Nei prossimi dieci anni, l’Italia affronterà una drastica riduzione della popolazione in età lavorativa. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, entro il 2035 circa 2,9 milioni di persone (pari al -7,8%) usciranno dalla fascia 15-64 anni, con gravi conseguenze per l’economia. La riduzione della forza lavoro metterà in difficoltà soprattutto le piccole imprese, che rischiano di non riuscire a sostituire il personale mancante.
Il fenomeno colpirà duramente il Mezzogiorno, che da solo concentrerà la metà del calo. In particolare, la Calabria perderà oltre 139.000 lavoratori (-12,1%), posizionandosi tra le regioni più penalizzate dopo Sardegna, Basilicata e Puglia. Al contrario, il Nord vivrà un impatto più contenuto, con regioni come Trentino-Alto Adige, Lombardia ed Emilia-Romagna che registreranno cali inferiori al 3%.
A livello provinciale, le flessioni più gravi si avranno a Nuoro, Sud Sardegna e Caltanissetta, mentre Napoli registrerà la perdita assoluta più elevata con oltre 236.000 persone in meno in età da lavoro. Tra le province più stabili figurano Bologna, Prato e Parma. L’indagine sottolinea l’urgenza di politiche efficaci per arginare il declino demografico e tutelare l’occupazione, specie nelle aree meridionali più vulnerabili.