Ma l’On. Pina Picerno, Vicepresidente del Parlamento Europeo e da dieci anni europarlamentare, è mai possibile che possa temere il confronto con l’elettorato? E la Moretti, dieci anni al Parlamento Europeo?
Cerchiamo di inquadrare il contesto prima di rispondere a questa domanda.
Ci risiamo, si sta riproponendo, in chiave di elezione europea, quello che avviene ogni qualvolta si debbano riempire le liste per la competizione elettorale del momento. Tensioni, velleità personali, pretese delle correnti. E come da consuetudine il Pd “i panni sporchi li lava in pubblico”.
GLI ATTACCHI ALLA SEGRETARIA
Tutto secondo copione. Veniamo al contesto delle europee. La legge elettorale prevede le preferenze: tre nomi da scrivere a matita sulla scheda elettorale. Queste le possibili combinazioni: due donne ed un uomo, due uomini ed una donna oppure un uomo ed una donna ma anche un solo nome. Da settimane montano la polemica in seno al Pd, che contesta i diversi e possibili criteri dettati dalla segretaria Elly Schlein per la composizione delle liste.
All’inizio la segretaria è stata attaccata dai suoi dirigenti di partito perché ipotizzò una sua possibile candidatura come capolista in tutta Italia.
Ci fu quindi un’alzata di scudi, in particolare, da parte delle europarlamentari uscenti ed espressioni delle correnti: “Se si candida a capolista, ci penalizza!”
La Schlein quindi cambia linea. Recluta figure esterne alla politica, che attraverso le loro storie personali e professionali, ritiene rispecchino quella che dovrebbe essere l’identità di centrosinistra del partito, posizionando quest’ultimi a capolista e sé stessa al terzo posto.
Ed ecco spuntare così la proposta a Cecilia Strada, figlia di Gino Strada, fondatore di Emergency e medico in prima linea per il soccorso nel Mar Mediterraneo; Lucia Annunziata, giornalista ed ex presidente RAI, dimessasi in contestazione col Governo Meloni; Marco Tarquinio, ex direttore dell’Avvenire ed ex consultore del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali che ha una posizione neutra sulla Russia. Ma, alle europarlamentari uscenti, neanche questa possibilità sembra andare a genio. Non hanno così più nessun pudore a scaricare sulla Segretaria nazionale la possibilità di una loro mancata rielezione. A molti di noi questa lettura delle uscenti non quadra un granché.
IL CAPOLISTA PER LE EUROPEE NON E’ IL CAPOLISTA BLOCCATO
Il capolista per le europee non è il capolista bloccato della legge elettorale per le politiche. Se alle europee la candidata al 3°, 4°, 5° posto in lista prende un voto in più della capolista, allora la capolista non sarà eletta. In questo virtuoso caso gli elettori possono scegliere e premiare chi merita il voto. La sensazione è che il problema reale delle uscenti sia semplicemente quello di non venire rielette, che se ne infischino se il Partito Democratico fa un flop, restando sotto al 18%. A loro, detto tra noi, sembra vada bene anche il 18%…purché vengano rielette.
Ora ci chiediamo:
le europarlamentari uscenti che hanno 10 anni di legislatura alle spalle, 10 anni di cariche importanti con in mano strumenti utili a dare risposte ai sindaci, alle Regioni, alle imprese e più in generale ai territori…cosa hanno fatto? Se ne sono accorti i territori del loro lavoro a Bruxelles?
Hanno saputo guadagnare consenso sul campo, col costante lavoro, alimentando il rapporto con l’elettorato? Questo dovrebbe rassicurarle, indipendentemente dalla postazione in lista, o dall’abbinamento ad un compagno vincente con cui si intende condividere la campagna elettorale. Si sta verificando tutt’altro.
Avremmo capito la preoccupazione delle europarlamentari uscenti se fosse stata messa in discussione la loro ricandidatura, non la postazione in lista!
A questa polemica non si può che dare una lettura: il tempo sprecato presenta il conto. Ad abbassare le possibilità di essere rielette, in fondo sanno bene, che non sono né la Schlein, né la postazione in lista, ma semplicemente il non aver esercitato una politica sul territorio, tra la gente, relegandosi a Bruxelles, nel palazzo di vetro, comparendo sui territori, spesso e volentieri in qualche collegamento da remoto (che fa tanto figo), per poi spendersi a curare solo le logiche del partito e non le istanze degli italiani che hanno dato loro fiducia, votandole.
In sintesi, se hai la consapevolezza di un consenso elettorale, visto che non ci sono capolista bloccati, il problema della postazione in lista non te lo poni!
La vera responsabilità della eventuale non rielezione delle eurodeputate uscenti invece è solo in capo a loro stesse.
Guardate Decaro, sindaco di una città del Sud Italia, che si troverà a competere tra big del partito come la uscente Vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picerno, la segretaria nazionale del partito, Elly Schlein, i conosciutissimi giornalisti Sandro Ruotolo (componente segreteria nazionale) e Lucia Annunziata oltre che con Lello Topo, ex parlamentare e possibile candidato supportato da Casillo, ultra votato (42.000 preferenze) capogruppo del Pd in Regione Campania, etc. Tutti nomi forti e noti, eppure sulla postazione nulla quaestio. Anche in quinta postazione i voti sa di prenderli. Il consenso lo ha partendo dai territori dove evidentemente Decaro sa di aver lavorato bene, è stato presente fisicamente e di certo non in remoto. Trasmette rispetto verso i cittadini, verso le imprese, verso la società che costituisce l’elettorato, facendo un lavoro che consta di quotidiani sacrifici, non ultimo l’onere di operazioni giudiziarie ad orologeria. Un lavoro in presenza, in prima linea, che è ancora prerogativa dei sindaci e che purtroppo non è più né degli eurodeputati né dei parlamentari di Camera e Senato.
L’URGENZA DI UNA RIFORMA ELETTORALE
Viene da sé, a questo punto una riflessione: l’urgenza di una riforma elettorale per il Parlamento del nostro Paese, per fare in modo che si ritorni alle preferenze. Per poter scrivere nome e cognome di chi vorremmo rappresentasse il nostro territorio a Roma. Gli elettori hanno il diritto di scegliere i loro rappresentati e di valutare il loro operato con una rielezione o una bocciatura. È necessario eliminare la nefandezza dei capilista bloccati, a cristallizzare un’oligarchia trasversale che si è barricata nei palazzi del Governo a sfruttare il Potere come occasione. Le varie Segreterie, come per le europee, potranno allora anche decidere come comporre le liste, ma sarà il cittadino a decidere chi merita di ricoprire il ruolo di rappresentanza. Questo è ilpassaggio fondamentale per riavvicinare gli italiani all’esercizio del diritto dovere del voto, che al momento, vede crescere l’astensionismo anno dopo anno.
Sic stantibus rebus la Segretaria Dem non dovrebbe avere dubbi sulla sua candidatura in capo alle liste per le europee. Punto primo perché tutti i sondaggi con una sua candidatura a capolista predicono un aumento del 2% di consenso al PD. Punto secondo perché la forza di una leadership si dimostra anche con scelte invise a big e correnti. Se il risultato dopo le europee sarà positivo, sarà di tutti, mentre in caso di sconfitta sarà solo suo, con conseguente impeachment. A questo punto cara Elly perché non dici: “Sapete che c’è? Visto che se si vince si vince insieme ma se si perde la colpa è solo mia, tanto vale mi muova secondo mio giudizio e mi candido a capolista!”.