Sulla vicenda che interessa l’Istituto salesiano di Soverato, su cui pesa l’incertezza del futuro, interviene il consigliere regionale Antonello Talerico il quale, preliminarmente, sottolinea come in questi giorni «si sono rincorse tante voci sullo storico Istituto salesiano di Soverato. Qualcuno ha parlato di chiusura, altri hanno parlato di mero rischio ridimensionamento. Resta il fatto che con un messaggio laconico è stata convocata una riunione per martedì 2 aprile per discutere appunto del futuro dell’Istituto. Molti giovani – aggiunge – rischiano quindi di perdere un importante punto di riferimento per il territorio o di vedere fortemente ridimensionate le attività di formazione ed istruzione che fino ad oggi sono state garantite».
Talerico si interroga su cosa abbia potuto causare questa incertezza sul futuro di un presidio formativo importante la cui attività coinvolge circa duecento famiglie.
La promessa dell’esponente politico
«Tanti i bambini ed i giovani che devono essere tutelati rispetto alla eventualità di perdere anche solo una parte dell’Istituto o delle attività sino ad oggi garantite. I Salesiani fanno parte della storia di questa nostra terra», spiega il consigliere regionale per poi aggiungere che: «Nel tempo interessi economici e di terzi hanno trasformato parte della struttura, basti pensare alla vecchia palestra che non esiste più, perché si è dovuto realizzare un palazzo di cinque piani con terrazza. Non vorremmo che le voci di ridimensionamento o chiusura si traducessero in realtà perché qualcuno ha inteso far prevalere interessi meramente economici o personalissimi a discapito della storia, della cultura e della istruzione».
Ottimista ma in vigile attesa
Talerico si mostra convinto del fatto che «che l’ispettore dei salesiani nei prossimi giorni saprà fare chiarezza e dare magari delle risposte corrispondenti alla realtà. L’importante sarà vigilare e decidere come intervenire perché, come scrive il mio caro amico professor Ulderico Nisticò, “i Salesiani sono molto per Soverato: scuola, cultura, educazione, religiosità, e, perché no, indotto economico». Per il consigliere regionale «oggi l’avvenire non è seriamente prevedibile» ma promette: «noi ci saremo».