di Francesca Gabriele
Questo caso emblematico mette in luce come il mobbing, definito da atti deliberati di prevaricazione e molestie psicologiche, sia tristemente diffuso non solo nei luoghi di lavoro mediatici ma anche in altre realtà professionali, come quella scolastica. Nelmondo della scuola, i docenti precari spesso subiscono atteggiamenti simili. In un ambiente che dovrebbe essere dedicato all’istruzione e alla crescita culturale, si verificano purtroppo dinamiche di potere e di sopraffazione. I precari, considerati lavoratori di serie B dai colleghi di ruolo, sono frequentemente oggetto di sussurri maligni, screditamenti e atti di nonnismo. Questo comportamento non solo mina la loro dignità professionale e personale, ma danneggia anche l’intero sistema educativo, che dovrebbe invece promuovere il rispetto e la collaborazione. Gliepisodi di mobbing, sia nei media che nella Scuola, rivelano la presenza di ambienti lavorativi governati più dalla stupidità e dall’incultura che dalla professionalità e dal merito. Le conseguenze per le vittime possono essere gravi, sia sul piano psicologico che su quello della carriera, evidenziando l’urgenza di interventi concreti per prevenire e contrastare tali comportamenti tossici.
Come scrisse Martin Luther King Jr., “La nostra vita comincia a finire il giorno in cui restiamo in silenzio di fronte alle cose che contano.” Il silenzio di fronte a tali ingiustizie è inaccettabile e permette ai comportamenti tossici di proliferare.
E’ ripugnante pensare che individui incapaci di rispetto e professionalità possano danneggiare la condotta e la salute mentale dei loro colleghi. Queste persone non solo disonorano il loro ruolo, ma inquinano l’ambiente lavorativo, trasformando luoghi di crescita e sviluppo in teatri di meschinità e abuso. La loro presenza e le loro azioni sono un insulto ai valori di equità e dignità che dovrebbero guidare ogni contesto professionale.