giovedì, 1 Maggio 2025

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Inchiesta Ares, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ridefinisce le condanne: escluse associazione mafiosa e aggravante

Tre pene confermate a vent’anni di reclusione, mentre tutte le altre sono state rideterminate. La sentenza arriva dopo il rinvio dalla Cassazione nell’ambito del processo contro la cosca Cacciola-Grasso di Rosarno

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La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha emesso la sentenza nel processo bis dell’inchiesta Ares, ridefinendo quasi tutte le pene con l’esclusione dell’accusa di associazione mafiosa e dell’aggravante mafiosa. Solo tre condanne sono state confermate: vent’anni di reclusione per Giovanni Battista Cacciola, Domenico Grasso e Rosario Grasso. L’indagine, avviata nel luglio 2018 dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, aveva portato alla luce un’organizzazione legata alla cosca Cacciola-Grasso di Rosarno, con accuse che spaziavano dal traffico internazionale di droga all’estorsione, fino al tentato omicidio e alla detenzione di armi.La decisione arriva dopo un lungo iter giudiziario che ha visto l’annullamento con rinvio della sentenza emessa in primo grado dal GUP del Tribunale di Reggio Calabria nel 2020. In appello, la Corte aveva già parzialmente riformato le condanne nel 2022, ma la Cassazione, con sentenza del 16 dicembre 2023, ha imposto una nuova valutazione, sfociata ora nella rideterminazione delle pene.Tra le condanne riformulate figurano Angela Biondo a un anno di reclusione, Gregorio Cacciola (classe 1980) a 5 anni, 4 mesi e 20 giorni, Salvatore Consiglio a 8 anni e 4 mesi, Giuseppe Di Marte a 12 anni, Rocco Elia a 10 anni e 10 mesi, Domenico Giampaolo a 16 anni, 6 mesi e 20 giorni, Giuseppe Giampaolo a 6 anni, Giovanni Grasso a 3 anni e 6 mesi, Michele Grasso a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni, Rocco Grasso a 3 anni, 2 mesi e 20 giorni, Dario Giuseppe Antonio Ieni a 6 anni, Giuseppe Mesiti a 9 anni e 6 mesi, Cristian Pagano a 7 anni, Michele Petullà a 8 anni e 10 mesi, Cristian Angelo Pulvirenti a 5 anni, 10 mesi e 20 giorni, Giuseppe Quaranta a 8 anni e 2 mesi, Giuseppe Raso a 8 anni e 8 mesi, Pietro Raso a 8 anni e 6 mesi e Giuseppe Sorbara a un anno.Le nuove condanne chiudono un capitolo giudiziario complesso, segnato da numerosi ricorsi e revisioni, ridimensionando significativamente l’impianto accusatorio iniziale.

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