A Vibo Valentia la Pasqua ha un volto preciso, e ogni anno si manifesta nel gesto simbolico e potente dell’Affruntata. Questa mattina, come da tradizione, Corso Vittorio Emanuele si è trasformato in un fiume umano, attraversato da un’energia che solo le grandi occasioni sanno suscitare. Una folla compatta, silenziosa e partecipe, ha atteso con trepidazione uno dei momenti più significativi dell’anno, in cui il senso di comunità si ricompone in un’unica, vibrante emozione collettiva.
L’inizio della processione ha registrato un piccolo contrattempo: un malore improvviso tra i presenti ha richiesto l’intervento tempestivo dei soccorritori, che hanno permesso il rapido ritorno alla normalità. Un attimo di tensione, subito rientrato, che non ha scalfito l’intensità dell’atmosfera.
Quando le statue hanno fatto il loro ingresso, un silenzio quasi sacro è calato tra la gente. Poi, il momento centrale: l’incontro tra la Madonna e il Cristo Risorto. In quell’istante, il nero del lutto viene abbandonato e lascia spazio all’azzurro del manto nuovo, simbolo di speranza e di rinnovamento. È il gesto che dà senso all’intero rito, un passaggio che affonda le radici nella fede, ma che coinvolge anche chi vive la spiritualità in modo più laico o culturale. È un linguaggio visivo che tutti comprendono: il dolore che si trasforma in gioia, la morte che cede il passo alla vita. Non manca, come ogni anno, il legame con le credenze popolari: si dice che il modo in cui cade il manto possa presagire il corso dell’anno a venire. Una lettura simbolica che aggiunge mistero e profondità a un evento già carico di significati, confermandone il valore ancestrale.
L’Affruntata non è solo una celebrazione religiosa: è un atto di riconoscimento reciproco tra cittadini, una memoria condivisa che resiste al tempo e alle trasformazioni. È il momento in cui Vibo Valentia smette di essere una città come le altre e torna a essere un’unica voce, un solo passo, un cuore comune.
In un’epoca in cui l’individualismo sembra dominare ogni aspetto della vita sociale, l’Affruntata rappresenta un raro esempio di unità autentica. Un appuntamento che ogni anno rinnova il legame tra passato e presente, tra sacro e profano, tra il bisogno umano di credere e quello, altrettanto profondo, di appartenere.