “HuaweiGate”, l’inchiesta aperta dalla procura federale del Belgio su presunte attività di corruzione e ingerenza da parte del colosso cinese Huawei, ha varcato i confini dell’opinione pubblica e raggiunto le poltrone italiane a Strasburgo.
Nella bufera finiscono tre eurodeputati di Forza Italia: Fulvio Martusciello, Salvatore De Meo e Giusi Princi. La magistratura belga ha formalmente richiesto la revoca della loro immunità parlamentare, primo passo per procedere con le indagini e, forse, con un’incriminazione. Secondo gli inquirenti, i tre avrebbero avuto contatti con esponenti dell’attività di lobbying cinese sospettata di aver tentato di infiltrarsi nelle decisioni strategiche dell’Unione Europea.
Ma arriva immediata e piccata la replica di Giusi Princi, ex vicepresidente della Regione Calabria, oggi europarlamentare:
«Mi viene contestato di aver partecipato ad un incontro a Bruxelles in data 25 giugno 2024, non dichiarato al Parlamento europeo, incontro al quale io non ho assolutamente partecipato in quanto mi trovavo a Reggio Calabria alla recita di fine anno scolastico della mia bambina, come si evince dalle copiose prove documentali a supporto».
La Princi precisa inoltre che in quella data non era ancora eurodeputata:
«Peraltro evidenzio che nella stessa data non ricoprivo ancora il ruolo di parlamentare europeo, essendo stata proclamata solo in data 3 luglio 2024 – sottolinea –. Attraverso i miei legali ho dato tempestivamente notizia alle autorità competenti della mia totale e documentata estraneità al fatto contestato. Avendo piena fiducia nella giustizia, confido quindi che venga al più presto chiarito questo evidente errore di persona».
Il caso resta comunque incandescente. Secondo fonti investigative, l’intera rete di contatti tra alcuni assistenti parlamentari e presunti lobbisti asiatici sarebbe al vaglio degli inquirenti. Intanto, la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola ha avviato la procedura per il riesame della richiesta davanti alla Commissione Affari Giuridici.
Un affare internazionale che minaccia di travolgere nomi e carriere nel cuore delle istituzioni europee. E stavolta, tra Bruxelles e Pechino, si gioca una partita che puzza di spionaggio, denaro e potere.