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Il 13 aprile 2000 a Marina di Gioiosa Ionica, la ‘ndrangheta uccideva l’onesto imprenditore Mimmo Gullaci

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordarne la storia attraverso l’elaborato della studentessa Ludovica Berardi della classe III sez. C del Liceo Scientifico Filolao di Crotone

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Il 13 aprile del 2000 viene assassinato a Marina di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, il quarantaduenne imprenditore edile Domenico Gullaci, padre di quattro figli e contitolare insieme al fratello dell’azienda “Meridionali Intonaci”; ad uccidere Domenico è una carica di tritolo piazzata dalla ndrangheta reggina nella sua auto parcheggiata davanti casa. Ai funerali parteciparono 42 sindaci e un lungo corteo funebre. L’allora vescovo di Locri Giancarlo Bregantini pronunciò parole molto dure contro la politica e lo Stato: “Questo è un rammarico proprio inatteso, ci ha fatto capire che loro, i politici, non hanno colto il segno, o che, immersi nella propaganda elettorale non hanno avuto la saggezza di esserci. La politica è lontana”. Anche il procuratore aggiunto Salvatore Boemi fece dichiarazioni molto forti sulla vicenda: “Sono profondamente scosso. È un fatto agghiacciante. ” È un fatto di devastante portata, una sfida a tre giorni dalle elezioni e la mafia non fa nulla a caso”. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordarne la storia attraverso l’elaborato della studentessa Ludovica Berardi della classe III sez. C del Liceo Scientifico Filolao di Crotone.

Domenico Gullaci, era un imprenditore di una ditta di materiale per l’edilizia; la mattina del 13 aprile del 2000 era sceso presto, poco dopo le 7, aveva parcheggiato la sua auto fra la stazione dei carabinieri e una scuola elementare. Mimmo, cosi chiamato, quella mattina per puro caso scese solo, perché, solitamente, ogni mattina accompagnava due dei suoi quattro figli a scuola; poco dopo entrò in auto e sotto il suo sedile, era stata posizionata una carica di tritolo, che esplose subito dopo. Immediatamente il paese venne scosso da questo boato, che si sentì anche a Siderno e a Roccella Ionica.

Secondo le indagini il CCIS (centro carabinieri investigazioni scientifiche) il dispositivo per attivare la bomba era sistemato a distanza. Il Sostituto Procuratore Antimafia Nicola Gratteri dichiarò che si trattava di un attentato compiuto dalla ‘ndrangheta. Si pensa sia stato commissionato dalla mafia, poiché i fratelli Gullaci avevano interessi in Sicilia e avevano subito numerose intimidazioni.  Ovviamente tutto ciò non giustifica la morte di persone innocenti a causa della mafia, estranee a questo sistema. Oggi è fondamentale commemorare questi eventi, per ricordare a tutti che questi atti portano sofferenza alle famiglie, una sconfitta per lo Stato e un vuoto nei cuori di tutte le persone che non accettano la violenza.

Oggi ricordiamo l’ingiusta scomparsa di Domenico, un uomo onesto che con la sua azienda cercava di portare avanti il suo progetto in una terra difficile.

Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)

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