C’è stato un momento, all’interno della conferenza stampa di presentazione della candidatura di Mario Murone, in cui l’atmosfera ha superato il piano della campagna elettorale per toccare quello più sottile delle allusioni, dei sospetti e dei retroscena politici. Un passaggio chiave, affidato a due interventi distinti ma perfettamente complementari: quello della sottosegretaria Wanda Ferro e, subito dopo, quello dello stesso Murone.
Entrambi hanno infatti sentito il bisogno – non casuale – di mettere un punto fermo sulla voce circolata per settimane e rimbalzata anche su alcune testate regionali, secondo cui Mario Murone avrebbe inizialmente dato disponibilità a candidarsi con il centrosinistra, o comunque sarebbe stato in valutazione da parte del Partito Democratico prima che la scelta ricadesse su Doris Lo Moro.
È stata Wanda Ferro, con tono fermo ma garbato, a fare chiarezza per prima:
“Una cosa sono i rapporti personali, altra cosa la politica. E Mario Murone non ha mai tradito. Chi tradisce una volta, tradisce sempre. E lui non è tra questi”.

Parole che suonano come un sigillo, ma anche come una presa di posizione forte, utile a raffreddare le ricostruzioni che volevano Murone in bilico tra i due schieramenti. Ferro ha voluto sottolineare non solo la legittimità politica della scelta di Murone, ma anche il valore della continuità e della coerenza all’interno del centrodestra: “La sua candidatura non nasce da una convergenza tattica o da una mancanza di alternative, ma da un percorso riconosciuto e maturato interamente nel nostro campo”.
Il passaggio viene poi ripreso direttamente da Murone nel suo intervento finale. E lo fa con tono emozionato, quasi liberatorio:

“Ho più volte subito attacchi e illazioni, anche personali, su un presunto pendolarismo politico. Ma questa sera è stata l’onorevole Ferro, con spontaneità e verità, a chiarire tutto. Non l’ho mai chiesto io, non ho mai voluto esibire prove. Oggi vi parla una testimone autorevole: un sottosegretario di Stato, una donna che conosce perfettamente come sono andate le cose”.
Murone non si limita a una smentita secca, ma fa un passo in più, trasformando il chiarimento in un atto politico di legittimazione interna:
“Non sono mai stato dall’altra parte. Ho avuto offerte, sì, ma ho scelto il centrodestra. E oggi rivendico con orgoglio questa scelta, perché è frutto di valori, di appartenenze, e anche di rispetto per una città che non ha bisogno di ambiguità”.
In poche righe, Murone rovescia l’accusa in punto di forza. Non nega di essere stato corteggiato – lo conferma implicitamente – ma pone il focus sulla decisione: stare nel centrodestra, con chiarezza, con un progetto. Il passaggio segna la chiusura definitiva di una parentesi che rischiava di diventare tossica, soprattutto in una città come Lamezia dove le linee di faglia tra gli schieramenti sono spesso più personali che ideologiche.
Con questo passaggio, la coalizione prova a blindare il candidato anche sul piano identitario, archiviando le zone d’ombra e preparando il terreno per una campagna elettorale che, da qui in avanti, si giocherà sui contenuti e non più sulle indiscrezioni. (piemme)