martedì, 10 Settembre 2024

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Il declino della giustizia italiana: tra scandali giudiziari e silenzi istituzionali

Come il sensazionalismo e l'incompetenza stanno trasformando l'Italia in una "Repubblica delle Banane", mentre la maggioranza silenziosa resta inerme di fronte all'erosione della giustizia e della dignità nazionale

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di Vincenzo Speziali

Gentile Direttore,
mi rivolgo a Lei, anche ringraziandoLa, non solo per l’intervista che ha chiesto di rilasciarLe e ben volentieri l’ho concesso, ma se l’ho fatto è anche perché bisogna dare atto e ossequio ad una Sua onesta battaglia, la quale conduce con coraggio adamantino, giorno dopo giorno.
Insomma, mi riferisco, alle corrette ‘denunce’ e ai relativi ‘spazi’, concessi a fronte di chi, con ardore, si batte per una giustizia vera e giusta, senza essere “dediti a servo encomio e codardo oltraggio”, contrariamente a quanto fanno molti (e non se se costoro, abbiano mai letto Manzoni, né se lo conoscono).
Difatti tra tali molti, vi sono certuni che si avventurano in moralismi forcaioli d’accatto, i quali, pur passando per giornalisti -ma in realtà sono e restano pennivendoli tesi alla megafonizzazione delle non eroiche gesta di sempre più soventemente squinternati ‘procuratorucoli’- quindi complici di un sistema laicamente e socialmente, non solo antidemocratico, bensì demoniaco.
E l’Italia e gli Italiani, cosa fanno? Come reagiscono? Quale comportamento intendono avere? In che modo sopportano ciò? Ma, soprattutto, perché ‘il terrore’ della maggioranza silenziosa, la quale essendo maggioranza ed essendo terrore, non compie uno scatto di dignità?
Ormai, vi è da chiedersi tanto, ma tanto ancora, anzi tantissimo, alfine di ottenere un brandello di risposta, il quale non solo ci rassicuri, bensì induca ciascun di noi a resistere per il nostro Paese, a restare nel nostro Paese, a migliorare il nostro Paese, quindi a ‘liberare’ il nostro Paese.
Si, ha proprio ragione il mio amico Maurizio Gasparri, allorquando persino lui, ieri, in un’intervista al quotidiano romano ‘Il Tempo’, nel parlare di Giuseppe Santalucia, Presidente dell’ANM -Associazione Nazionale Magistrati, che Francesco Cossiga defini`, nel Gennaio 2008, “cricca tra criminali e sovversivi”, durante un collegamento telefonico su Sky, condotto da Maria Latella- parlavo di quanta ragione condivisa ha Gasparri, deduttivamente e con una buona dose di ironico e ad uopo sfotto`, assimila il succitato Santalucia “alla marca di mozzarelle e alla santa. Terzium non datur”.
Difatti, basta osservare, attoniti e costernati, quanto emerge dall’indagine di Perugia, oppure rammentare come tante altre prima, già in anni passati e lontani, hanno cagionato crudeli supplizi o indicibili dolori, ad innocenti palesi, nonché fior di galantuomini e comunque sia, persone perbene.
Si, è così, incominciando dal calvario patito da Lelio Luttazzi, poi proseguendo con Enzo Tortora, continuando sino a gente del calibro di Vito Gamberale, Roberto Mazzotta, Lillo Mannino, Paolo Cirino Pomicino, Sandra e Clemente Mastella, Tiziano Renzi e Pierluigi Boschi, oppure i nostri conterranei, Gigi Meduri, Marcello Furriolo, Domenico Tallini e senza dimenticare, chi ‘non c’è più’, come Lillo Manti, Bruno Napoli, Franco Quattrone e Pierino Battaglia, tanto per fare qualche esempio.
Patti chiari, parliamo di gente nota, di personalità pubbliche, eppure esistono persino sparuti drammi di ‘normali poveri cristi, figli di Cristo’, i quali, talvolta si ritrovano imbrigliati in queste ‘maglie discutibili’, pur se il ‘magistratume’ si scaglia sempre o preferibilmente, sulla gente nota e nelle ‘inchieste chic’ (che poi di chic hanno poco, in quanto sempre di drammi si tratta, soprattutto in luogo ai non reati di cui devono rispondere, nella stragrande maggioranza dei casi, proprio gli indagati, che a loro volta, in fase di indagine, vengono sbattuti quali mostri in prima pagina).
Sul punto, sovviene alla mia memoria, che non difetta e mi soccorre costantemente, una vicenda del Luglio 1991, cioè quella del delitto di Alberica Filo della Torre di Santa Susanna, avvenuto, nell’abitazione della stessa vittima, in quel dell’Olgiata a Roma.
Per anni, i Procuratori incaricati delle indagini -secondo i familiari (e a detta di tutti), pure in virtù dell’epilogo tardivo, furono realmente svolte, in maniera superficiale e per tali motivi nel 2006 presentarono regolare esposto al CSM- quindi, per onor e verità di cronaca, parliamo di Italo Ormanni e Cesare Martellino (di ruolo nell’ufficio giudiziario dell’Urbe), congetturarono, una serie di ipotesi strabiliantemente lunari, quasi al limite del gossip e che, in una fase, lambirono, persino i servizi segreti, oppure il più classico degli scenari (la colpevolezza del marito, ricco e potente costruttore della Capitale), senza tralasciare piste pruriginose, condite di tradimenti e liaison clandestine, della povera nobildonna, non solo assassinata, bensì a morte avvenuta, financo ‘screditata’.
Orbene, ci vollero venti lunghissimi, dolorosissimi e difficilissimi anni, per vedersi fatta giustizia e appurare che l’omicida era il domestico filippino, che per altro, in una registrazione ambientale, contenuta all’interno delle cinque audiocassette conservate per quattro lustri negli archivi della Procura, ammetteva tutto, sin dall’inizio, senza però che esse fossero state ascoltate tutte e per intero.
Perché? Sensazionalismo, sempre o spesso, sensazionalismo e nulla più. 
Già, d’altronde volete mettere quanto sia più ‘massmediologico’ indagare in quelle direzioni da me poc’anzi perfettamente elencate e ricordate, al posto del ‘banale’ maggiordomo asiatico?
Poi, non possiamo dimenticare lo ‘scempium giurisprudentialis’, cagionato a me e di cui, anche la vostra redazione ha copia degli atti, I quali legalmente e
legittimamente sono in mio possesso, oltre a poter essere resi pubblici. 
Con testardaggine e sofferenza, ho chiesto per ben due volte e in modo formale, nonché pubblicamente ufficiale, di essere ascoltato dalla Commissione Antimafia, scrivendo due lettere alla Presidente, senza mai ricevere alcun cenno di evidenza e risposta, foss’anche negativa.
È così che le istruzioni ‘trattano’ un cittadino italiano, il quale per avere giustizia o vedersi rispettare i suoi diritti -al netto delle proprie onorabilità e dignità- ha dovuto (parlo di me medesimo, chiaramente!), rivolgersi all’autorità` Giudiziaria di un Paese straniero, laddove comunque è sancita la competenza territoriale, essendo colà il ‘giudice naturale’.
In più, tramite la nota stampa, pure da voi ripresa, ho rifatto presente la disponibilità che ribadisco, persino nei confronti della Procura di Perugia, la quale sta indagando su personaggi che svolsero le indagini a mio carico, le cui risultanze e la metodologia stessa, sono oggi, al vaglio della magistratura libanese, la quale ha aperto il procedimento tutt’ora in corso, muovendosi nel solco del Trattato Bilaterale di reciprocità e assistenza giudiziaria.
Che significa tutto ciò? Lo sto ripetendo da dieci anni, quasi fossi un profeta intento a predicare nel deserto, mentre in patria, insolentemente e ignorantemente, nella migliore delle ipotesi, vedo derubricato il mio dire alla stregua di una pia illusione o di una ‘fantasia’: nossignore, così non è, anzi lo dimostro, per tabulas, ricordando le norme, assieme al supporto di esempi esaustivi.
Se quanto sostengo non fosse vero, come mai le estradizioni dal Libano verso l’Italia, sono sempre ottemperare? E se qual si voglia imputato a Beirut, benché plurimamente e reiteratamente convocato nelle vesti di indagato e convenuto a giudizio, mai si è presentato -nonostante alla fine abbia dovuto inviare una nota nella quale spiegherebbe le proprie ragioni, oltre a mettere in copia tutte le nostre Autorita` (sarà per richiesta di impunita`, che secondo i magistrati libanesi risultano inaccettabili?)- cosa farà e in che modo si comporterà la Repubblica Italiana? Soprattutto, come mai, qui in loco (cioè a Beirut) si sta procedendo lo stesso?
In più, se giungesse ulteriore provvedimento quale atteggiamento assumerà il Governo di Roma, in presenza di una eventuale e non auspicabile, azione Interpol (pure in capo a funzionari pubblici)?
Ecco, non vorrei proprio assistere ad un ulteriore ‘disfacinento’ della nostra credibilità, benché ormai, noi tutti, purtroppo, siamo abituati a sopportate tanto, basti vedere tal Sangiuliano che razza di baraonda ha combinato, facendosi smentire lui medesimo ogni due per tre (persino mettendo in serio imbarazzo la Presidente del Consiglio, intenta a difenderlo invece di prenderlo a doverose pedate nel di lui ciccioso didietro), con i Governi del G7, i quali inviano lettere di chiarimento (onestamente furibondemente velenose) in merito alle condizioni di sicurezza dei loro rispettivi ministri, i quali dovrebbero giungere da noi, per una delle riunioni tematiche.
Beh…diciamoci la verità, a fronte dei fatti da me riportati e dei giusti ragionamenti che ho svolto, purtroppo -benché non mi rassegno affatto e continuerò a battermi per tentare di cambiare tale andazzo- questo nostro vecchio e caro Paese, al momento (triste momento), sembra essere divenuto un mix, tra ‘Repubblica delle Banane, dei mortificanti balocchi e quello doloroso delle meraviglie’ (quindi, ulla a che fare con il mondo di ‘Alice’).

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