Gentile Direttore,
ho letto con animo commosso, le parole di un mio amico galantuomo, ovvero Emanuele Ionà: sono la cifra di una persona perbene, la quale anche sulla scorta di quanto scrive, dimostra adamantina comportamentalita` – tipica, anche della sua educazione- e dignità fuori dal comune.
Ma poi, egregio Direttore, anche Lei, ha avuto modo di ribadire la ‘mission’ della vostra e principalmente tua, fatica editoriale, con questo giornale a sfondo garantista: per dirla con le Sacre Scritture, è cosa buona e giusta!
È vero quindi, signor Direttore che negli anni immediatamente passati, persino a cagione di un furto delle merendine, (apparentemente) zelanti P.M., hanno distribuito a piene mani, l’aggravante mafioso, attraverso la contestazione dell’Articolo 7, producendo fumisterie illogiche e penose, ma, principalmente ingiuste.
Ebbene si, ricordo anche io quell’11 Aprile 2017, allorquando all’hotel ‘Le Grey’ di Beirut, con alcuni amici italiani miei ospiti in quei giorni – d’altronde ero esiliato, in luogo ad una fobica inchiesta di cui si sta procedendo, in termine di legge e di Trattato Bilaterale, avverso non me che colà sono stato prosciolto e dichiarato testimone e parte lesa, bensì nei confronti degli inquirenti italici- e dicevo perciò quella notizia, gravida di arresti eclatanti, arrivò tramite i giornali on line di primo mattino.
E ad essere arrestate furono persone perbene, con il supplizio aggiuntivo della squallida intrusione nella loro vita privata e la tal cosa non è contemplata dalle nostre norme in vigore, che sarebbero persino un segno di civiltà, ma raramente, tale civiltà e ossequio di legge, le troviamo ottemperate da certuni magistrati della pubblica accusa.
È, vero Direttore, hai ragione tu allorquando ricordi e commenti fatti ed eventi, persino da te passati sulla tua stessa pelle, epperò il tacere di una moltitudine, spaventata, impaurita, terrorizzata, dalle ‘ritorsioni’ della ‘Casta Magistraturale’, diviene ogni giorno di più e a ben vedere, un assordante atto d’accusa verso costoro e la suddetta pratica del ‘tintinnar di manette’.
Ma, d’altronde ha ragione anche Emanuele Ionà, nel voler essere uomo onesto e distaccato, pur se qui, oggi non vi è nulla da festeggiare, semmai da richiamare in modo civile, nei confronti dei detentori dell’obbligatorietà dell’azione penale, che nel caso di specie denominato ‘Eumenidi’, visto come è finito grazie ad un pronunciamento giurisprudenziale, a seguito di pubblico processo, dicevo tutto ciò premesso e ribadito, la suddetta azione penale non doveva proprio nascere.
In questo Paese la si deve finire di far cominciare inchieste e procedimenti, quasi fossero degli esperimenti da laboratorio, alfine di ‘…vedere l’effetto che fa’, cioè la conferma delle cervellotiche impostazioni di varie Procure, sui Collegi Giudicanti.
Lo Stato Diritto, passa per la giusta pena ma anche attraverso il rispetto delle prerogative in capo alla difesa e principalmente la tutela dei cittadini tutti, i quali non possono sentirsi in pericolo, nottetempo di un giorno qualunque e a ruota o turno, tutti e ciascuno, poi trascinati con i ceppi ai polsi, al netto delle ignobili forme da ‘voyeur’, che compongono senza nessuna attinenza criminis, atti corposi, a loro volta ed in seguito, di pubblico dominio.
Voila`,la mia idea di libertà e civiltà è questa, pur se tutti sanno che voi ed io, siamo veramente civili. Altri non lo sono affatto.
Vincenzo Speziali