A Cetraro da settimane è un corso una discussione politico amministrativa surreale, figlia dello stato in cui versa il centrosinistra calabrese e i suoi dirigenti, una vicenda fatta di trasversalismi finalizzati ad accordicchi a fini elettorali, nel contesto del degrado interno di un partito regionale senza bussola. La vicenda di Cetraro non è un caso isolato: il trasversalismo e gli accordi vergognosi proliferano in tutta la Calabria, in una rete di piccoli orticelli coltivati a scapito di un’alternativa politica seria. Di fronte alla scarsa incisività del PD regionale nel contrastare la giunta Occhiuto, assistiamo a un impegno concentrato nel controllo dei singoli comuni, dove si esercita un’attività costante di accordi trasversali e scambi di favori.
Per comprendere la recente crisi politica a Cetraro, è essenziale ripercorrere i fatti principali degli ultimi mesi, marcati da tensioni e cambiamenti significativi all’interno del centrosinistra locale.
Il sindaco di Cetraro aveva annunciato le sue dimissioni in seguito a forti dissidi interni, che riflettono le fratture profonde tra diverse fazioni del PD e, in generale, del centrosinistra. Questa frattura non è una novità per la politica cetrarese: per molti anni, la leadership è stata dominata da Giuseppe Aieta, una figura autorevole e influente che ha svolto il ruolo di sindaco prima di passare al consiglio regionale. Aieta recentemente ha preso le distanze dal PD, in aperto dissenso con la leadership cosentina del partito, lasciando un vuoto di potere e innescando rivalità e conflitti all’interno delle forze di centrosinistra. Un’occasione ghiotta per i soliti cacicchi democrat regionali, per i quali ogni occasione è buona per accaparrarsi il gruzzoletto di preferenze utili a coltivare il proprio orticello piuttosto che mediare le fratture che si aprono nei territori.
Il sindaco Cennamo, pressato da queste divisioni e da una crescente pressione politica, ha quindi rassegnato le dimissioni come atto estremo di protesta, segnalando la difficoltà di governare in un clima di continua discordia. Tuttavia, dopo lunghe trattative e negoziati all’interno delle varie correnti, e forse per evitare un commissariamento, ha ritirato le dimissioni, cercando di ricostruire un equilibrio politico in una situazione già di per sé instabile.
L’epicentro dell’equilibrio ritrovato, alla fine si è manifestato con la nomina da parte del sindaco Ermanno Cennamo di due assessori esterni la professoressa Rosanna Mortati, docente dell’Università della Calabria (Unical), e l’avvocato Fabrizio Totera, con una consolidata esperienza nel settore del bilancio e della gestione economico-finanziaria. I due sono esterni istituzionalmente ma anche geograficamente considerato che provengono da Cosenza. E, tuttavia, al di là della retorica sulle competenze che ha accompagnato la loro nomina, il nocciolo della questione è contenuto nel retroscena. Nelle sagrestie politiche, infatti, si vocifera che le nomine sono il frutto di un accordo trasversale tra il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Mimmo Bevacqua e l’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo. Si avete letto bene, maggioranza ed opposizione in regione ma tutti insieme meravigliosamente a Cetraro. “È la Calabria bellezza e non puoi farci niente…”
Ancora una volta questa crisi ha evidenziato non solo le difficoltà del PD nel gestire le proprie fratture interne, ma anche la complessità di mantenere una leadership stabile nelle comunità come Cetraro, dove la politica si intreccia profondamente con le relazioni personali e le alleanze di lunga data. Questo epilogo, però, lascia in sospeso molte domande sul futuro del centrosinistra a Cetraro e riflette un panorama politico complesso e frammentato, che potrebbe essere ancora scosso da futuri sviluppi.
La crisi politica di Cetraro ha rivelato dinamiche di trasversalismo che vanno oltre le semplici divisioni partitiche, intrecciando gli interessi di Forza Italia e del PD in una logica di alleanze tattiche di breve respiro più che ideologiche. Il cambiamento di atteggiamento di Forza Italia all’interno del consiglio comunale sembra essere stato favorito dall’intervento di Gianluca Gallo, assessore regionale di Forza Italia, si collega a un’intesa con Mimmo Bevacqua, capogruppo regionale del PD. Questo accordo riflette un trasversalismo deteriorante, dove le alleanze si formano guardando soprattutto alle prossime elezioni regionali e ai pacchetti di preferenze che figure influenti locali, i cosiddetti “capi bastoni”, possono garantire.
Questo intreccio tra Gallo e Bevacqua, due rappresentanti di opposte fazioni politiche (apparentemente) sembra confermare una dialettica politica orientata più alla preservazione del consenso personale e delle posizioni di potere piuttosto che alla rappresentanza di una visione politica chiara per Cetraro. Tale strategia non fa altro che accentuare l’instabilità e la disillusione della cittadinanza verso una gestione comunale che si appoggia su compromessi di convenienza. La crisi, e il successivo ritiro delle dimissioni del sindaco, è così il risultato di un equilibrio fragile, sostenuto da accordi trasversali che puntano al consolidamento dell’influenza regionale.
L’episodio di Cetraro, in cui emerge il legame tra Mimmo Bevacqua, capogruppo PD al consiglio regionale, e Gianluca Gallo, assessore di Forza Italia, rivela dinamiche di trasversalismo che minano la credibilità del Partito Democratico calabrese. Sotto i riflettori ci sono Rosanna Mortati, nominata in circostanze ambigue e considerata vicina a Bevacqua, e Totera, figura altrettanto discussa, espressione di un sistema di intrecci politici che non fa distinzione tra schieramenti. Questo caso è solo uno dei tanti esempi che mostrano come il confine tra maggioranza e opposizione sia stato completamente eroso, lasciando i cittadini senza una vera alternativa.
Il Trasversalismo di Bevacqua e l’incoerenza del PD Calabrese
In Calabria, dove le logiche clientelari sembrano governare ogni decisione, l’atteggiamento di Mimmo Bevacqua diventa paradigmatico di un’opposizione inerte e spesso complice. L’alleanza con Gallo, rappresentata simbolicamente da figure come Mortati e Totera, svela una trama di favori che tradisce la missione del PD. Se da un lato Bevacqua si proclama rappresentante di un’opposizione al centrodestra, dall’altro i suoi legami personali e politici indicano il contrario, mostrando una volontà di accomodamento con i poteri regionali che svuota il PD di qualsiasi identità autonoma.
Un’ulteriore dimostrazione di questa scarsa credibilità si è avuta pochi giorni fa, quando, durante un convegno sui trasporti in Calabria, Bevacqua e Franco Iacucci hanno tentato di impedire all’ex presidente della Regione Mario Oliverio di intervenire. L’episodio, che ha assunto toni quasi grotteschi, rivela la tensione all’interno del PD, in cui le dinamiche di controllo e silenziamento sembrano prevalere sulla volontà di ascoltare voci critiche. Se il PD non è in grado di ascoltare nemmeno chi ha rappresentato il partito ai più alti livelli, come può pensare di rappresentare le istanze della popolazione?
Con esempi come Cetraro e l’episodio di Oliverio, appare chiaro che il PD calabrese, in queste condizioni, non può costruire una reale alternativa alla giunta Occhiuto. Il trasversalismo di Bevacqua e il clima di censura interna fanno del partito un riflesso della stessa amministrazione regionale che finge di combattere. Per recuperare una vera identità e la fiducia dei cittadini, il centrosinistra calabrese deve prendere le distanze da queste pratiche e ripensare la sua leadership, a partire proprio dai suoi rappresentanti regionali.
Cetraro così come altri centri della regione viene utilizzata come terreno di scambio dei peggiori compromessi trasversali, in cui il potere locale si baratta per ottenere sostegno elettorale e risorse, sacrificando così il futuro del territorio in nome di interessi contingenti.
L’Egoismo dei Cacicchi Locali e la Perdita di una Visione Unitaria:
Episodi simili si registrano in diversi piccoli centri della regione, tra cui Rombiolo, Lamezia Terme e diversi altri. Invece di costruire un fronte compatto contro la maggioranza, il PD calabrese si divide in fazioni, ognuna intenta a coltivare il proprio orticello, incapace di un progetto politico unitario.
Se Elly Schlein non interviene con decisione per interrompere questa gestione egoistica e clientelare del territorio, il partito andrà incontro non solo alla sconfitta, ma a una catastrofe politica di proporzioni nazionali. L’esempio della Liguria è emblematico, eppure lì, il PD, aveva puntato su un dirigente nazionale, un cosiddetto “pezzo da novanta”, il quale forse tanto da “90” non doveva essere visto che alla fine ha perso clamorosamente. E tutto ciò, la dice lunga sulla capacità di questo PD di leggere la realtà e nel saper valutare i suoi quadri.
L’Inganno dei Leader Nazionali e la Protezione di Politici Mediocri
Il problema è più profondo e risale ai vertici del PD nazionale, con capicorrente come Francesco Boccia e Stefano Graziano, forse ancor meno di “90” di Orlando, che dettano le linee in Calabria senza interesse per una visione strategica. Graziano, ex commissario del PD in Calabria, è stato protagonista di una doppia e bruciante sconfitta e, per tutta risposta, paradossalmente, è stato premiato con un seggio in Parlamento. Questo meccanismo premia i mediocri e non fa altro che alimentare quel paradigma rovesciato che oggi nutre il PD nazionale: chi fallisce o crea divisioni, anziché essere rimosso, viene ricompensato.
La domanda sorge spontanea: Elly Schlein sarà capace di invertire questa rotta o seguirà le orme di Nicola Zingaretti, finendo per fuggire da un partito che non sa più dove sta andando? Se Schlein non avrà la forza di impedire ai cacicchi regionali di perpetuare questa politica ottusa e clientelare, continuerà a perdere il contatto con gli elettori e condurrà il partito verso un inevitabile fallimento.