Che tu sia qui per il sole, il mare o per un gelato… Così inizia l’ultimo post Facebook di Ryanair, pagato profumatamente con fondi pubblici della Regione Calabria. Una cartolina da Tropea, emoji e hashtag, per promuovere – più che il territorio – le tariffe basse della compagnia. Benvenuti nell’assurdo mondo del turismo calabrese: una macchina mangiasoldi travestita da promozione territoriale.
Ma questo post è solo la punta dell’iceberg. Perché dietro ci sono anni di sprechi colossali, milioni distribuiti a pioggia senza alcun riscontro concreto, contratti blindati e una Regione che non solo spende male, ma rifiuta ogni forma di trasparenza.
Sono già passati due mesi da quando tutte le regioni italiane hanno presentato i dati turistici al BIT di Milano. Tutte tranne una: la Calabria. Non è una novità: da quattro anni a questa parte, siamo abituati a conoscere i numeri reali solo dopo la pubblicazione ISTAT, tra aprile e maggio. Nel frattempo, le altre regioni festeggiano a febbraio numeri record, mentre la Calabria tace, per poi scoprire dai dati ufficiali che siamo sempre in fondo alla classifica.
Nel 2023, 1,7 milioni di arrivi e 8,1 milioni di presenze: penultimo posto tra le regioni del Sud (escludendo la Basilicata, troppo piccola per fare statistica). E siamo anche l’unica regione italiana a non aver recuperato il crollo post-Covid, con un terrificante -18% di presenze nel confronto tra 2019 e 2023.
Eppure, si spende. Si spende come mai prima. Dal quinquennio 2015–2019, in cui la Regione Calabria investiva circa 2,5 milioni di euro annui per la promozione, siamo passati a 20/25 milioni l’anno tra il 2020 e il 2024. Un’esplosione di fondi pubblici che non ha portato alcun beneficio concreto.
Nel frattempo, regioni “competitor” come Sicilia e Puglia volano. La Sicilia ha chiuso il 2023 con 6,5 milioni di arrivi e 20,5 milioni di presenze; la Puglia con 4,7 milioni di arrivi e 16,8 milioni di presenze. Nel 2024 sono cresciute ancora: la Puglia ha raggiunto quasi 6 milioni di arrivi e oltre 20 milioni di presenze, di cui più di 2 milioni dall’estero.

La Calabria? Dati ancora non pervenuti. L’unica “promozione” reale sono i video social pubblicati ogni giorno dalla squadra comunicativa del Presidente Occhiuto, che dal decimo piano della Cittadella Regionale coordina la fiction perfetta: scenari da sogno, narrazione da Netflix, contenuti patinati. Ma la realtà, quella dei numeri, si scontra con questa costruzione artificiale.
E qui è doveroso chiarire: non è l’assessore Calabrese il vero responsabile, sebbene il suo nome offra uno spunto perfetto per l’ironia. Il motore di questa gigantesca macchina mangiasoldi ha un volto e un nome precisi: Roberto Occhiuto. È lui a dare l’indirizzo politico, a sostenere una linea che ha trasformato il marketing turistico in un buco nero da 60 milioni di euro. È lui che ha sottoscritto contratti blindati con Ryanair, senza trasparenza, mentre la Puglia – con meno soldi – pubblica tutto online.
E allora torniamo alla domanda iniziale: chi si arricchisce mentre la Calabria affonda?
Perché Oliverio è stato rinviato a giudizio per 90 mila euro spesi a Spoleto, mentre qui, con decine di milioni evaporati, nessuno muove un dito? Non una procura, non un revisore, non una voce critica nella stampa “ufficiale”.
Due sono le ipotesi.
O c’è una macchina corruttiva, sterile e predatoria, che usa la promozione turistica per distribuire risorse ad amici, agenzie e “partner” selezionati.
Oppure siamo governati da un esercito di incapaci, che nonostante il triplo dei fondi disponibili non è riuscito a creare un solo risultato misurabile.
In entrambi i casi, è uno scandalo politico, amministrativo e culturale.
La Calabria è bella, ma non basta dirlo su Instagram. Servono visione, strategia, rispetto.
E soprattutto, serve verità. Perché la fiction turistica finisce lì dove cominciano i numeri. E i numeri, purtroppo, sono spietati.
“Non c’è propaganda che possa trasformare un fallimento in successo. Ma può sempre servire a nascondere chi lo ha causato.”
(FINE PRIMA PARTE – CONTINUA…)