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La sabbia negli occhi. Il caso Occhiuto e la lunga mano della Procura

Corruzione, incarichi, soci e benefit: ecco l’inchiesta che scuote la Regione. Arrivano le prime informazioni che ci consentono, per la prima volta, di costruire la cronaca degli eventi con elementi fornititi delle carte della Procura. E ciò consente di disinnescare il garantismo a orologeria e selettivo di queste ore e il festival dei lacchè che tentano di buttare tutto in caciara

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di Redazione – La Novità Online

Cinquecentocinquantamila euro. È la somma che, secondo gli inquirenti, Paolo Posteraro avrebbe incassato negli anni grazie a nomine e relazioni pubbliche. Ma attenzione: non parliamo di profitti d’impresa, di guadagni regolari dalle società gestite con il Presidente della Regione Roberto Occhiuto. Tutt’altro. A leggere la ricostruzione che trapela dalla procura — che per la prima volta ha diffuso una parte dei contenuti delle carte dell’inchiesta — il “tesoretto” di Posteraro non deriverebbe affatto da utili societari. Anzi. Sarebbe stato lui ad accreditare denaro alle aziende, mentre il Governatore, secondo la Procura di Catanzaro, ne avrebbe tratto solo benefici.

Tre auto per sei familiari, pagamento di multe, una prepagata carburante, contante. Non è fantapolitica: è il contenuto delle indagini coordinate dal Procuratore Salvatore Curcio e condotte dalla Guardia di Finanza.

L’elenco delle contestazioni: corruzione, incarichi, legami e intrecci

Le ipotesi di reato contestate sono pesanti: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, traffico di influenze, abuso d’ufficio. Al momento risultano indagati:

Roberto Occhiuto, Presidente della Regione Calabria;

Paolo Posteraro, ex socio in affari, oggi segretario particolare della sottosegretaria Matilde Siracusano;

Ernesto Ferraro, manager pubblico, nominato nel 2022 alla guida di Ferrovie della Calabria.

La Procura fa sapere che l’interrogatorio del Presidente non è ancora previsto, e che verrà eventualmente fissato solo quando i magistrati lo riterranno opportuno, smentendo così ogni strategia di vittimismo mediatico.

Dai business privati agli incarichi pubblici

Posteraro avrebbe incassato, fra il 2017 e il 2024, una lunga serie di compensi da enti pubblici:

250.000 euro da AMACO, società di trasporto interamente partecipata dal Comune di Cosenza, all’epoca guidato dal fratello di Occhiuto;

20.000 euro dal consorzio Cometra;

130.000 euro da Ferrovie della Calabria;

27.000 euro dal Gruppo Parlamentare di Forza Italia alla Camera, durante il mandato dell’on. Occhiuto;

160.000 euro dalla Presidenza del Consiglio, per l’incarico di segretario particolare della sottosegretaria Matilde Siracusano (compagna di Occhiuto).

A questi si aggiungono 90.000 euro di consulenza conferiti da Ernesto Ferraro a Posteraro appena due giorni dopo la propria nomina ai vertici di Ferrovie della Calabria.

E Ferraro? È socio con Posteraro nella ITAM SRL, la stessa da cui Occhiuto è formalmente uscito nel 2020.

Il silenzio delle carte, la tempesta del Governatore

La tempistica dell’inchiesta, svelata solo per via delle perquisizioni che hanno imposto notifiche formali ad alcuni degli indagati, ha prodotto uno scossone nel palazzo regionale. Ma ciò che preoccupa non è l’indagine in sé — che va avanti con i suoi tempi e i suoi metodi — bensì la reazione pubblica del Presidente Occhiuto: un video, una controffensiva mediatica calibrata al millimetro, più che uno scatto emotivo.

E subito a seguire la slavina di solidarietà, spesso fuori luogo, il garantismo a corrente alternata, e perfino il coro imbarazzante di certi direttori di testate paludate dell’area dello Stretto che, in passato, non hanno mai manifestato altrettanta cautela verso altri indagati, spesso “giudicati” ben prima dei processi.

Garantisti sì, ma solo quando serve?

Siamo stati fra i primi — e pochi — a denunciare le derive giudiziarie, a difendere principi garantisti quando la macchina del fango travolgeva politici e cittadini senza che vi fosse nemmeno un avviso di garanzia. Ma oggi non siamo ancora a quel punto. Non ci sono misure cautelari, non ci sono atti finali. Siamo all’inizio dell’indagine, e chi oggi urla “vergogna” per il solo fatto che la Procura indaghi, dimostra o di non conoscere le regole dello Stato di diritto o di volerle piegare a uso personale.

Non bastano le dichiarazioni d’amore mediatico, né le arringhe di chi sostiene che “i fatti sono vecchi”, “già prescritti”, o “riguardano il periodo in cui Occhiuto non era ancora Presidente”. Perché il punto non è se Occhiuto fosse o meno governatore quando i suoi soci ricevevano nomine pubbliche: il punto è se quella rete di rapporti, tra incarichi e benefici, costituisca o meno reato. Lo decideranno i magistrati, non i tifosi né i comunicatori d’apparato.

Attendiamo. Senza tifo, senza salame negli occhi.

Noi, come sempre, attendiamo la chiusura dell’indagine, come dev’essere. E saremo, come già fatto in altri casi, i primi a denunciare eventuali abusi della magistratura, se si verificheranno. Ma oggi è il tempo della cronaca, non delle assoluzioni preventive né della santificazione via social.

Per ora restano le carte, le ipotesi, le domande. E una Regione che merita chiarezza, non propaganda.

Anche perché noi siamo i primi ad auspicare per esempio verifiche verso la Sacal, verso Film Commission, e verso tante altre dinamiche anche legate alla sanità che andrebbero perlomeno verificate. 

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